Dall’onlife all’offline
In “Contro metaverso” (Mimesis), Eugenio Mazzarella, filosofo, politico, poeta, e professore emerito di filosofia teoretica presso l’Università Federico II di Napoli, descrive il complesso mondo della realtà virtuale. Parlando di un “vero e proprio disprezzo per il corpo, odio per la carne” che rischia di allontanare l'umano da sé stesso e dal suo ambiente
“Contro metaverso” di Eugenio Mazzarella (Mimesis) è un pamphlet che sin dal titolo allude allo “shock antropologico” provocato dalla trasformazione di Facebook in Meta. L’oggetto è il metaverso: l’infosfera, termine coniato da Luciano Floridi ma anticipato dalla “noosfera” di Teilhard de Chardin e “semiosfera” di Jurij Lotman. Secondo l’autore, ci troviamo al centro di un processo guidato da un lato dalla “legge di Gabor”, secondo cui “ciò che si può fare si deve fare e comunque si farà”, dall’altro da una mitologia delle “magnifiche sorti e progressive” promesse dalla realtà virtuale e aumentata, dal “mantra sempre più nichilistico della razionalizzazione occidentale”.
La condanna del saggio verso questo “complesso mondo di realtà virtuale connessa” è totale, Mazzarella parla tra l'altro di un “vero e proprio disprezzo per il corpo, odio per la carne”: lo dimostrerebbe la “già evidente crisi di prestazione della sessualità giovanile per il consumo del porno in rete”. Il web rappresenta inoltre, per l'autore, “la nuova gleba a cui siamo asserviti, paradossalmente ancora più stanziale della vecchia”. E il nostro mondo lavorativo e creativo si starebbe riducendo a una “servitù volontaria” in cui la capacità umana è utilizzata solo per “processare i dati, per risolvere problemi non ancora risolvibili dai computer”. Il riferimento è alla human-based computation (Hbc), calcolo basato sull’essere umano, che diventa “parte del meccanismo”.
Non bisogna poi preoccuparsi delle distopie narrative, avverte Mazzarella, ma del “farsi struttura semantica autonoma (significante, significativa e produttiva di senso)” dell’AI: “intelligenza” non più semplicemente computazionale e ingegneristica, capace di riprodurre ciò che è stato programmato, ma “para-umana”. L'uomo avrebbe smarrito anche l’ultima centralità “residua, quella della nostra capacità di calcolo” che ci era rimasta dopo la perdita “della nostra centralità nell’universo (con la rivoluzione copernicana), nell’evoluzione (con la crisi dell’antropocentrismo nel darwinismo), nell’io cosciente (con la scoperta freudiana dell’inconscio)”.
La deriva paventata dal saggio è quella di un essere sociale in cui finisce “in congedo l’obsoleta dicotomia tra vita reale e vita digitale”, mediante una “fusione intima delle due nature”, grazie a “una fluida transitività”. Ma anche quella della fine dell’originalità creativa: il comando “salva questo documento” significa “sostituisci le versioni precedenti, per cui ogni documento di qualsiasi genere è destinato a questa natura astorica”. Nel complesso, una “lesa vita”, una “lesa democrazia” e una “tossicità sociale”, per cui l’unico rimedio all’“onlife” è restare “offline”. L’imperativo dettato da “Contro metaverso” è “salvare la presenza” dalla crisi “di relazione sociale” sancita dalla pandemia, “spartiacque tra il mondo del prima e il mondo del dopo”, con l'imposizione di distanziamento e lockdown, dello “smartworking”, e con la “truffa del telelavoro che rischia di aggiornare online il cottimo della manifattura domiciliare senza la socialità della fabbrica”, spostatasi “al massimo nei capannoni Amazon”.
Contro questa “crisi di presenza umana”, richiamata anche da Papa Francesco, il punto di vista radicale dell’autore - che parla di “capezzale della vita”, di “progetto orwelliano”, di “dittatura con gli algoritmi”, citando Norbert Weiner, e di “machine à gouverner”, citando Dominique Dubarle - vede una sola possibilità: “insistere”, nel senso di “restare dentro, quanto più possibile, nel carattere di presenza viva reale”, perché “una carezza può essere data solo in presenza. Nel vivo contatto di una mano. E chi ha dato almeno una volta un bacio sa come l’anima esce da sé per incontrarne un’altra”. Per quanto debole, mortale, inefficiente, degradabile, “non abbiamo nessuna voglia di essere liberati prima del tempo dal biologico”.
Titolo: Contro metaverso
Categoria: Saggi
Autore: Eugenio Mazzarella
Editore: Mimesis
Pagine: 142
Prezzo: 10,00