Faccia a faccia

Michele Mirabella: dal teatro a Elisir

Michele Mirabella
di Rita Bugliosi

È attratto fin da bambino dal palcoscenico e crescendo inizia a lavorare in ambito teatrale come regista e attore. Da qui passa alla radio e poi alla televisione, dove conduce per 20 anni una trasmissione di successo dedicata alla salute. Tra le sue tante attività c'è anche l'insegnamento universitario

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Michele Mirabella trascorre l'infanzia tra Bitonto, dove è nato, Bari e Roma seguendo il padre ufficiale dell'esercito. Si laurea a Bari in Lettere e filosofia e, durante gli anni dell'università, si dedica all'attività teatrale come regista e attore. Quando si trasferisce a Roma inizia a lavorare a Radio Rai, ideando e conducendo trasmissioni come 'La luna nel pozzo', 'Luna nuova all'antica italiana', 'Tra Scilla e Cariddi'. Per la televisione è autore di programmi quali 'Ricomincio da due', condotto da Rafaella Carrà, e 'Ciao week end' condotto da Giancarlo Magalli e Heather Parisi. Dal 1996 al 2016 è autore e conduttore di 'Elisir' su Rai 3. Ha lavorato anche per Rai Educational curando tra l'altro 'La storia siamo noi' e 'Amor Roma'. Varie le interpretazioni cinematografiche, tra cui quelle in 'Ricomincio da tre' di Massimo Troisi e in 'Fantozzi subisce ancora'. Ha insegnato comunicazione in diverse università italiane.

La sua carriera teatrale inizia a Bari, all'università

Volevo recitare sin da bambino, lo spettacolo è stato sempre la mia passione. A Bitonto, i miei genitori mi portavano spesso a teatro e ne ero felice. Quando andavo a scuola, poi, partecipavo alle recite della classe e organizzavo spettacoli con fratelli, cugini e con altri parenti. Quando sono arrivato all'università ho scoperto il Circolo universitario teatrale, così, oltre a studiare per gli esami, mi dedicavo alla recitazione e alla regia.

Con il trasferimento a Roma inizia a lavorare  alla radio. Cosa pensa di questo mezzo? È ancora attuale?

In realtà mi sono trasferito a Roma sempre per seguire la mia vocazione tatrale. Sono stato allievo e assistente del regista teatrale Franco Enriquez. Per quanto riguarda la Rai è stata mia madre a iscrivermi, a mia insaputa, a un concorso per speaker radiofonici: è iniziata così la mia attività di annunciatore, conduttore, regista radiofonico e poi televisivo. La radio è un media meraviglioso ed è forse la forma di espressione più moderna, diretta, in grado di alimentare la fantasia e l'immaginario collettivo.

Ha lavorato anche per la televisione e il cinema. Con quale di questi mezzi si sente più a suo agio?

Penso che la suddivisione dei media sia scolastica e non necessaria. Una persona incline alle arti può cimentarsi con successo in qualunque forma espressiva, e con qualunque linguaggio. Credo, inoltre, che chi viene dal teatro difficilmente incontri difficoltà a cimentarsi con altri mezzi. Molta della mia duttilità nel passare da un mezzo di comunicazione all'altro ritengo derivi proprio dalla mia formazione sul palcoscenico. Anche la teoria della transizione sostiene che uno specifico linguistico non estirpa il precedente, anzi si integra con esso e ne amplifica le potenzialità. 

Michele Mirabella

Nel 1981 ha recitato in 'Ricomincio da tre'. Che ricordo ha di Massimo Troisi?

Ho conosciuto Massimo un anno prima di girare il film, quando mi ha contattato per propormi la parte del nevrotico, aspirante suicida, che dà un passaggio al protagonista, Gaetano. Lo stimavo molto, perciò ho accettato subito il ruolo. Di lui ho un ricordo dolce e mi rammarico di non averlo frequentato di più dopo il film, ma il successo della pellicola lo ha travolto, rendendo complicato frequentarlo. Massimo aveva una comicità non gergale, una sua lingua privata, irresistibilmente umoristica. Era un genio della comicità moderna.

Dal 1996 ha condotto il programma Elisir su Rai3 per 20 anni. Qual è stato il segreto di questa longevità?

La formula è antica ma sempre efficace e si basa su quella che mi piace definire 'carità divulgativa', ricorrendo a una terminologia cristiana. Per essere apprezzati e seguiti dal pubblico quando si fa divulgazione medica occorre avere un atteggiamento non altezzoso, mettersi dalla parte del pubblico: in questo modo lo spettatore può riconoscersi nella semplicità del conduttore.

Da dove nasce questa passione per la medicina e la salute? È interessato anche ad altri settori scientifici?

Sono sempre stato incuriosito dal mondo della medicina, affascinato da scienziati come Louis Pasteur, Robert Koch, Edward Jenner, sapevo tutto su Esculapio e su Ippocrate. In generale mi ha sempre interessato la storia della scienza, di tutte le discipline, ma la medicina è quella che tocca più da vicino le persone. L'astronomia, per esempio, è affascinante ma lontana dal vissuto comune, la medicina invece ci coinvolge tutti in modo diretto.

Tra le sue attività c'è anche la docenza universitaria, ha insegnato comunicazione e giornalismo alle Università di Lecce, Bari, alla Sapienza di Roma e allo Iulm di Milano. Ritiene che questi corsi accademici aiutano i giovani a lavorare nel mondo della comunicazione?

La scienza della comunicazione è una disciplina interessante e attira molti giovani, attratti dalla sua indiscutibile modernità culturale oltre che dalla presunzione che possa offrire opportunità professionali in ambiti affascinanti: stampa, mass media, pubblicità. Ma è solo un'illusione: in realtà le richieste di lavoro in questi settori sono irrisorie. Rimane però un percorso formativo interessante e utile.

Lo scorso 25 maggio al Cnr ha partecipato all'evento 'Scienza e cinema' sulla divulgazione scientifica attraverso l'audiovisivo. Cosa pensa di questa modalità?

È senz'altro efficace. La buona divulgazione deve utilizzare tutti i supporti che ha disposizione, l'immagine però è fondamentale; non a caso anche con le parole si cerca spesso di evocare immagini, per essere più chiari e più incisivi.

Qual è il suo rapporto con le nuove tecnologie e i social media?

Sono curioso, ritengo siano una grande opportunità per raggiungere chi e cosa si vuole. È necessario però usarli con consapevolezza, sapendo cosa si cerca, altrimenti si finisce per utilizzarli in modo sbagliato o addirittura pericoloso, come raccontano le cronache di questi giorni in cui si parla del 'Blue whale', il gioco diffusosi in Rete, sospettato di aver condotto alcuni giovanissimi al suicidio.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Viaggiare, per curiosare, conoscere e per realizzare accostamenti golosi, come ad esempio andare nelle isole greche a leggere i classici o i poeti inglesi, amanti di quei luoghi. Il viaggio mi affascina perché è emozione. E poi, naturalmente, continuare a fare televisione.

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