Agroalimentare, il database della ricerca
Il Cnr, attraverso due Istituti di ricerca di Torino, ha realizzato una piattaforma informatica 'open’ che rende accessibile un’ampia mole dati e immagini relative alle interazioni tra piante, microorganismi e virus. È il primo e più grande 'repository’ italiano in campo agroalimentare e ambientale
Nell’ambito del progetto 'V2P2 Repository’, avviato nel febbraio 2013 e recentemente concluso, l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) e l’Istituto di ricerca sull’impresa e lo sviluppo (Ceris) del Cnr di Torino hanno realizzato la prima e più grande piattaforma informatica 'open access’ dedicata a risultati di ricerca, dati e immagini nei settori agroalimentare e ambientale.
L’iniziativa si inserisce nel movimento 'OpenScience’, volto a rendere immediatamente accessibili a chiunque i dati primari, senza limitazione di copyright, brevetti o altri meccanismi di controllo. È in linea, inoltre, con l’impegno dell’Ente per sviluppare azioni specifiche per la diffusione dei prodotti risultanti dalle attività scientifiche, come previsto dalla 'dichiarazione di Berlino’ di cui è firmatario.
“'Repository', in inglese, indica un posto in cui depositare materiale che si vuole preservare”, spiega Simona Abbà dell’Ipsp-Cnr. “Nel nostro caso è stata creata un'infrastruttura informatica in cui abbiamo inserito, per ora, una piccola parte del materiale scientifico prodotto dagli ex Istituti di virologia vegetale e di protezione delle piante, confluiti nell’Ipsp-Cnr, in campo agroalimentare e ambientale; in particolare abbiamo immesso dati prodotti dalla ricerca scientifica nel campo delle interazioni tra piante, (micro)organismi e virus, nel rispetto delle norme sul copyright”.
Il lavoro ha richiesto diversi step. “Letteratura grigia, libri, pubblicazioni e materiale fotografico giacevano da anni e inutilizzati non catalogati negli archivi degli Istituti: il primo passo è stato visionare il materiale, selezionarlo e catalogarlo secondo metadati che potessero descriverlo nel miglior modo possibile. In un secondo momento il materiale è stato digitalizzato nel nuovo laboratorio di acquisizione delle immagini creato apposta per il progetto, inserito nel repository, messo in relazione con altri oggetti, condiviso e reso disponibile in base alle licenze 'Creative Commons’ a chiunque si colleghi al sito”, continua la ricercatrice.
Il sistema utilizza programmi open-source, che permettono di gestire elevate quantità di dati e scambiare i metadati con altri repository tramite il protocollo Oai-Pmh. Il risultato è un database multifunzionale, che aggrega i dati di più strutture di ricerca e che integra testi e immagini ad alta risoluzione di microscopia ottica ed elettronica.
“Attraverso questo progetto sono stati perseguiti obiettivi importanti, quali il recupero e il riutilizzo di un patrimonio scientifico di grande valore, la sua conservazione e valorizzazione e, in ultimo, un’attività di divulgazione della scienza”, conclude Abbà. “Ma siamo solo all’inizio: il patrimonio scientifico annovera, infatti, circa 30.000 diapositive in bianco e nero e altrettante a colori di soggetti macroscopici - piante infette, insetti vettori, radici, strutture fungine - e 60.000 tra negativi su lastra di vetro, negativi su pellicola piana e stampe su carta fotografica ottenuti con la microscopia ottica ed elettronica”.
Fonte: Anna Perin, Istituto di ricerca sull'impresa e lo sviluppo, Moncalieri , email A.Perin@ceris.cnr.it