Alla ricerca dell'eterna giovinezza
Attenzione esasperata all'alimentazione, pratica maniacale dello sport e chirurgia estetica sono i comportamenti che caratterizzano un numero sempre maggiore di donne e uomini spaventati dall'invecchiamento, come ricorda lo psicologo Antonio Cerasa
Comparsa di qualche ruga, perdita di tonicità del corpo, imbiancamento e caduta dei capelli sono solo alcuni dei segni che ci ricordano che stiamo invecchiando. Una situazione non facile da accettare, che in molti casi spaventa, specie nella società attuale che, nella pubblicità come nella moda, esalta la giovinezza e la bellezza, spingendoci a divenire tanti Dorian Gray che tentano in ogni modo di contrastare il trascorrere del tempo.
Ma il desiderio di restare giovani e belli non nasce ora. “L'utilizzo di formule (più o meno magiche) per mantenere il corpo forte e bello risale alla notte dei tempi: già gli antichi Egizi si prodigavano per trovare prodotti naturali che potessero mantenere perfettamente intatto il corpo dei loro re anche dopo la morte, poiché il legame tra bellezza e divinità era considerato indissolubile. Il corpo era visto come un luogo sacro, la 'casa dell'anima immortale'”, ricorda Antonio Cerasa dell'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Cnr di Catanzaro.
L'equazione bellezza = felicità ha dunque radici antiche, ma è una formula tuttora valida e che anzi acquisisce sempre nuovi adepti. “La bellezza ricercata in ogni fascia di età, anche oltre i 50-60 anni, e sempre più spesso anche dagli uomini, sta diventando una condizione normale per la nostra società iper-salutare, anche come conseguenza del benessere economico, che aumenta l'aspettativa di vita”, prosegue il ricercatore dell'Ibfm-Cnr.
E per allontanare invecchiamento e decadenza fisica si cura ogni particolare. “Oltre a riservare un'attenzione esagerata all'alimentazione, gli 'adulti' di oggi si mantengono belli anche con l'attività fisica, che non è più solo un modo per tenersi in forma: le palestre moderne sono diventate veri e propri luoghi di culto del corpo umano, dove la ricerca della muscolatura perfetta sfiora la vigoressia”, aggiunge Cerasa. “Questa nuova forma di disturbo psichiatrico è caratterizzato da una percezione distorta del proprio corpo, che si manifesta con l'ossessione per il tono muscolare e l'allenamento continuo”.
E quando anche cibo e sport non bastano si va oltre, si ricorre all'aiuto della medicina. “Tra i metodi più utilizzati per contrastare i segni lasciati dallo scorrere del tempo c'è l'iniezione di botulino nei muscoli facciali, interventi che rilassano le linee di espressione e rendono la pelle più liscia a causa di una lieve (temporanea) paralisi”, continua lo psicologo. “Il mercato di queste procedure è in costante crescita e nella sola Italia nel 2014 sono state eseguite oltre 250.000 interventi con Botox. Sono in aumento anche le percentuali di uomini che ricorrono a questa pratica”.
Una pratica che, specie quando se ne abusa, altera l'aspetto di chi vi ricorre. E non solo quello. “Uno studio condotto da alcuni ricercatori della Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste ha evidenziato che trattare ripetutamente le rughe con botulino, non solo inibisce l'espressività emotiva, ma mina anche la capacità di comprendere le espressioni facciali di altre persone”, spiega il ricercatore. “Questa conseguenza dipende da un blocco temporaneo di feedback propriocettivo, un processo che ci aiuta a comprendere le emozioni altrui riproducendole sul nostro corpo. In altre parole, quando osserviamo un sorriso anche il nostro volto tende a sorridere, spesso in modo impercettibile e automatico. Se i nostri muscoli facciali sono paralizzati dal Botox, il processo di comprensione dell'espressione emozionale di qualcun altro risulta più difficile”.
Per evitare le conseguenze spiacevoli di una lotta esagerata ai segni del tempo sarebbe forse opportuno recuperare la positiva considerazione degli antichi Romani che apprezzavano gli anziani per la saggezza e l'esperienza acquisita, considerandoli per tali doti membri autorevoli della società.
Fonte: Antonio Cerasa, Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare, tel. 0961/3695904, e-mail: antonio.cerasa@cnr.it