Vanno per l’aria placide
“Piccolo manuale per cercatori di nuvole” edito da Il Saggiatore, di Vincenzo Levizzani, dirigente di ricerca dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr e docente di Fisica delle nubi all'Università di Bologna, racconta le meraviglie del cielo osservate con gli occhi di un bambino
Jorge Luis Borges nella poesia “Nubi” le descrive così: “Vanno per l’aria placide montagne oppure cordigliere d’ombre tragiche che oscurano il giorno. Le chiamano nuvole. Hanno sempre forme strane. Shakespeare ne osservò una. Somigliava a un drago… Le nuvole che sono? Architettura del caso? Forse Dio ne necessita”. Per Vincenzo Levizzani dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr, che ha dedicato loro il volume “Piccolo manuale per cercatori di nuvole” (Il Saggiatore), sono una presenza costante della nostra vita, in giornate di pioggia o quando decorano l’azzurro del cielo, e ci accompagnano come guide silenziose. Il ricercatore spiega come il cielo, all’origine della storia dell’uomo, è stato considerato la dimora degli dei e quindi tutto ciò che veniva da lassù era interpretato come capriccio divino. Almeno fino a quando, tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, Giotto iniziò a dipingere le volte d’azzurro, abbandonando dopo secoli l’oro zecchino che richiamava un’aura sacra e distante.
Le nuvole sono alla base di fenomeni atmosferici detti idrometeore, connessi alla condensazione dell'umidità presente nell'atmosfera terrestre, e sono potenti trasformatrici dell'acqua che è alla base della vita. Ma causano anche pioggia, neve, grandine. Ci sono poi le nubi temporalesche, scenario di fulmini e di molti fenomeni elettrici che popolano un cielo mai a riposo. “Rendiamoci conto che la vita sulla Terra non sarebbe possibile senza nuvole”, afferma l’autore.
Poi Levizzani passa ad analizzare le diverse tipologie di nubi che ci ritroviamo ad osservare quando rivolgiamo lo sguardo verso l’alto: i cirri, dal latino "cirrus", sono le più alte o dette a “ricciolo di capelli”, indicano bel tempo e riempiono i cieli sereni, senza portarci pioggia. I cumuli, invece, li troviamo più in basso: sono nubi docorative e cumulus in latino significa letteralmente "mucchio di oggetti". “Si formano per effetto della convenzione quando la superficie, riscaldata dal Sole, cede calore all’aria sovrastante che si riscalda e inizia a salire… I cumuli sono nubi in generale non precipitanti e in estate li si denomina comunemente cumuli del bel tempo”.
Levizzani entra infine in un mondo a noi sconosciuto e affascinante. Esistono nubi diverse da quelle a cui siamo abituati? Le nubi sono tutte d’acqua oppure altre sostanze possono dare luogo a formazioni nuvolose? “Spostandosi verso le regioni polari troviamo nubi che sono terrestri, ma hanno un aspetto alieno per forme e colori. Pochi di noi hanno avuto l’occasione di osservare un enorme conchiglia di madreperla dai mille cangianti colori sospesa nel freddo del cielo notturno. Sono queste le nubi stratosferiche polari, composte da ghiaccio, note anche come nubi madreperla. Sono nubi più comuni in Antartide, ma sono state osservate anche in Artico, Scozia, Alaska, Canada e nel nord della Russia".
Molte altre le curiosità che si possono trovare nel libro. Sapevate, ad esempio, che Giove ha una copertura nuvolosa spessa circa 50 chilometri? E che l’atmosfera di Saturno è composta per il 96,3% da idrogeno e per 3,25% da elio?
Titolo: Piccolo manuale per cercatori di nuvole
Categoria: Specialistica
Autore/i: Vincenzo Levizzani
Editore: Il Saggiatore
Pagine: 192
Prezzo: 15,00