Insegnamento, tra presenza e remoto
Nel periodo di lockdown per Covid-19 i docenti hanno fatto lezione a distanza con nuovi metodi e strumenti digitali, avviando di fatto il processo di trasformazione della loro professione, per una futura didattica da integrare con l'insegnamento in aula. Ne abbiamo parlato con Paolo Landri dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr
La didattica a distanza (Dad), la nuova modalità introdotta dalla scuola italiana nel periodo marzo-giugno 2020 per far fronte all'emergenza sanitaria da Covid-19, ha garantito continuità di insegnamento ai docenti e di apprendimento agli studenti, proponendosi come una modalità dinamica e innovativa da affiancare alla didattica tradizionale. Gli insegnanti hanno dovuto familiarizzare con nuove competenze e strumenti digitali, misurandone gli impatti e integrandoli con le lezioni in aula. La digitalizzazione ha avuto ricadute inevitabili sull'identità dell'insegnante, che ha perso i suoi tradizionali ancoraggi, a partire dall'iconica “ora di lezione”, non più riproducibile nelle consuete modalità. La trasformazione della professione durante lo stato d'emergenza è sembrato il preludio di un cambiamento: il passaggio permanente a una modalità blended (mista) e l'ibridazione umano-digitale dell'insegnamento.
“La chiusura delle scuole ha aperto una finestra di opportunità inattesa per rilanciare e consolidare linee di cambiamento in parte già delineate e che si stavano realizzando in modo differenziato, talora sotto traccia, nei diversi Paesi”, sostiene Paolo Landri dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpss) del Cnr. “In questo senso, l'eccezione viene trasformata nella necessità di allineamento a un trend comune. Tuttavia, se si guarda al funzionamento dei sistemi educativi, è possibile mostrare empiricamente che il cambiamento non è né automatico né univoco. Già prima della pandemia l'Italia figurava tra i più riluttanti a modificare la configurazione dell'insegnamento-apprendimento in senso digitale, malgrado i notevoli investimenti in tal senso”.
Le analisi sviluppate nel periodo della Dad mostrano che l'ibridazione umano-digitale nell'insegnamento presenta tre identità professionali: quella degli stiliti, degli allineati e degli attivisti dal basso. “Secondo gli stiliti il digitale è destinato a snaturare la forma scolastica, che è presenza fisica e relazioni tra corpi”, spiega il ricercatore. “I docenti allineati vedono nella didattica a distanza, una finestra di opportunità per passare alla scuola digitale e metterla al passo con i tempi della generazione dei nativi digitali. In modo più pragmatico, gli attivisti dal basso provano a sperimentare soluzioni ad hoc, mettendosi in gioco professionalmente, e a passare alle nuove configurazioni blended della scuola con un atteggiamento interessato a sviluppare circuiti virtuosi tra tecnologie e pedagogia”.
Il passaggio a rappresentazioni blended della scuola non avviene senza frizioni: può essere rifiutata, accettata o assorbita criticamente. “Le ricerche sul tema documentano uno scarso utilizzo del digitale, malgrado le aspettative positive degli insegnanti riguardo le nuove tecnologie”, aggiunge Landri. “Il questionario insegnanti Invalsi 2014-2017 rivela un aumento delle dotazioni infrastrutturali, ma un loro scarso uso. A fronte di una presenza di computer, videoproiettori e internet già in misura estesa in tutte le scuole italiane nel 2014, gli utilizzatori sono stati solo il 20% nel 2014 e il 53% nel 2017, con una non completa diffusione del digitale nei diversi settori e livelli scolastici”.
Lo stato d'eccezione può creare situazioni favorevoli al digitale, ma non è una condizione sufficiente. Le modalità tradizionali possono sopravvivere attraverso le lezioni in streaming, senza mettere in gioco insegnamento e apprendimento, l'obbligo di garantire la didattica a tutti i costi può produrre nel lungo periodo una crisi di rigetto verso il remote learning. “Siamo giunti probabilmente al crepuscolo dell'ora di lezione. Con la riapertura della scuola, fra incertezza e confusione, vedremo come sarà assorbito lo shock della pandemia: se cioè assisteremo all'ennesima riproduzione della scuola disciplinare che guarda in modo dualistico al digitale e alla presenza fisica, se ne sta delineando una asimmetricamente digitale o se, invece, vi sarà una scuola pubblica rinnovata ed equilibrata. Sarà una partita di grande peso politico, che si svolgerà sul piano internazionale e nazionale e in cui saranno in gioco i futuri possibili della scuola e le configurazioni emergenti della professione dell'insegnante”, conclude il ricercatore del Cnr-Irpps.
Fonte: Paolo Landri, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Penta di Fisciano, tel. 089/891850, email paolo.landri@irpps.cnr.it