Cinescienza: Mimetismo

Il camaleonte umano: uno, che può essere centomila

Una scena del film Zelig
di Danilo Santelli

Nel 1983 Woody Allen dirige sé stesso nel film "Zelig", nel quale interpreta un uomo che mostra un adattamento spasmodico all’ambiente circostante, al punto da mutare il proprio aspetto fisico e psichico per somigliare ai suoi interlocutori. Antonio Cerasa, neuroscienziato dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Cnr,  racconta come questo personaggio rappresenti una sorta di iperbole patologica della condizione umana

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"Zelig", diretto e interpretato da Woody Allen, che per la prestazione ha vinto un David di Donatello come miglior attore straniero, è un film del 1983 realizzato nella forma di un mockumentary, ovvero di falso documentario. Ambientato negli anni Venti e Trenta del ‘900, narra la storia di Leonard Zelig, un uomo rinchiuso in una struttura psichiatrica perché affetto da una patologia sconosciuta, che lo porta a trasformarsi nel fisico e nel comportamento, rendendolo simile alle persone che di volta in volta gli sono intorno.

“Esistono due approcci scientifici con i quali si possono analizzare questi comportamenti, al netto della rappresentazione cinematografica. Uno, di tipo clinico e neuropsicologico, attraverso il quale vengono classificati nella ‘sindrome da dipendenza ambientale’ e l’altro, di carattere psichiatrico, che li cataloga come ‘disturbi di personalità dipendente’. La prima visione ne attribuisce l’eziologia a un disturbo neurologico, derivante da una lesione ai lobi frontali del cervello, che favorirebbe la disinibizione, portando il soggetto a mutare completamente la propria identità in funzione dell’ambiente circostante, in maniera del tutto incontrollata", spiega Antonio Cerasa, neuroscienziato dell’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche. "Va detto che questa teoria è stata descritta in pochissimi casi clinici e non ha una grande evidenza scientifica. Inoltre, gran parte dei danni cerebrali dei lobi frontali comportano sintomatologie di vario tipo, come anche i disturbi di derealizzazione, a causa dei quali l’individuo avverte una sensazione di estraniamento e di dissociazione rispetto all’ambiente circostante. Per la seconda visione, questi modi di agire sono considerati delle vere e proprie malattie, che sottendono uno stato d’ansia spesso derivante da storie pregresse di abbandono e di relazioni familiari patologiche. L’individuo affetto da disturbo della personalità dipendente sviluppa la necessità di sentirsi accettato dalle persone intorno a sé e questa urgenza lo porta a consolidare una personalità camaleontica e inconsapevole, che conforma di volta in volta all’ambiente circostante per sentirsi desiderabile e benvoluto, a un punto tale da rinunciare ai propri bisogni emotivi e fisici”.

Poster del film Zelig

Leonard Zelig è affetto da anosognosia, è incapace cioè di riconoscere la sua patologia ed è ignaro delle mutazioni psicosomatiche che affronta nel suo percorso di vita. “Zelig-Allen, avendo completamente perso l’inibizione comportamentale, pensa davvero di essere un pellerossa, un cinese o qualsiasi altro personaggio la sua malattia, in un certo senso, gli impone di interpretare. È noto che il desiderio di approvazione e di accettazione sociale in una logica conformista risulta un aspetto importante per molti, soprattutto oggi. Tuttavia, nel caso di un disturbo psichiatrico, il soggetto dimentica completamente sé stesso, i propri ricordi e le abitudini consolidate, trasformandosi in ciò che ritiene più attraente per gli altri, ma in maniera totalmente inconsapevole. Nella visione neuroscientifica, la capacità di adattarsi a differenti contesti sociali risultando sempre efficienti ed efficaci è considerata una grande forma di intelligenza e di eclettismo, ma solo nel caso in cui questo adattamento si compia coscientemente, cioè quando l’individuo è in grado di modellarsi e di ‘giocare’ con il contesto che lo circonda. Ad ogni modo, tra gli schemi della nostra società il confine tra intelligenza e disturbo psichiatrico risulta da sempre molto labile e confuso: si pensi, ad esempio, a malattie come la sindrome di Asperger o ai disturbi narcisistici di personalità che caratterizzano molti personaggi di potere”, conclude Cerasa.

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