Le sorti dell'uom fatale
Nel volume “Ei fu”, Vittorio Criscuolo fornisce un ritratto dell'Imperatore partendo dall'esilio nell'isola di Sant'Elena e dal suo declino, che segna però anche l'inizio della mitizzazione napoleonica
“Al tempo dei suoi studi quel piccolo punto perduto nell'immensità dell'oceano aveva attirato la sua attenzione, inducendolo a trascrivere dal libro di geografia una breve annotazione, che era quasi un'oscura premonizione del suo destino: Sant'Elena, piccola isola”. È così che in una delle prime pagine del libro “Ei fu” (Il Mulino), lo storico Vittorio Criscuolo evoca l'immagine di un giovane intento allo studio e divertito dalla singolare posizione e ampiezza di quell'isola dell'Atlantico, ignaro di ciò che un giorno avrebbe rappresentato per lui. L'episodio è citato nel primo capitolo in cui l'autore descrive Sant'Elena come una “fortezza naturale”, scelta dal Duca di Wellington per tenere Bonaparte “il più lontano dall'Europa”.
Il libro non celebra i trionfi di Bonaparte, ma fornisce la visione dell'uomo durante il suo declino, e contemporaneamente la leggenda che attorno a lui si andava creando. Il testo è l'esatto contrario della biografia; se quella narra le vicende del personaggio a partire dalle sue origini, questo inizia dal principio della fine, ovvero dall'esilio.
L'esilio a Sant'Elena fu tra i primi motivi di inasprimento dell'opinione pubblica nei confronti del governo inglese, costituendo così il primo passo verso la percezione di Napoleone come martire. Criscuolo cita Chateaubriand: “… la sua gloria ha approfittato della sua disgrazia”; grazie alla martirizzazione nascerà la tendenza ad accantonare l'idea di Napoleone come restauratore della monarchia, per fare spazio a interpretazioni diverse, che vanno dal mito alla divinità laica.
Sono citati, soprattutto nel capitolo “Le origini della leggenda”, diversi autori ispirati dal decesso di Napoleone, come Manzoni - del quale si riporta la prima stesura “di getto” della poesia Il cinque maggio -, Byron, Goethe e numerosi altri. Ovviamente, in tanti gli rimasero ostili anche dopo il decesso, ma la sua personalità continuò a sopravvivere grazie ai diari scritti da quanti erano con lui sull'isola, alla restituzione delle ceneri alla Francia nel 1840 e all'aura enigmatica, tutt'oggi irrisolta, che avvolge alcuni eventi a lui legati.
Sono inclusi nel libro disegni, mappe, piante geometriche, incisioni e quadri che arricchiscono il testo e forniscono un sussidio visivo ai fatti esposti.“Se si fossero lasciati i resti di Napoleone nell'isola dove il destino li aveva portati, si sarebbe evitato, o quanto meno ridimensionato, il profluvio di retorica sulla gloria, sull'eroe, sulle virtù militari che ebbe origine dalla giornata del 15 dicembre 1840”.
Il ritorno delle ceneri, una delle volontà espresse nel testamento, non fu accordato nell'immediato, come del resto la maggioranza delle istruzioni lasciate dal generale francese. Questo creò aspettative attorno all'evento, che si concretizzarono in una cerimonia grandiosa in cui il feretro contenente il corpo fu posto su un “monumentale carro funebre” trainato da sedici cavalli nella capitale; “Lungo il percorso erano state erette statue allegoriche (la Prudenza, la Forza, la Giustizia, la Guerra ecc.) l'ultima delle quali, gigantesca, rappresentava l'Immortalità”.
Il saggio ha il sapore di un amaro itinerario di viaggio, compiuto in vita solo per metà: la personale odissea di Napoleone, costretto a lasciare la patria politica, dove riuscirà a fare ritorno solo dopo la morte. Infine Criscuolo torna a parlare di Sant'Elena, chiudendo il cerchio e lasciando una sensazione di compiutezza: ora l'isola non è più un luogo fisico, ma poetico, storico e magico.
Titolo: Ei fu
Categoria: Saggi
Autore/i: Criscuolo Vittorio
Editore: Il Mulino
Pagine: 228
Prezzo: € 16.00