Saggi

Fare meglio? Facile a dirsi

Copertina del volume Sapersi organizzare
di Marco Ferrazzoli

Siamo tutti assediati da consigli per l’uso, proposte di facili formule o soluzioni istantanee, manuali sul self-management, istruzioni prescrittive generiche, semplicistiche e banali. Il saggio di Franco Fraccaroli, “Sapersi organizzare” (Il Mulino) è un invito a diffidarne. Certe parole rischiano di risuonare astratte in anni profondamente critici. Basti ricordare che solo il 26% dei giovani italiani che progettavano di avere un figlio ha confermato questo progetto durante la pandemia

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Siamo assediati, soprattutto sul web, da consigli o istruzioni per l’uso, proposte di facili formule o soluzioni istantanee. Le librerie fisiche e on line sono invase da manuali d’uso sul self-management, con istruzioni prescrittive (“come fare per”) generiche, semplicistiche e talvolta banali. Il saggio di Franco Fraccaroli “Sapersi organizzare” (Il Mulino) è un invito a diffidarne.

Progettare il futuro significa acquisire la capacità di lavorare su obiettivi di lungo termine e a carattere strategico, conquistando ottimismo, aspettativa di controllo, sentimento di efficacia, azione intenzionale, promozione e ricerca del benessere, prevenzione ed evitamento della sofferenza. Ovvio. Eppure, spesso, cadiamo nell’abbandono dello scopo, nel disimpegno, nella crisi nell’azione.

Fraccaroli ricorda le quattro tappe descritte dagli psicologi in questo processo: rinvigorimento di fronte ai primi segnali di crisi, quando la persona cerca di intensificare gli sforzi; emozioni negative se questi sforzi non si rivelano produttivi, con rabbia, delusione e aggressività; depressione e allontanamento dall’obiettivo; disimpegno, e recupero di risorse per il perseguimento di altri obiettivi. La scelta di “mollare” e arrendersi, insomma, è anch’essa un indirizzamento per il successo, un “tentativo continuo di massimizzare esiti desiderabili della propria esistenza (soddisfazione, benessere, realizzazione) e minimizzare esiti negativi (disagio, insoddisfazione)”.

Questo concetto, però, è diverso dalla mera “procrastinazione, soprattutto a fronte di compiti poco piacevoli”, che “è presente in forma cronica in una porzione significativa della popolazione”, dalle interruzioni e dagli “stimoli ambientali anche a carattere superficiale che spingono a distogliere l’attenzione dal compito”, soprattutto i più complessi. In tal caso bisogna “imparare a dire dei no che talvolta possono essere costosi sul piano sia relazionale sia reputazionale” e “serve una bussola” per classificare le attività secondo la loro urgenza e importanza. Un elemento su cui non si riflette abbastanza è quanto tali tappe di vita siano sincronizzate con il corso della vita: “La prospettiva temporale futura sembra condizionare anche l’ambito dei comportamenti di salute: chi ha prospettive più ampie sembra essere più attento all’esercizio fisico e a comportamenti preventivi”. È quindi necessario l’“allineamento e regolazione dei progetti”.

Detto ciò, le stesse indicazioni del saggio tendono talvolta a lambire il semplicismo oggetto della loro critica. Spunti di riflessione, domande, affermazione di “principi per formulare obiettivi efficaci” quali chiarezza, dettaglio, sfida, condivisione, feedback ed effetto di “regolazione sistemica”, “implementazione delle intenzioni” e “resilienza” rischiano di risuonare astratte. Specialmente in questi anni, profondamente segnati dalla “chiusura” individuale e sociale, da “meccanismi difensivi attivati a sostegno del nostro ego” e da “ricostruzioni distorte della realtà” che “non favoriscono l’apprendimento dall’esperienza”. L’autore ricorda i dati dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo: "Tra i giovani italiani che a inizio 2020 progettavano di avere un figlio solo il 26% ha confermato questo piano durante la pandemia”. 

D’altronde, avverte l’autore, gli effetti della pandemia sono stati di tipo diverso. Per esempio, il lavoro da remoto (telelavoro, smart working, coworking) e le forme di lavoro “autonomo”, richiedono “una maggiore autonomia organizzativa dei singoli”. 

È possibile modificare “dal basso” gli stereotipi, favorire la riflessività, un clima sociale disteso, aperto, favorevole all’ascolto reciproco, evitare la ruminazione riferita al passato che può sfociare in nostalgia e rimpianto, fino a giungere a stati depressivi? Le domande poste dal saggio risuonano più intonate con le problematiche del nostro tempo rispetto alle risposte fornite dalla teoretica, sotto esotici acronimi, come la selezione, ottimizzazione e compensazione (SOC) e l’UAST (utilità percepita di un obiettivo). Contro i "rischi di una pervasività dei tempi imposti da regole di efficienza” ormai “evidenti negli attuali contesti lavorativi: alienazione, estraniazione, perdita di significato”, bisogna “dare tempo alle cose piacevoli, delegare, mettere la parola fine”.

Titolo:  Sapersi organizzare
Categoria: Saggi
Autore/i:  Franco Fraccaroli
Editore:  Il Mulino
Pagine: 175
Prezzo: 12,00