Università ed Enti: Domande

La pandemia attende ancora risposte

Covid
di Mirna Moro

Un dibattito sul tema è stato proposto dall'Ordine dei medici di Napoli con una giornata su “Emergenza Covid-19 e informazioni scientifiche: i codici di accesso”. Hanno partecipato, tra gli altri, il direttore dell'Istituto di ricerca innovazione e servizi per lo sviluppo, Massimo Clemente, e Clara Imperatore, coordinatrice dell'Area studi e ricerca dell'Ordine. Ad aprire i lavori, Marco Ferrazzoli e Giovanni Maga del Consiglio nazionale delle ricerche. Presentata una survey su come i medici di Napoli e provincia abbiano ricevuto e gestito le notizie sulla pandemia

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Quante domande ha lasciato  ancora sospese, aperte e irrisolte la pandemia? Il dibattito è stato affrontato dall'Ordine dei medici di Napoli-Omceo nell'ambito di una giornata dedicata a “Emergenza Covid-19 e informazioni scientifiche: i codici di accesso”, che si è svolta il 22 marzo nella sede di Riviera di Chiaia. Hanno aperto i lavori, con il presidente Bruno Zuccarelli e con Anna Iervolino, direttrice generale degli Ospedali Riuniti dei Colli, il direttore dell'Istituto di ricerca innovazione e servizi per lo sviluppo del Cnr di Napoli, Massimo Clemente, e Clara Imperatore, coordinatrice dell'Area studi e ricerca dell'Ordine. Ad aprire i lavori sono stati, per presentare il libro “Pandemia e infodemia”, Marco Ferrazzoli e Giovanni Maga del Consiglio nazionale delle ricerche, mentre Agostino Buonauro ha presentato una survey dell'Ordine dei medici su come gli iscritti e i professionisti di Napoli e provincia abbiano accolto ricevuto e gestito le informazioni sull'emergenza.

Soltanto nei primi 22 giorni di marzo il termine “covid” ricorre in 107 prime pagine dei quotidiani nazionali, inclusa La Verità, che ha dedicato al tema ben 55 articoli con partenza in home page, sostenendo anche voci che rientrano nel campionario di perplessi, scettici e cosiddetti negazionisti. Un termine, questo, che come è noto deriva dalla posizione di chi contesta l'esistenza storica della Shoah e che ha, quindi, un’accezione estremamente negativa; e che pure viene ormai utilizzato anche nel contesto del dibattito scientifico, ad esempio per indicare coloro che si oppongono alla tesi dell'Antropogenic Global Warming, cioè dell’origine antropica del riscaldamento globale.

Ma cosa può volere dire “negare” la pandemia? Per esempio, negare che l'emergenza sanitaria fosse tale da giustificare le misure di contenimento adottate, oppure contestare l'utilità della vaccinazione: una posizione assolutamente minoritaria e marginale che, però, viene sostenuta con efficacia quando include anche l’accusa contro una presunta dittatura culturale e sanitaria che avrebbe accompagnato la narrazione - mainstream, per così dire - della pandemia. Quest’ultima percezione, infatti, è diffusa anche tra persone che si sono disciplinatamente vaccinate e che non hanno mai contestato, almeno in forma attiva, lockdown e restrizioni. C’è, insomma, una diffusa esigenza di chiarezza che ancora non è stata completamente accolta. Le domande che ci poniamo a tanto tempo di distanza sono diverse. Come sia davvero iniziata la pandemia, se la sua origine sia completamente naturale - per spillover, salto di specie da animali all'uomo - o se ci sia stata una causa di laboratorio, magari per un incidente avvenuto durante una ricerca più che per un’intenzionale volontà di contagio. Ci si chiede poi ancora, senza una risposta condivisa, come la pandemia sia stata gestita, la valutazione a livello nazionale e internazionale è molto critica anche se ben difficilmente si riesce a formulare una convincente ipotesi su quale avrebbe dovuto essere la politica alternativa (gestioni diverse da quella adottata in Italia e in moltissimi altri paesi non hanno sortito effetti solo positivi). Ma, addirittura, la domanda alla quale ancora non si è data una risposta è se la pandemia sia finita; sulla certificazione del termine del contagio infatti non c’è una posizione definitiva e univoca ed è chiaro come le pandemie abbiano una durata sociale ben diversa da quella sanitaria. In questo senso è stata la guerra in Ucraina a fare da “chiodo scaccia chiodo” e togliere dal nostro immaginario collettivo l’ansiosa permanenza del tema Covid alla quale siamo stati soggetti per lunghissimo periodo.

Quando i fenomeni sono così eclatanti non è facile per nulla mettere in linea i diversi attori sociali, e cioè comunità scientifica, decisori politici, mass media e cittadinanza. Il problema precede di molto l'inizio dei contagi e già lo si è verificato su tematiche come i cambiamenti climatici oppure la sperimentazione animale. L’infodemia su questi temi produce la creazione di “camere dell'eco” nelle quali ciascuno di noi si rinchiude, impedendosi così di dialogare con gli altri attori, in luogo della condivisione delle informazioni e delle valutazioni che dovrebbe avvenire in modo equilibrato, favorendo la comune cittadinanza consapevole.

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