Faccia a faccia: Uguali ma diversi

Canino: lezioni italiane tra divulgazione e inclusione

Fabio Canino
di Alessia Cosseddu

Attore, scrittore, presentatore televisivo e radiofonico, nonché impegnato attivista per i diritti Lgbt in Italia, Fabio Canino si distingue come una personalità versatile nel campo dell'intrattenimento. Mostra un vivo interesse per la divulgazione scientifica e propone lo spettacolo teatrale "Lezioni italiane di Fabio Canino", un format che esplora diverse tematiche con la partecipazione di ospiti e divulgatori anche provenienti dal mondo scientifico

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Fabio Canino, attore, autore, conduttore televisivo e radiofonico, nonché attivista LGBT italiano, è una figura poliedrica dell'intrattenimento. Appassionato sostenitore della divulgazione scientifica, porta in scena "Le lezioni italiane di Fabio Canino", un format teatrale che affronta varie tematiche con ospiti e divulgatori anche del mondo scientifico.Tra i suoi libri, spiccano titoli come "Rainbow Republic" (Mondadori) e "Le parole che mancano al cuore" (SEM). In televisione, ha lasciato il segno partecipando a programmi di successo come "Le Iene" e "Cronache marziane". Attualmente, lo troviamo nei panni di giudice nel programma di Rai1 "Ballando con le stelle". Nel 2023, con “I miracolati” di Radio Capital, che conduce insieme a Laura Piazzi (Lalaura), ha vinto, come miglior programma radiofonico, i Diversity media awards: il riconoscimento europeo, organizzato dall'associazione Diversity, col motto "fare la differenza senza fare la differenza".

Qual è il messaggio dei Diversity media awards?

Sono stato direttore artistico del premio per quattro anni a partire dalla prima edizione nel 2016. Fin dall’inizio abbiamo cercato di rivolgerlo a personaggi che avessero “nel loro Dna” l'inclusività, ma senza farne bandiera. Ovvero, il messaggio doveva essere - per citare la canzone di Gloria Gaynor “I am what I am” - io sono quello che sono e va bene così. Questo concetto era fondamentale per me e ha contribuito a spiegare il significato di inclusività a coloro che non lo avevano ben chiaro. Per me, l'inclusività non significa prendere qualcosa da te per darlo a me o viceversa. Se tutti procediamo nella stessa direzione, ci sentiremo tutti coinvolti e amati, migliorando insieme anziché peggiorando.

Che rapporto ha con la scienza e la tecnologia?

Riservo grande attenzione alla scienza e alla ricerca e cerco sempre di aggiornarmi su quello che succede, tanto che, insieme all’autore Michael Harakis, abbiamo organizzato una serie di incontri, che ancora ogni tanto proponiamo nei teatri, dal titolo “Le lezioni italiane di Fabio Canino” che fanno il verso a “Le lezioni americane di Italo Calvino” e rappresentano un modo per dare voce a divulgatori (spesso scientifici) che sappiano parlare a tutti, anche a chi non conosce un argomento e si vuole informare. Si tratta di serate monotematiche nelle quali invitiamo scienziati, o esperti in altri ambiti, ai quali le persone possono porre domande; ho visto che c'è una grande curiosità intorno a qualunque argomento. Io sono il primo a farle e mi accorgo che spesso i miei quesiti coincidono con quelli che vorrebbe fare la grande maggioranza del pubblico, che è trasversale, dai bambini agli adulti.

E invece il rapporto scolastico che ha avuto con le scienze com'è stato?

Quando andavo a scuola, le scienze erano trattate un po’ come argomento residuale e il massimo che facevamo erano esperimenti per veder cambiare colore a delle fialette, oppure imparavamo formule che però non mettevamo in pratica e diventavano quasi inutili. Posso dire che mi è mancata quella parte che potrei definire “ludica”, che avrebbe reso le scienze più interessanti. Questo lo vedo nelle “lezioni italiane”, poiché, quando facciamo degli esperimenti pratici, di qualunque scienza si stia parlando, la gente è sempre molto attenta.

È coprotagonista, insieme ad Andrea Muzzi della commedia teatrale “Tròvatene uno bravo”: quali sono i temi trattati in questo spettacolo?

Il tema principale è la crisi di mezza età e, soprattutto, il modo in cui la solitudine, l'evitare di cercare un amico o qualcuno con cui condividere i propri problemi ci fa sentire ancora più isolati. Nello spettacolo, che ha un tono comico, c'è un personaggio che attraversa la sua crisi di mezza età e si rivolge a uno psicologo. Tuttavia, anche lo psicologo, sembra attraversare una simile crisi, tanto che a un certo punto non si capisce più se il vero personaggio da studiare e da aiutare sia lo psicologo o il paziente, con un colpo di scena finale molto divertente.

Secondo lei, è possibile scherzare su tutto o su qualcosa occorre frenare un po’? 

Credo, in generale e non solo nel teatro, che si possa scherzare su tutto tranne che sulla salute di una persona, sia fisica che psicologica, a meno che non sia utilizzata per informare sdrammatizzando. Ad esempio, negli anni ’80, ci sono state fior di commedie sull’Aids che sono servite, in realtà, per distruggere uno stigma, un preconcetto. Oggi si fa lo stesso con le malattie mentali.

Può essere quindi una strada per liberarsi dagli stereotipi?

In questo senso, penso che sia utile e che comunque serva a discuterne. Ad esempio, a dicembre riprenderò nei teatri una commedia dedicata a Raffaella Carrà, chiamata "Fiesta", fatta proprio per distruggere stereotipi e luoghi comuni. Lo fa portandoli in scena, ma in che modo? Utilizzandoli per ridicolizzarli. Succede che spesso si cade in questi errori e, vedendoli in scena, ci si rende conto di quanto siano ridicoli, ma non ci si rende conto che a essere ridicolizzato sei proprio tu. Questo per dire che la forza del teatro, e in realtà la forza della cultura, è quella di rappresentare un mondo di cui non sai di farne parte e acquisire quindi consapevolezza.

Fabio Canino

Oggi tutti vogliono mostrarsi e condividere la propria quotidianità. Cosa pensa del desiderio crescente di apparire che ha trovato un terreno così fertile con l’avvento dei social media e qual è il suo rapporto con questo mezzo di comunicazione?

Credo che sui social si mostri quello che uno vorrebbe essere, o che è, ma solo nella parte migliore di sé. I social sono anche una sorta di diario dove poter scrivere le proprie opinioni, che però non si possono cancellare definitivamente. Il rapporto che ho è un mix di amore e odio: a volte vorrei chiuderli, però sto sempre lì. La verità è che mi servono per lavoro, ma arriverà un giorno in cui chiuderò improvvisamente tutti i profili.

C’è qualcosa che le piacerebbe fare in campo artistico che non ha ancora fatto?

Non ho sogni nel cassetto al momento. Ho la fortuna di fare quello che preferisco, nel senso che non ho mai voluto dedicarmi solo a una cosa. Ad esempio, quando la televisione andava molto, come durante il periodo di "Cronache marziane" o delle "Iene", avrei potuto concentrarmi solo su quella carriera, ma poi mi annoiavo, quindi passavo al teatro, oppure scrivevo libri o lavoravo alla radio. Ho sempre cercato di fare ciò che mi piaceva. Ovviamente, questo significa che non sarai mai il numero uno in televisione o il numero uno nell'editoria, ma essere soddisfatto del proprio lavoro è ciò che conta di più, e non c'è niente di più bello.

Ci racconta qualcosa di Fabio Canino prima di Fabio Canino?

Credo di essere sempre stato Fabio Canino, nel senso che non mi vedo diverso da come ero. Ho sempre vissuto la stessa vita, non ho mai avuto due vite su piani diversi. Frequento le stesse persone di prima, alle quali ovviamente se ne sono aggiunte di nuove. Non mi piace partecipare a grandi eventi mondani, non mi trovo bene, non sono a mio agio e non ho voglia di fare pubbliche relazioni a tutti i costi. Se vado, è perché lo fa un mio amico oppure perché devo un favore, ma non è un piacere per me andare in giro e fare una vita diversa da quella che ho fatto fin da quando abitavo a Firenze. Ovviamente, si cresce, si cambia. Adesso ho un compagno e passiamo molto più tempo a casa, nel senso che conduciamo una vita in famiglia.

Progetti futuri?

Come dicevo, adesso riparto a teatro con “Fiesta” uno spettacolo che continuano a chiederci perché è molto amato e molto divertente. Anche la commedia “Tròvatene uno bravo” avrà una sua tournée; poi sto pensando un'altra cosa, sempre teatrale. È ancora presto per parlarne, ma sul mio profilo Instagram (@fabiocaninoreal), pubblico sempre tutte le novità.