Focus: Racconti di Natale

Per gli scimpanzè, pranzo a base di... scimmia

scimmie
di Elisabetta Visalberghi

Alla caccia dei primati ha assistito Elisabetta Visalberghi, ricercatrice dell'Istituto di scienze e tecnologie del Cnr, il 25 dicembre di 14 anni fa, quando si trovava in Costa d'Avorio per raccogliere dati sui comportamenti di questi animali. Un'esperienza emozionante e uno spunto per interessanti riflessioni scientifiche

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Uno dei Natali più belli e che ricordo meglio, nonostante siano passati 14 anni, è quello trascorso in Costa d'Avorio con due studenti. Raccoglievano dati comportamentali su una popolazione di scimpanzè del Parco Nazionali di Taï, una foresta primaria lontana da tutto e da tutti.

Per più di un anno avevamo cercato di localizzare gli scimpanzè e abituarli alla presenza umana. Paco Bertolani e Cloè Cipolletta ci erano finalmente riusciti e così potevamo osservare il loro comportamento. Io ero andata lì come relatrice di tesi, ma in realtà stavo imparando da loro quanto avevano scoperto grazie a una particolare dose di tenacia ed entusiasmo. Quello che mi raccontavano di aver visto con i loro occhi erano cose di cui sapevo tutto a livello teorico, ma nella vita non ero mai stata a pochi metri da una femmina di scimpanzè che allatta un piccolo appena nato, né avevo visto gli scimpanzè masticare foglie e usarle come spugna per estrarre l'acqua da un buco profondo o servirsi di sassi per aprire frutti dal guscio durissimo. È stato grazie a questi studenti, ora colleghi, che ho avuto la fortuna di vedere tutto questo e molto altro ancora.

Da quando ero arrivata ci eravamo alzati tutti i giorni verso le quattro del mattino per andare dove, il giorno prima, avevamo lasciato gli scimpanzè che si preparavano il nido per dormire. Recarsi dove avevano passato la notte era il modo più sicuro per ritrovarli ed evitare di cercarli invano nella foresta. L'indomani era Natale e a nessuno di noi venne in mente di alterare la nostra routine. Anzi, eravamo felici di non doverci barcamenare fra le tante pressioni familiari (e non) e il consumismo dei regali: così, senza tentennamenti, decidemmo di passare con gli scimpanzè quel giorno di festa.

Sembrava che ci fossimo dati appuntamento: gli scimpanzè si stavano ancora stiracchiando quando, abbastanza trafelati, giungemmo sul posto. Poi, fatti solo quattro passi, gli animali hanno cominciato a rimpinzarsi di frutti fibrosi. Hanno passato ore a masticarli e le fibre si accumulavano, imbottendo le loro guance. Certo non sembrava un Natale ricco di sorprese. Più tardi, mentre le femmine si dedicavano ad aprire noci con vari tipi di strumenti, i maschi cominciarono a mostrarsi irrequieti. Stavano fra loro e, apparentemente privi di meta, girovagavano senza mangiare. Cloè e Paco hanno ipotizzato che fossero alla ricerca di qualcosa da cacciare: già altre volte, al disinteresse per il cibo e a sguardi diretti alle chiome degli alberi era seguita la 'caccia al vertebrato'. Mancava ormai poco all'ora in cui di solito gli scimpanzè vanno a dormire e noi tornavamo a casa. Al posto della pienezza postprandiale natalizia sentivamo tutti un grande appetito.

All'improvviso, come saette lanciate in senso contrario, gli scimpanzè si inerpicano sui grandi tronchi secolari e raggiungono i rami posti a 25-30 metri sopra di noi. Vediamo anche una scimmia che, nel panico più totale, si lancia da un ramo all'altro. Gli scimpanzè ora sono dappertutto e la scimmia sembra non avere via di fuga. L'ultimo suo salto è nel vuoto e io vedo la povera bestia cadere: una silhouette che precipita verso di me.

Automaticamente mi scosto, poi sento un tonfo sordo alle mie spalle, ho il cuore in gola, mi volto e non c'è nulla. Paco mi dice "Non hai visto? La scimmia l'ha agguantata quello scimpanzè subordinato, che era rimasto a terra quando gli altri maschi sono saliti sugli alberi". Guardo nella direzione indicatami da Paco e vedo il cacciatore a ufo che corre e sparisce nel nulla.

Il tentativo di seguirlo è faticosissimo e fallimentare, sia per noi sia per gli scimpanzè. Il loro bottino, che certo non avrebbero diviso con quel giovinetto di basso rango, rimane tutto nelle sue mani. È quasi buio, gli scimpanzè si accontentano di mangiare qualcosa di meno prelibato e a noi non resta che tornare a casa con la testa pulsante.

Le emozioni e le riflessioni di quel sorprendente Natale sono parte della mia vita di ricercatore. Fra l'altro, le ho 'rivissute' in questi ultimi anni quando ho dimostrato che i cebi, scimmie filogeneticamente molto lontane dagli scimpanzè, usano percussori per aprire noci, cacciano vertebrati e possono adottare un piccolo di un'altra specie di scimmia... Invece che mangiarselo.

Elisabetta Visalberghi

Fonte: Elisabetta Visalberghi, Istituto di scienze e tecnologie della cognizione, Roma , email elisabetta.visalberghi@istc.cnr.it -

Per saperne di più: - ethocebus.net

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