Rivista

La montagna e le sue emozioni

adamello
di Alessandro Frandi

La rivista “Adamello”, periodico del Club alpino italiano, ci fa immergere nell'atmosfera sacrale e mitica della montagna e del suo contesto, facendo sperimentare così, anche attraverso bellissime immagini, emozioni forti e intense sia agli amanti della natura che al pubblico degli escursionisti

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Prima di addentrarsi nella lettura e nella visione delle belle immagini presenti nel numero 127 di “Adamello”, rivista del Club alpino italiano (Cai), è bene leggere l'editoriale “Torneremo a condividere insieme il futuro”. Il direttore Angelo Maggiori evidenzia come l'interruzione della frequentazione della montagna e delle riunioni abbia bloccato le attività del Cai e portato alla cancellazione di escursioni e corsi e alla chiusura della sede. Sono stati quindi avviati incontri via web per mantenere il senso dell'appartenenza all'associazione.

Il tema del dossier è significativo: “Quale montagna per il terzo millennio?”. La Covid-19 ha cambiato le nostre percezioni, adesso dobbiamo interrogarci su quale sarà il modo corretto di frequentare la montagna nel prossimo futuro, perché il dominio dell'incertezza prevale anche nell'universo dell'escursionismo e dell'alpinismo. La limitazione dei movimenti diventa emblema della più generale mancanza di libertà. Non poter camminare e scalare è come togliere spazio alla comunità, di cui invece abbiamo un disperato bisogno.

Il presidente del Cai di Brescia, Angelo Maggiori, spiega: “Obiettivo del ragionare collettivo sulla passione dei conquistatori dell'inutile all'inizio del terzo millennio è il promuovere una maggior consapevolezza e una visione complessiva della salvaguardia dell'ambiente montano. Saggiare gli umori, i desideri, i sogni e le aspettative dei soci Cai e di studiosi delle comunità montane come strumento per capire cosa significa e come sia possibile promuovere una cultura della montagna che sappia impedire, da un lato, il degrado ambientale veicolato dalla supposta 'valorizzazione' economica, dall'altra una consumistica reductio a parco giochi”.

Nell'articolo “Manaslu la montagna dello spirito” di Matteo Bonalumi, si parla di questa vetta del Nepal, alta 8.163 metri, ottava al mondo per quota e quinta per pericolosità, il cui nome tradotto dal Sanscrito è “montagna dello spirito”. Bonalumi dopo un volo in elicottero che lo porta a 3.800 metri di quota in direzione del campo base, sorvola Kathmandu e valli verdissime, con terrazzamenti secolari. Una volta stabilitosi presso il campo base, a 4.850 metri, pronuncia parole fortemente evocative per descrivere la magnificenza di Manaslu: “Un triangolo di ghiaccio che si eleva altissimo verso l'infinito. Sembra così lontana, inafferrabile, austera, richiama la parete nord del Cervino, ma tre volte in immensità. Mi fermo in silenzio a guardarla e non mi capacito del come si possa salire quel colosso di ghiaccio”.

Nell'articolo “Dialogo tra montagna e città. Le sfide del prossimo futuro” è infine possibile leggere le impressioni di Anna Giorgi. La direttrice del Centro di ricerca Gesdimont dell'Università della montagna, polo dell'Università degli Studi di Milano, e presidente del corso di laurea in Valorizzazione e tutela dell'ambiente e del territorio montano, si sofferma sull'idea di una nuova “visione” di sviluppo, proponendo di partire da un ripensamento del rapporto tra montagna e città.

titolo: Adamello
categoria: Rivista
autore/i: Maggiori Angelo
editore: Club alpino italiano
pagine: 104

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