Il sistema consente di mappare sia l’emissione del Sole quieto che delle sue regioni attive, anche in vista del raggiungimento del massimo del ciclo solare previsto per il 2024. Le regioni attive sono aree molto luminose, con intensi campi magnetici locali che danno energia per i brillamenti solari e le espulsioni di massa coronale, eventi che possono avere effetti negativi sulle moderne tecnologie, specie in ambito spaziale. “Ad oggi siamo i primi e per ora gli unici a osservare il Sole alle frequenze radio nell’intervallo tra 18 e 26 GHz, e quindi siamo in grado di poter ottenere informazioni fisiche in una regione dello spettro elettromagnetico cruciale ma al momento poco utilizzata per gli studi solari per via delle difficoltà osservative in questa particolare banda radio”, spiega Alberto Pellizzoni dell’Inaf, coordinatore del progetto. “Per la prima volta è stato possibile misurare la temperatura del Sole in questa banda. Inoltre, studiare il Sole a queste frequenze fornisce informazioni preziose, non solo per capire meglio come funziona la nostra stella, ma anche per contribuire a sviluppare metodi per prevedere i suoi comportamenti più violenti”.
La tempesta solare più devastante finora registrata è il cosiddetto "Evento di Carrington" del 1 settembre 1859, che produsse i suoi effetti su tutta la Terra, tra cui l’interruzione delle linee telegrafiche per molte ore. Con questa ricerca si cerca di prevedere in anticipo fenomeni simili e di attivare per tempo adeguate contromisure.