Nel fantasy, divenuto cult per almeno una generazione, tutto accade come in una specie di magia. Ma in natura esiste l’immortalità? "Who wants to live forever" (Chi vuole vivere per sempre?), cantano i Queen nella colonna sonora scritta per il film. In natura sembra che qualcuno lo desideri e provi a resistere alla caducità della vita. Esistono però notevoli differenze tra gli organismi pluricellulari, come gli esseri umani, e quelli monocellulari come i batteri.
“Le cellule umane vengono cambiate continuamente e noi invecchiamo malgrado le nostre cellule siano più giovani di noi”, spiega Diego Fontaneto studioso di evoluzione e biodiversità presso l’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Consiglio nazionale delle ricerche. “Nei batteri e in altri organismi unicellulari (parameci, amebe, alghe, ecc.), ogni individuo è invece costituito da una singola cellula che non invecchia e non muore, ma dopo un po’ di tempo si divide in due. Queste cellule non muoiono per vecchiaia, ma solo perché mangiate da altri organismi o per altri eventi esterni”.
Un discorso simile vale anche per le piante. “Se si taglia un tronco secolare e poi dalla base spuntano dei polloni, la pianta rimane centenaria anche se si vedono solo rami giovani di un anno”, prosegue il ricercatore del Cnr-Irsa. “Un pioppo nato 80.000 anni fa negli Stati Uniti ha dato origine a una foresta di tronchi che rinascono dalla stessa rete di radici, che si allarga di continuo. Questo individuo clonale è forse l'albero più vecchio al mondo, si chiama Pando, e rappresenta anche l'organismo con la maggiore biomassa sul Pianeta. Anche in Europa abbiamo esempi simili, come Tjikko, un abete di circa 10.000 anni in Svezia”.