Se i cittadini contribuiscono allo studio dell’ambiente
La citizen science avvicina la popolazione al mondo scientifico e rappresenta un’opportunità di democratizzazione della conoscenza. Più cittadini partecipano, più dati vengono raccolti e più grande diventa la capacità di comprendere la natura e tutti i modi nei quali può essere nostra alleata. Ne abbiamo parlato con Lorenza Pratali dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr
Negli ultimi anni il concetto di “citizen science” (scienza partecipativa) ha rivoluzionato il modo in cui la ricerca viene condotta. Con il termine si intende il coinvolgimento attivo dei cittadini in progetti di ricerca scientifica a supporto di istituzioni accademiche e di ricerca, per raccogliere e analizzare dati su larga scala. Uno dei campi in cui ha avuto un ruolo determinante è quello ambientale: grazie a semplici strumenti digitali, come app per smartphone o piattaforme online, chiunque può contribuire al monitoraggio della biodiversità. Iniziative come i progetti di monitoraggio degli uccelli, le osservazioni meteorologiche fatte dai cittadini o le mappature delle piante autoctone rappresentano alcuni esempi di come il contributo della società civile può fare la differenza.
A questo proposito, il Consiglio nazionale delle ricerche, attraverso l’Unità pianificazione, programmazione e Biblioteca centrale e l’Unità comunicazione, ha istituito il “Premio Cnr per la Citizen Science: Biblioteca Guglielmo Marconi”. Ma per comprendere meglio il valore della citizen scienze ne parliamo con Lorenza Pratali dell’Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Consiglio nazionale delle ricerche e membro della commissione del premio Cnr per la Citizen Science. “La raccolta dati è uno dei momenti critici dell’attività di ricerca, ma il cittadino può diventare parte attiva in questa fase se noi scienziati riusciamo a comunicare il motivo della raccolta e, soprattutto, se facciamo capire che si tratta di una collaborazione volontaria e che in qualsiasi momento il soggetto può ritirarsi dal progetto”, spiega la ricercatrice. “L’empowerment, la consapevolezza che riusciamo a creare, permette di acquisire molti dati su diverse tematiche. Questo ci fa arrivare ad analisi statistiche complesse che descrivono, ad esempio, l’impatto della vita dell’uomo sulla natura, quindi, la biodiversità. Nel mondo di oggi la consapevolezza dovrebbe essere, dalla nascita in poi, l’atteggiamento fondamentale per poter vivere in maniera appropriata. Come medico cardiologo, grazie al mio lavoro all’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, per molti anni ho fatto ricerca sui pazienti ricoverati e ho potuto capire quanto è importante l’impegno attivo dei soggetti arruolati negli studi e quanto questo abbia avuto un impatto importante sulle conoscenze cliniche e sulle procedure diagnostiche. Spesso noi ricercatori possiamo perdere di vista qual è lo scopo ultimo della nostra ricerca rinchiudendoci nei nostri laboratori, ma, grazie ai cittadini, possiamo orientare la nostra ricerca su temi di maggiore impatto per la collettività”.
Applicando questo metodo all’ecosistema, la maggiore consapevolezza sulla natura che ci circonda può aumentare la conoscenza dei benefici che essa può apportare alle nostre vite. Ad esempio, si può unire a un’attività di trekking l’identificazione di flora e fauna: questo non solo contribuirebbe alla ricerca scientifica, ma anche a migliorare la salute di chi raccoglie i dati e sarebbe, inoltre, un’esperienza di condivisione di bellezza naturale.
Lorenza Pratali fa parte anche parte della Società italiana di medicina di montagna (SIMeM) e partendo da questo suo ruolo aggiunge: “La medicina di montagna è una disciplina relativamente recente e le prime ricerche un po’ più strutturate, fatte sul campo, risalgono alla fine dell’800. L’Italia è un Paese in cui la montagna è molto rappresentata in tutto il territorio, da nord a sud e nelle isole; nonostante questo, le aree montane si stanno spopolando, con conseguenze di minori servizi per il cittadino. Studi di citizen science fatti in questo ambiente possono avere un impatto importante per favorire la vita nelle zone montane”.
Con la “citizen science” il cittadino può insomma integrarsi completamente nella natura, scoprendone segreti, peculiarità e vantaggi. Il tutto in una visione che valorizza il ruolo di ciascun essere umano nella costruzione di un futuro sostenibile, sfruttando la potenza della collettività. Ogni osservazione, segnalazione e gesto partecipativo può aiutare a proteggere e comprendere meglio la biodiversità che ci circonda, trasformando la natura in un'amica da conoscere, rispettare e tutelare.
Fonte: Lorenza Pratali, Istituto di fisiologia clinica, lorenza.pratali@cnr.it