Claudio Lippi: ora mi impegno per i disabili
Inizia la carriera come cantante, poi diventa conduttore radiofonico e televisivo, lavorando per la Rai e per la Fininvest. Attualmente è testimonial per la fondazione Vertical, un'organizzazione non profit, creata per raccogliere fondi per la ricerca scientifica sulla lesione spinale
Claudio Lippi inizia l’attività artistica come cantante negli anni Sessanta, per passare prima alla radio e poi alla tv come conduttore di programmi Rai per ragazzi e di varietà, quali 'Per una sera d’estate’ e 'Mille e una luce’. Presenta anche quiz, tra i quali 'Sette e mezzo’. Passa in seguito a lavorare per le reti Fininvest, dove conduce 'Buona domenica’, 'Mai dire gol’ e poi 'Il pranzo è servito’. Più di recente, ha condotto con Antonella Clerici 'La prova del cuoco’. Su Rai 1 ha partecipato inoltre come giurato al programma 'Tale e quale show’ e ha condotto con Elisa Isoardi 'Punto su di te’.
Tra le sue esperienze televisive c’è la conduzione de 'Il pranzo è servito’ e 'La prova del cuoco'; quest’anno l’Italia ospita l’Expo, dedicato al tema dell’alimentazione. Qual è il suo rapporto con il cibo?
Odio la parola dieta, nell’attuale accezione di restrizione alimentare in termini qualitativi e soprattutto quantitativi. Con il cibo ho un rapporto equilibrato: il momento in cui si mangia è per me un momento di poesia, di gioia, di soddisfazione, di piacere che va ovviamente gestito con intelligenza. Non è mia abitudine abusare di cibi elaborati e ipercalorici, ma ogni tanto mi concedo piatti che amo: dalla carbonara se sono a Roma alla cotoletta quando sono a Milano. Insomma, mangiare sempre e solo riso in bianco mi intristisce…
È attento alla salute anche a tavola, comunque...
Naturalmente, anche se non ho mai avuto problemi legati all’alimentazione e non ho mai sofferto di disturbi di digestione. È piuttosto lo stress che influisce sul mio benessere: la tensione, per esempio, modifica il mio metabolismo e mi fa prendere peso anche se bevo solo acqua.
Si interessa di divulgazione scientifica?
Mi piace seguire trasmissioni o leggere articoli che trattano argomenti scientifici, ma solo se sono espressi in forma semplice, perché non ho una preparazione specifica che mi consenta di comprendere linguaggi troppo tecnici. Credo che la chiarezza in questo settore sia indispensabile, stando attenti però a evitare che l’eccesso di semplificazione si trasformi in un modo per veicolare messaggi scorretti. Penso inoltre che le notizie relative ai risultati della ricerca vadano accolte con cautela, come conquiste momentanee, che possono essere superate o addirittura smentite da studi successivi, come talvolta è capitato. Ritengo l’approccio dubitativo il più corretto nei confronti dell’informazione scientifica, ed è poi anche quello che spinge ad andare avanti nella ricerca, a raggiungere sempre nuovi traguardi.
Più in generale cosa pensa dei programmi proposti in televisione?
La programmazione attuale rispecchia il vuoto che le sta intorno: la tv propina spesso trasmissioni che spettacolarizzano la cronaca, specie quella nera, inseguendo l’audience. Dovrebbe invece avere, come fu ai suoi esordi, una funzione educativa e dovrebbe sensibilizzare il pubblico su temi importanti come quello della salute.
Le piacerebbe condurre un programma di divulgazione?
Mi piacerebbe, e sarebbe per me l’occasione per far comprendere al pubblico l’importanza della ricerca scientifica e degli investimenti in questo campo.
Qual è il suo rapporto con la tecnologia e con i social media?
Nonostante abbia un profilo twitter e una pagina Facebook e cerchi di tenermi aggiornato sulle nuove conquiste tecnologiche, credo che i social media abbiano aumentato l’incomunicabilità tra gli individui e cambiato in peggio il concetto di amicizia. Conosco persone che non salutano il proprio vicino di casa e dialogano con 'amici’ su Facebook dei quali non conoscono neppure il nome ma solo il nickname. L’avanzamento tecnologico ha però anche ricadute positive: è più facile chiedere aiuto se si è in difficoltà e le notizie arrivano più velocemente grazie ai telefonini, tablet e pc e si possono tenere conferenze anche stando in luoghi lontani grazie a skype.
Che progetti ha per il futuro?
Per quanto riguarda la televisione, attualmente non ho proposte interessanti. Mi dedico con impegno invece a un progetto che mi coinvolge molto: la promozione come testimonial della fondazione Vertical, un’organizzazione non profit unica in Italia, creata per raccogliere risorse per finanziare la ricerca scientifica sulla lesione spinale e sulla cura della conseguente paralisi. A fondarla è stato Fabrizio Bartoccioni, un romano di 37 anni, che a 17 anni, a seguito di un tuffo in piscina, ha subito una lesione cervicale del midollo spinale che lo costringe da allora sulla sedia a rotelle. Collaborare con la fondazione mi ha arricchito molto e mi ha fatto guardare ai disabili con uno sguardo diverso, come a persone eccezionali che hanno la forza e la capacità di costruirsi una nuova esistenza, una seconda vita.