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Apple, 40 anni di successi

Steve Jobs
di Claudio Barchesi

Il colosso della tecnologia, fondato da due amici con l'hobby dell'elettronica in un garage di Cupertino nel 1976, ha oggi 110 mila dipendenti. Il fatturato del 2015 è in salita del 28% e ha quasi raggiunto i 234 miliardi di dollari. I device iOS venduti (iPhone, iPad, iPod) sono più di un miliardo

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L'azienda statunitense Apple Inc., fondata il 1 aprile del 1976 da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne a Cupertino in California, festeggia i suoi primi 40 anni di vita. Il fatturato, solo nell'ultimo trimestre 2015, è stato di 75,9 miliardi di dollari, con un utile netto di 18,4 miliardi. Un successo davvero planetario.

L'esplosione commerciale si ha nel 1984, con l'avvento del personal computer Macintosh, e prosegue grazie alle tante innovazioni nella tecnologia e nel design applicate ai prodotti informatici. Come ricorda W. Isaacson nel volume 'Steve Jobs' (Mondadori, 2011), la storia dell'azienda californiana inanella una serie avvincente di colpi di scena, grazie proprio a Jobs e alla sue intuizioni: si deve ad esempio alla frequenza di un corso di calligrafia a Stanford se nella videoscrittura usiamo i font; l'uso del mouse e di programmi a finestre derivano invece da prototipi della Xerox, che l'informatico californiano aveva avuto modo di vedere.

Straordinaria figura del mondo imprenditoriale statunitense, Jobs ha capito che bisognava lavorare al connubio macchina-software, realizzando sia i dispositivi sia i software che li facevano funzionare. Una strada opposta a quella percorsa da Bill Gates e dalla Microsoft con il sistema operativo Ms-Dos-Windows al servizio dell'eterogeneo mondo Pc Ibm e dei suoi 'cloni'.

“Da informatico sono arrivato al mondo Apple e ai portatili Mac tardi, circa un decennio fa, dopo aver lavorato con macchine di tutti i generi”, spiega Paolo Cignoni, ricercatore dell'Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione (Isti) del Cnr di Pisa. “Per anni aprire, smontare, installare, modificare, compilare, provare e riprovare esperienze entusiasmanti, quando si concludevano con successo. Passare dal Pc al Mac riflette quel momento in cui si inizia a perdere interesse e divertimento per quel continuo personalizzare che contraddistingue, in modo un po' autoreferenziale, l'attività dei giovani appassionati di computer. La transizione ad Apple riflette un po' la tendenza alla stabilità che emerge con la maturità”.

Con la maturità diventa quindi accettabile scambiare la libertà con la certezza e la stabilità. “Penso che sia ragionevole cedere performance elitarie in cambio di una democratica, rassicurante affidabilità”, prosegue il ricercatore dell'Isti-Cnr. “Ma sono tanti gli aspetti che la Apple ha sempre messo al centro della propria filosofia aziendale e che contribuiscono a fare dei prodotti della 'Mela' oggetti che in molti considerano di culto. Nitore del design, ossessione per i particolari, coerenza e omogeneità sono solo alcune di queste caratteristiche peculiari”.

Insomma, scegliere Mac o Pc è una filosofia di vita, come aveva sottolineato Umberto Eco, nel 1994, in una 'Bustina di Minerva' (Mac vs Dos), in cui definiva il Macintosh “cattolico” perché “dice al fedele come deve procedere passo per passo per raggiungere – se non il regno dei cieli – il momento della stampa finale del documento”. Mentre il Dos è “protestante” perché “per far funzionare il sistema si richiedono atti personali di interpretazione dei programmi”.

Claudio Barchesi

Fonte: Paolo Cignoni, Istituto di scienza e tecnologie dell'informazione "Alessandro Faedo", Pisa, tel. 050/6212926 , email paolo.cignoni@isti.cnr.it -

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