Faccia a faccia

Roma, capitale della Comunità ebraica

Ruth Dureghello
di Marco Ferrazzoli

Ruth Dureghello è la prima presidente donna della Comunità Ebraica di Roma, è stata eletta nel 2015 e riconfermata nel 2019. La intervistiamo a pochi giorni dalla conclusione del Festival Ebraica, al quale il Cnr collabora da diverse edizioni, e a poche ore da quella del Capodanno, Rosh Ha-Shanà. “La nostra tradizione è un patrimonio di tutta la città”, “Il dialogo e il rispetto reciproco con i cattolici sono un'acquisizione fondamentale”, “L'essenza della religione ebraica consiste nella capacità di sapersi porre domande e saper compiere un'analisi critica in un modello che si avvicina allo spirito della ricerca scientifica”

Pubblicato il

Ruth Dureghello è la prima presidente donna della Comunità Ebraica di Roma, carica alla quale è stata eletta nel 2015 e riconfermata nel 2019. Laureata in Giurisprudenza, si è dedicata alle attività imprenditoriale. È sposata con due figli. La intervistiamo a pochi giorni dalla conclusione di Ebraica, Festival internazionale di cultura al quale il Consiglio nazionale delle ricerche collabora da diverse edizioni, e a poche ore da quella di Rosh Ha-Shanà, il Capodanno che la comunità festeggia con il consueto rigore, interrompendo qualunque attività lavorativa.

La Comunità ebraica italiana è tradizionalmente legata a molte città, da Trieste a Ferrara, da Venezia ad Ancona, possiamo però dire che Roma ne è la capitale?

Senz'altro sì. Con il massimo rispetto per le altre comunità italiane, la storia di quella romana è la più persistente, antica, radicata nel territorio: parliamo di una presenza di ben 22 secoli che ha traversato periodi felici e molto tristi.

Un radicamento che si avverte quando si visita il quartiere ebraico.

Quello che per alcuni secoli è stato “il ghetto”, raccolto attorno al Portico d'Ottavia, è un quartiere dalla fortissima identità giudaico-romana: lo si percepisce dalla cucina tradizionale di ristoranti e gastronomie, dalla scuola ebraica, dal Museo come dalla Sinagoga. La nostra comunità ha saputo conservare in modo fortissimo la propria tradizione, che è un patrimonio fondamentale di tutta la città: ne siamo orgogliosi e ne avvertiamo la responsabilità, anche perché altre aree romane e del centro storico stanno purtroppo perdendo il loro radicamento. Per questo invitiamo tutti, romani e turisti, a visitare il nostro quartiere: godersi una cena, conoscere il nostro patrimonio artistico, culturale e religioso, fermarsi su una panchina a scambiare due chiacchiere con gli anziani che rivangano i loro ricordi con sincerità e ironia sono esperienze che aiutano a riscoprire le autentiche radici ebraiche e romane.

Roma è anche la capitale del cattolicesimo: possiamo dire che il passaggio dai “perfidi giudei” ai “fratelli maggiori” è ormai fortunatamente irreversibile?

Lo possiamo dire senza paura di essere smentiti. È stato un percorso lungo e ricco di conferme, a partire da Giovanni XXIII con l'enciclica “Nostra aetate”, per proseguire con gli incontri e con le visite alla Sinagoga di Giovanni Paolo II, Benedetto XV, Francesco. Una posizione che non ha più sbavature né ambiguità, gli infelici casi di posizioni antisemite espresse da alcuni singoli appartenenti al mondo cattolico, che non meritano nemmeno di essere citati, non la inficiano in alcun modo. Il dialogo e il rispetto reciproco tra ebrei e cattolici, dopo tanti secoli segnati da discriminazioni e malvagità, sono un'acquisizione fondamentale.

Lei è la prima presidente donna della Comunità ebraica di Roma, anche questo un importante segnale di svolta rispetto alla misoginia di cui sono spesso accusate le religioni in genere e quelle abramitiche in particolare.

La mia duplice elezione è stata un segnale importante, anche perché l'essere donna non ha costituito uno svantaggio quanto un punto di forza, ma bisogna ricordare che l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane aveva già avuto una presidente donna, Tullia Zevi. Nell'accusa di misoginia rivolta all'ebraismo c'è insomma un altro pregiudizio: le nostre esperienze dimostrano che nel mondo ebraico c'è una grande considerazione del ruolo della donna.

Quanto è importante nella cultura ebraica il ruolo della ricerca scientifica, che in Israele trova un appoggio che rappresenta un record mondiale?

È un punto fondamentale. Bisogna comprendere che l'essenza della religione ebraica consiste nella capacità di sapersi porre domande e saper compiere un'analisi critica in un modello che si avvicina allo spirito della ricerca scientifica. Il Talmud, in particolare, è frutto di questo genere di attività intellettuale, in cui la discussione si svolge priva di premesse ma che ci permette di arrivare a conclusioni per noi certe. Il riflesso di questo pensiero lo riscontriamo nelle molte figure di scienziati ebrei, in personaggi come Vito Volterra, al quale assieme al Cnr abbiamo dedicato una mostra ospitata nel Museo Ebraico di Roma. La conferma ci giunge poi da Israele, il paese che più di ogni altro ha investito nell'intelligenza, comprendendo che è la maggiore ricchezza della quale disponiamo. Una realtà su cui oggi è particolarmente importante riflettere.

Argomenti