Nel 1984 Roberto Benigni e Massimo Troisi dirigono e interpretano “Non ci resta che piangere”, un film nel quale vestono rispettivamente i panni di un insegnante e di un bidello di scuola elementare, che a loro insaputa affrontano un viaggio a ritroso nel tempo, fino al 1492. Persa la speranza di ritornare al presente, dapprima scrivono una sgangherata lettera a Girolamo Savonarola per invocare la liberazione di un loro amico incarcerato; poi intraprendono un viaggio verso la Spagna, per fermare la partenza delle caravelle di Cristoforo Colombo ed evitare così un fidanzamento sgradito. Incontrano poi casualmente Leonardo da Vinci fingendosi scienziati. Ma la cosa non riesce, i due si rendono conto di non essere in grado di realizzare né di spiegare alcuna scoperta moderna, si tratti del treno o dello sciacquone del bagno.
Pensando anche a oggetti molto semplici, di uso comune e molto diffusi come il trolley o il pelapatate, stupisce in effetti come queste invenzioni siano arrivate relativamente tardi sul mercato. “Parafrasando una citazione di Thomas Edison, il genio è solo per l’1% talento naturale, mentre per la restante parte è sudore e sacrificio. Certo, intuito e capacità sono fondamentali, ma altrettanto importanti sono lo studio e l’attitudine all’applicazione, per acquisire gli strumenti necessari allo sviluppo di nuove idee e scoperte. E questo vale in qualsiasi campo”, spiega Emilio Fortunato Campana, direttore del Dipartimento di ingegneria, Ict e tecnologie per l’energia e i trasporti (Diitet) del Consiglio nazionale delle ricerche. “Ma le scoperte possono avvenire anche per caso, nel tentativo di cercare qualcos’altro: questo processo prende il nome di serendipità. Il teflon fu scoperto cercando di realizzare un nuovo refrigerante. E dopo aver avuto uno sviluppo nel campo aerospaziale, oggi lo troviamo dappertutto, dalla medicina alla cucina. In generale, le invenzioni puntano a un’applicazione industriale, partendo da un’esigenza specifica di mercato, e devono sempre garantire il ritorno economico in relazione all’investimento sostenuto. Ma non è detto che un’idea, matura in termini di realizzazione, incontri sempre un mercato pronto ad accoglierla. Si pensi all’auto elettrica, i cui primi modelli nacquero nel 1800, e che soltanto oggi sta vivendo un periodo di grande sviluppo e diffusione”.