Marconi è stato quindi un pioniere della comunicazione wireless. Come nasce e come si è sviluppata questa idea? “Contrariamente alle previsioni teoriche degli scienziati suoi contemporanei, Marconi riuscì a trasmettere un segnale al di là dell'Atlantico grazie al fatto che le onde non si propagavano all'infinito in linea retta nello spazio, com'era teorizzato, ma venivano riflesse a terra dalla ionosfera, di cui fino ad allora si ignorava l'esistenza. Per riflessioni successive, come a balzi, il segnale trasportato dalle onde elettromagnetiche arrivò a destinazione”, continua l’esperta. “Questo risultato venne raggiunto grazie al ‘Circuito sintonico’ inventato da Marconi: un dispositivo che consentiva di isolare una certa frequenza, ignorando tutto il ‘rumore’ intorno e quello della stazione trasmittente, e permetteva di irradiare dall'antenna un segnale accordato su di una sola frequenza. In questo modo un circuito analogo nella stazione ricevente permetteva di sintonizzarsi con una sola stazione. La possibilità di trasmettere e ricevere su di una sola frequenza selezionabile permetteva alle diverse stazioni di non interferire tra loro e garantiva un certo tasso di riservatezza nella comunicazione”.
Marconi, poco prima di morire, predisse che in futuro la comunicazione senza fili, attraverso le onde elettromagnetiche, sarebbe potuta avvenire ovunque, sia nel mezzo dell’oceano che ai Poli ed è esattamente quanto sta accadendo oggi con i cellulari. “Questo principio ha consentito lo sviluppo della telefonia cellulare, che in qualche modo Marconi aveva intuito. Il testo del radiomessaggio che lo scienziato trasmise per una conferenza sulla radiocomunicazione nel marzo del 1937, quattro mesi prima della morte, parla infatti della possibilità di scambiare comunicazioni ovunque i corrispondenti possano essere situati, sia nel mezzo dell’oceano, che sul pack ghiacciato del Polo, nelle piane del deserto oppure sopra le nuvole in aeroplano. È proprio la fotografia di quello che oggi tutti noi facciamo con i cellulari”, conclude l’esperta.
Fonte: Anna Vaccarelli, Istituto di informatica e telematica, anna.vaccarelli@iit.cnr.it