"Zelig", diretto e interpretato da Woody Allen, che per la prestazione ha vinto un David di Donatello come miglior attore straniero, è un film del 1983 realizzato nella forma di un mockumentary, ovvero di falso documentario. Ambientato negli anni Venti e Trenta del ‘900, narra la storia di Leonard Zelig, un uomo rinchiuso in una struttura psichiatrica perché affetto da una patologia sconosciuta, che lo porta a trasformarsi nel fisico e nel comportamento, rendendolo simile alle persone che di volta in volta gli sono intorno.
“Esistono due approcci scientifici con i quali si possono analizzare questi comportamenti, al netto della rappresentazione cinematografica. Uno, di tipo clinico e neuropsicologico, attraverso il quale vengono classificati nella ‘sindrome da dipendenza ambientale’ e l’altro, di carattere psichiatrico, che li cataloga come ‘disturbi di personalità dipendente’. La prima visione ne attribuisce l’eziologia a un disturbo neurologico, derivante da una lesione ai lobi frontali del cervello, che favorirebbe la disinibizione, portando il soggetto a mutare completamente la propria identità in funzione dell’ambiente circostante, in maniera del tutto incontrollata", spiega Antonio Cerasa, neuroscienziato dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche. "Va detto che questa teoria è stata descritta in pochissimi casi clinici e non ha una grande evidenza scientifica. Inoltre, gran parte dei danni cerebrali dei lobi frontali comportano sintomatologie di vario tipo, come anche i disturbi di derealizzazione, a causa dei quali l’individuo avverte una sensazione di estraniamento e di dissociazione rispetto all’ambiente circostante. Per la seconda visione, questi modi di agire sono considerati delle vere e proprie malattie, che sottendono uno stato d’ansia spesso derivante da storie pregresse di abbandono e di relazioni familiari patologiche. L’individuo affetto da disturbo della personalità dipendente sviluppa la necessità di sentirsi accettato dalle persone intorno a sé e questa urgenza lo porta a consolidare una personalità camaleontica e inconsapevole, che conforma di volta in volta all’ambiente circostante per sentirsi desiderabile e benvoluto, a un punto tale da rinunciare ai propri bisogni emotivi e fisici”.