A partire dalla nascita dell’agricoltura, avvenuta durante una transizione fondamentale per la storia umana, chiamata “rivoluzione neolitica” e successivamente segnata dall’inizio della selezione da parte della specie umana di piante ed animali con caratteristiche desiderate, Fuso sviluppa una riflessione sul significato del termine “naturale”, se riferito alla maggioranza delle specie attualmente coltivate ed allevate. Viene quindi ripercorsa a grandi linee la storia delle pratiche agricole, accompagnata da progressive conquiste ed innovazioni, fino ad arrivare ai profondi cambiamenti della cosiddetta “rivoluzione verde” che, nella metà del XX secolo, segnò un forte aumento di produttività, dovuto all’utilizzo su larga scala di fertilizzanti di sintesi contenenti azoto in forma assimilabile dalle piante, suscitando al tempo stesso le prime proteste degli ambientalisti e dando inizio ad una polarizzazione di vedute, tuttora priva di significativi punti di convergenza.
La parte centrale del testo, che assume le caratteristiche proprie della lectio magistralis come previsto dalla collana editoriale, riguarda l’analisi degli aspetti normativi e tecnici caratterizzanti l’agricoltura biologica, in cui l’autore espone la propria posizione a favore dell’agricoltura convenzionale, con particolare attenzione alle potenziali contaminazioni ideologiche, agli interessi economici dei consumatori e alla sostenibilità su larga scala. Ampio spazio è poi dedicato alle differenze tra agricoltura biologica e biodinamica e al controverso problema della certificazione biodinamica stessa, sulla scia delle infervorate discussioni parlamentari del marzo 2022 che hanno comportato l’eliminazione, dal testo della legge sul tema, dell’equiparazione tra le due modalità.
La parte conclusiva dell’opera si propone di sfatare quelle che l’autore pone come false credenze rispetto ai vantaggi dell’agricoltura biologica, partendo da un precedente lavoro di due esperti agronomi. Nel ventaglio delle tematiche trattate scarseggia tuttavia lo spazio riservato ad aspetti rilevanti dal punto di vista della biologia stessa, quali le possibili interazioni tra perdita di biodiversità e agricoltura convenzionale o il dibattito sugli interferenti endocrini e sulla potenziale cancerogenicità di sostanze utilizzate come erbicidi nell’agricoltura convenzionale, tra cui il glifosato. Rispetto alle scelte comunicative, è interessante la soluzione di inserire approfondimenti e contenuti extra, anche multimediali, nella forma di QR code presenti nel testo, per integrare la trattazione dei contenuti con riferimenti specifici, spesso di taglio divulgativo, in sostituzione dei tradizionali riferimenti bibliografici.
Infine, alcuni consigli di lettura prima delle note biografiche conclusive guidano lettrici e lettori interessati all’argomento trattato verso ulteriori approfondimenti. Nel dibattito sulle modalità agricole andrebbero tenute a mente le parole di Vincenzo Balzani, professore emerito di chimica dell’Università di Bologna, che alle tre - ormai note - transizioni portate all’attenzione dei decisori politici, del mondo scientifico e della società per uscire dalla crisi energetica, ecologica e sociale ne affianca una quarta: la transizione dal consumismo alla sobrietà, che si riverbera anche su scelte e consumi alimentari. Imprescindibile in un pianeta che nel 2050 dovrà fare i conti, secondo le previsioni dell’ONU, con una popolazione pari a 9,7 miliardi di persone, imponendo a monte di tutto un cambio di paradigma rispetto all’utilizzo delle risorse.
Titolo: Il futuro è bio?
Categoria: Saggi
Autore: Silvano Fuso
Editore: Dedalo
Pagine: 96
Prezzo: 12,00