Focus: Svanire

Scrivere sotto pseudonimo al tempo dei social

Persona che scrive
di Patrizia Ruscio

In un momento in cui si fanno follie per ottenere visibilità, la forza narrativa della scrittrice Elena Ferrante emerge sotto un nom de plume con enorme successo, versioni pelvisive e traduzioni in tutto il mondo. Con l'aiuto di Antonella Pellettieri, cerchiamo di interpretare i segreti dell’autrice che nessuno sa davvero chi sia

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La scelta di scrittrici e scrittori di non rivelarsi al pubblico è spesso accolta dal successo. Del resto, Milan Kundera, scomparso di recente, pur firmando i propri libri è sempre vissuto in una riservatezza assoluta. Così come J. D. Salinger, autore de “Il giovane Holden”, uno dei più noti romanzi di formazione. In altri casi, sono stati baciati dalla fortuna autori che hanno nascosto persino il loro vero nome.

Nel 1975 fece epoca “Berlinguer e il Professore. Cronache della prossima Italia”, un’opera di fantapolitica pubblicata da Rizzoli, che riportava come autore semplicemente Anonimo. il giornalista Gianfranco Piazzesi scrisse Piazzesi rivelò di esserne l’autore solo un anno dopo, nel 1976. Più di recente si è quasi gridato al miracolo editoriale per il successo di Erin Doom, giovane scrittrice di best seller quali “Fabbricante di lacrime”, uscita allo scoperto nella trasmissione “Che tempo che fa”, ma con il solo nome di battesimo: Matilda.

Ma soprattutto c’è Elena Ferrante, la scrittrice italiana che da oltre trent'anni pubblica storie come la trilogia de “L’amica geniale”, “L’amore molesto”, “I giorni dell’abbandono”, celando la propria identità senza che questo ne intacchi minimamente la popolarità. Al contrario. Di lei non sappiamo nulla: quale sia il suo vero nome, che volto abbia, né se sia davvero una donna, tanto che le sono state attribuite molteplici identità e c'è chi sostiene che dietro lo pseudonimo si celi un collettivo di autrici e autori, oppure Domenico Starnone (che ha negato).

Eppure, abbiamo l’impressione di conoscerla bene, quasi intimamente, attraverso le sue storie. I suoi libri non finiscono di affascinare il pubblico, anche in tempi in cui i social vorrebbero imporre una dittatura di like e hype; forse la fortuna del suo anonimato è dovuta anche all’aver iniziato a rivolgersi ai suoi lettori quando questa visibilità virtuale era soprattutto nella fantasia di qualche nerd. Ma c’è anche un altro elemento culturale dei nostri tempi che potrebbe averla avvantaggiata: “Non tutti amiamo apparire come si sostiene, il lockdown lo ha dimostrato”, avverte Antonella Pellettieri, dirigente di ricerca dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc). “Per alcuni quest’esperienza è stata un’autentica scoperta. Lockdown non significa soltanto solitudine ma anche scoperta di spazi fisici e interiori nei quali si sta bene da soli, mentre altri si condividono con i propri simili. Non tutto va reso pubblico ed Elena Ferrante rende ben chiara questa differenza tra l’essere e l’apparire: dimostra che un libro non ha bisogno del suo autore, una volta scritto, perché cammina sulle proprie gambe, assieme ai suoi personaggi, che vivono le loro vite autonomamente”. Il messaggio lanciato da un libro per adolescenti di Claudio Elliott, “Storie e controstorie”: “L’autore immagina di andare in vacanza senza sapere a chi lasciare i personaggi che ha creato. Trova, quindi, un actorsitter, un esordiente che ambisce a diventare un grande scrittore e che, dopo qualche difficoltà, riesce a farsi accettare da tutti i personaggi”.

Copertina del volume L'amica geniale

Elena Ferrante si svela nelle sue pagine più di quanto sarebbe possibile fare con la presenza fisica. A cominciare dalla straordinarietà dei suoi personaggi femminili e dei loro rapporti, così ben rappresentati: “L’efficace rappresentazione dell’invidia che le donne provano per il talento di altre donne, per esempio: Lila e Lenuccia de ‘L’amica geniale’ sono in continua competizione. Elena Ferrante ha una particolare predisposizione nel descrivere l’insicurezza femminile quando si desidera emergere in un campo nel quale un uomo ha già raggiunto alti traguardi”, spiega Pellettieri. “E poi le violenze alle quali sono sottoposte a ogni età: fisiche ma principalmente psicologiche e sociali; Lenuccia a Pisa si scontra con un ambiente che non la comprende e finisce per essere bullizzata, eppure l'autrice insiste che studio e cultura sono le uniche armi di salvezza. Mi piace pensare che l’autrice sia un uomo, vista la facilità con cui spiega l'universo femminile. Se così fosse vorrebbe dire che anche un maschio è in grado di comprendere e comunicare le donne”.

“L’amore molesto”, poi, è una descrizione di Napoli e della sua violenza in grado di innescare nel lettore un vortice di emozioni. Oltre che uno dei romanzi della scrittrice che hanno dato origine a opere filmiche e di fiction di grande successo, ultima ‘La vita bugiarda degli adulti’. E del resto nell’immaginario napoletano l’anonimato ha una ricca tradizione, che parte dalla maschera di Pulcinella fino al rapper Liberato. Oppure siamo di fronte a un’abile operazione di marketing? Un’operazione compiuta proprio escludendo la possibilità di presentazioni, interviste e ospitate sui media? Un marketing dell’invisibilità in cui sono i libri a funzionare, al punto che non occorre altra trovata strategica? “Ne ‘La frantumaglia’ Ferrante spiega i motivi per cui nascondersi. Ma io voglio pensare che in questa scelta ci sia una sorta di solidarietà di genere, con la condizione delle donne che in ogni momento e aspetto della vita devono condurre battaglie giornaliere per farsi riconoscere, sconfiggendo consuetudini e stereotipi. In una società dove l’apparire conta più dell’essere, l’unica immagine che l’autrice concede è nella forza delle sue parole”, conclude Pellettieri.

Se è ancora è possibile emozionarsi alla lettura di storie come quelle raccontate dalla Ferrante vuol dire che la letteratura è viva. In mezzo a noi, anche se non ce ne accorgiamo: proprio come lei, che potrebbe essere chiunque.

Fonte: Antonella Pellettieri, Istituto di scienze del patrimonio culturale, antonella.pellettieri@cnr.it

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