I bambini costituiscono “un popolo a tutti gli effetti” perché hanno peculiarità e aspetti unici; un “popolo trasversale” che va oltre i concetti di razza, terra, lingua, geografia; un popolo che ha nel gioco la sua lingua universale; un popolo nell’accezione greca di “massa, folla e schiera chiassosa” e di “parte della popolazione”; di patrimonio umano, cambiamento, speranza per un futuro migliore. Lo afferma Margherita Rimi ne “Il popolo dei bambini” (Marietti), parlando di “una storia plurimillenaria raccontata dagli adulti solo in parte”, di una “civiltà dell’infanzia” che non consideriamo tale, del popolo “più oppresso dell’umanità”.
Oblio e oppressione cui l’autrice risponde ricordando molte eccezioni, da Sant’Agostino a Margherite Yourcenar, da Jean Piaget a Maria Montessori, da Wislawa Szymborska a Giuseppe Pontiggia, da Collodi a Gianni Rodari, dall’Istituto degli Innocenti di Firenze all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. E mettendo in campo le sue competenze di neuropsichiatra infantile rispetto a temi quali il disturbo dello spettro dell’autismo, la funzione “catartica” o purificatrice del gioco, le fantasie associate erroneamente a fenomeni irrazionali e che invece sono espressioni del pensiero, dei sentimenti, delle emozioni, delle paure.
Rimi avverte “che la maggior parte degli scrittori, anche seri, che parlano dell’infanzia si sbagliano sempre su questo punto. Vedono i bambini dal loro punto di vista di adulti, oppure fanno uno sforzo enorme per mettersi al posto di quello che immaginano essere un bambino”. Gli studi recenti di epigenetica, le ricerche nel campo della neuroscienza, la scoperta dei neuroni specchio rendono oggi più chiaro come cercare di entrare in contatto con il bambino, in particolare malato o che presenti degli handicap.
Titolo: Il popolo dei bambini
Categoria: Saggi
Autore/i: Margherita Rimi
Editore: Marietti 1820
Pagine: 210
Prezzo: 15,00