Saggi: Luoghi comuni

Un tuffo nell’arte greca

Copertina del libro Il tuffatore di Paestum
di M. F.

Paestum è una delle molte meravigliose mete del turismo archeologico in Italia. Nel sito, il 3 giugno 1968, gli studiosi si imbatterono in un sepolcro corredato con straordinarie pitture di inestimabile valore artistico, i cui colori si erano conservati in tutta la loro freschezza. La scoperta più strabiliante fu il coperchio della cassa, che raffigura un “tuffatore” da cui la tomba ha perso il nome. Uno studioso tedesco, Tonio Holscher, dedica a questo capolavoro un agile saggio che è una dichiarazione d’amore entusiasta

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Paestum è una delle molte meravigliose mete del turismo archeologico in Italia, un sito straordinario dove gli archeologi il 3 giugno 1968 si imbatterono con loro sorpresa in un sepolcro corredato con straordinarie pitture di inestimabile valore artistico, i cui colori si erano conservati in tutta la loro freschezza. Sulle quattro pareti della cassa sono raffigurati uomini giovani e adulti in maggioranza sdraiati a coppie su sei letti conviviali nell’atto di celebrare il simposio, tuttavia la scoperta più strabiliante fu e continua a essere il coperchio della cassa, che sul lato interno raffigura un soggetto in grado di attrarre un interesse eccezionale: il “tuffatore” da cui la tomba ha perso il nome.

Da subito il tuffatore divenne il simbolo di maggior richiamo della necropoli dell’antica città greca di Poseidonia e una delle principali icone della storia dell’arte greca. Uno studioso tedesco, Tonio Holscher, dedica ora a questo capolavoro un agile saggio che è una dichiarazione d’amore entusiasta e coinvolgente. Paestum fu fondata prima del 600 a.C. da coloni greci provenienti da Sibari, la città dell’Italia meridionale leggendaria per il fasto e la ricchezza, lungo il litorale a sud della penisola di Sorrento, vicino alla foce del fiume Sele: l’avamposto più settentrionale della cultura greca in Italia, immediatamente a nord del territorio colonizzato dagli Etruschi provenienti da settentrione, nell’area intorno all’odierna Pontecagnano.

La scoperta fu uno choc, spiega l’autore con una cronaca incalzante. Il direttore degli scavi dovette ordinare la sera stessa di far trasferire la lastra di copertura nel museo, di mettere in sicurezza il sito e di iniziare subito a occuparsi della loro conservazione a combattere contro la scomparsa dei colori. L’interpretazione predominante, sostenuta fin da subito dallo stesso scopritore Mario Napoli, è simbolica ed escatologica: il tuffatore si immerge nel mare della morte come fase di passaggio alla vita eterna, il suo gesto è una forma di purificazione rituale che lo prepara a un’esistenza beata nell’oltretomba.

Ma l’idea in apparenza logica che in una tomba l’illustrazione debba avere a che fare con la morte e l’aldilà è un postulato consolidato soprattutto con il cristianesimo, contesta Tonio Holscher, dal quale “pare emergere una sindrome caratteriale tipica del tempo presente che non solo è fuorviante a livello scientifico ma soprattutto deve mettere in allarme”, e cioè “una forma di disprezzo della realtà: in quest’ottica i fatti della vita, per esempio un vero tuffo in mare o una sequenza qualsiasi di episodi tratti dal quotidiano, sono considerati contingenti banali superficiali e privi di senso”. Secondo l’autore, invece, in nessuna regione del mondo antico terra e mare erano intrecciati come in Grecia e nelle zone occidentali dell’Asia Minore, pertanto è probabile che i Greci, con la loro spiccata cultura del corpo, si distinguessero anche per l’esuberanza nel nuoto e nei tuffi in mare. Lo stesso Platone, del resto, menziona l’immergersi in uno specchio d’acqua come prova di coraggio e l’immagine di Paestum permette di ipotizzare che la torre con la sua piattaforma aggettante fosse stata costruita “semplicemente” per tuffarsi.

Insomma, una struttura finalizzata a uno scopo sportivo, atletico, simile alla World Cliff Diving Series che si tiene a Polignano a Mare con tanto di mega-sponsorizzazioni. In Grecia il 6 gennaio, in occasione della festa della Teofania, la celebrazione dell’arrivo del nuovo anno si fondeva con un rituale legato all’adolescenza quale età di passaggio. “Le processioni si dirigono verso il mare, il sacerdote che guida la cerimonia getta una croce nell’acqua”, racconta Holscher, “quanto viene chiesto a chi si tuffa dalla scogliera non è il coraggio di lanciarsi da altezze vertiginose ma la velocità nel trovare e riportare indietro dal mare un oggetto sacro”.

Insomma, il mare è un luogo votato alla sfida da molteplici punti di vista: si contrappone alla terra che rappresenta la sicurezza e invita a prodursi nelle più diverse prove di coraggio. Quello di Paestum è probabilmente “solo” un tuffo.

Titolo: Il tuffatore di Paestum
Categoria: Saggi
Autore: Tonio Holscher
Editore: Carocci
Pagine: 125
Prezzo: 16,00

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