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Mascherine, uso ed efficacia

Mascherine anticovid
di Marina Landolfi

La ricerca condotta dall’Associazione italiana di chimica tessile e coloristica sulle mascherine anticovid ha evidenziato come la probabilità di infezione cambia in modo non lineare con la quantità di materia respiratoria cui è esposta una persona. Tra i vari aspetti analizzati l’efficacia nella limitazione della trasmissione del virus, lo smaltimento e la sostenibilità ambientale

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Il Quaderno dell’Associazione italiana di chimica tessile e coloristica, pubblicato lo scorso dicembre ancora in stato di emergenza anti Coronavirus, ha analizzato i Dispositivi di protezione individuale (Dpi) contro il Covid-19, nello specifico le mascherine, diventate un nostro accessorio durante la pandemia. Nell’introduzione vengono presentati i vari Dpi, le attrezzature che i lavoratori devono indossare o tenere per la loro sicurezza durante il lavoro, mentre l’articolo curato da Antonio Mauro “Mascherine anticovid: documenti sullo stato dell’arte” approfondisce vari argomenti sul tema: dall’efficacia nella limitazione della trasmissione di Sars-CoV-2 ai punti di forza/debolezza delle maschere di protezione, dalla fabbricazione delle chirurgiche alla loro sostenibilità ambientale ed economica. L’uso delle mascherine ci protegge con un controllo della fonte, riducendo l'emissione e la diffusione di virus respiratori attraverso goccioline e aerosol trasportati dall'aria, e con la protezione di chi le indossa, riducendo l'inalazione di virus respiratori trasportati dall'aria. La probabilità di infezione cambia in modo non lineare con la quantità di materia respiratoria cui è esposta una persona: se la maggior parte indossa anche solo maschere chirurgiche, la probabilità di incontrare una particella virale è limitata, mentre negli ambienti chiusi, dove si respirare l’aria ‘di tutti’, bisogna ricorrere anche ad altri dispositivi di protezione, come la distanza e la ventilazione. L’analisi evidenzia l’efficacia delle mascherine, anche se è ancora oggetto di dibattito. Rispetto alle  Ffp2, con tassi di penetrazione delle particelle molto bassi (~5%), le chirurgiche hanno tassi più elevati e variabili (~30-70%); respirando, e soprattutto durante tosse e starnuti, il numero di particelle respiratorie che possono penetrare nelle maschere è notevole, per cui si dubita della loro efficacia. Inoltre, studi clinici hanno mostrato risultati incoerenti con alcuni che ne sottolineano solo un beneficio marginale o nessun effetto, e dati osservativi che mostrano invece che le regioni o le strutture con una percentuale più alta della popolazione che indossa le mascherine hanno un migliore controllo del Covid-19. Quindi come spiegare questi risultati contrastanti? In questo studio i ricercatori mostrano che l'efficacia della maschera dipende fortemente dall'abbondanza di virus nell'aria. Poiché solo poche particelle respiratorie contengono virus e la maggior parte degli ambienti si trova in un regime di virus limitato, indossare maschere può mantenere ridotto il numero di virus inalati e può spiegare l'efficacia osservata delle maschere per il viso nella prevenzione della diffusione del Covid-19. Tuttavia, condizioni sfavorevoli e la grande variabilità delle cariche virali possono portare ad un aumento di virus in determinati ambienti interni. La dipendenza non lineare dell'efficacia della maschera dalla concentrazione di virus nell'aria evidenzia anche l'importanza di combinarla con altre misure preventive, come una ventilazione efficace e il distanziamento sociale.

trasmissione Sars-CoV-2

Per lo smaltimento ogni paese europeo ha stabilito delle regole,  seguendo le linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità, trattandole come rifiuti indifferenziati o secchi. Nel Quaderno gli studiosi hanno confrontato lo stato dell’arte (inceneritore/discarica) e un’azione di riciclo specifica per il tessuto, presentando una serie di scenari per la gestione dei rifiuti tessili. Hanno applicato la metodologia Life Cycle Assessment (Lca), uno strumento utile nella selezione di prodotti e processi, dimostrando che con un riciclo meccanico si eviterebbe la produzione di rifiuti e si creerebbe nuova materia secondaria, utilizzabile per creare altre mascherine o materiali. Per smaltire l’aumentato uso di dispositivi medici tessili monouso il Centro tessile cotoniero e abbigliamento e l’Unione degli industriali della provincia di Varese hanno promosso il progetto Expert Network on Textile Recycling (Enter), a cui hanno aderito centri di ricerca e associazioni di imprese del settore di Italia, Germania, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia.

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