Focus: Sole

Un ponte tra le ere dell’umanità

Giulio Cesare
di Maurizio Gentilini

A gettarlo è la misurazione del passare del tempo attraverso i calendari, che si basano sull’anno solare, stabilito dal moto della Terra attorno al Sole e che hanno come punti di riferimento i solstizi invernale ed estivo. Un sistema che da Giulio Cesare è arrivato fino a papa Gregorio XIII, e che ancora oggi utilizziamo, come ricorda Maurizio Gentilini del Dipartimento scienze umane e sociali, Patrimonio culturale del Cnr

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Lo studio di Albert Einstein che illustrava la teoria della “Relatività speciale” venne pubblicato nel 1905. L’evidenza sperimentale che identificava la velocità della luce come assoluta dettava anche una nuova comprensione delle grandezze fisiche, dei concetti di spazio e di tempo e delle relazioni che li legavano. La nozione di tempo elaborata nel corso dei secoli dal pensiero occidentale veniva messa profondamente in discussione. Tutti i termini che concorrevano alla definizione del tempo - misura, movimento, evoluzione… - vennero riconsiderati secondo nuovi paradigmi, fino a mettere in discussione la possibilità stessa della sua esistenza. Persino la dimensione religiosa e varie tradizioni teologiche - si pensi al cristianesimo, il cui libro sacro inizia con l’espressione “in principio” - vennero profondamente scossi da queste nuove prospettive.

A mantenere una stretta relazione tra mondo antico e contemporaneità sono i calendari - da quello romano che la tradizione indica come istituito da Romolo, a quello giuliano voluto da Gaio Giulio Cesare, fino a quello gregoriano introdotto nel 1582 da papa Gregorio XIII e applicato ancora oggi in quasi tutto il mondo - che definiscono un sistema convenzionale di misurazione del tempo, basato sull’anno solare, definito dalla posizione della Terra nel moto di rivoluzione attorno al Sole.

I solstizi invernale ed estivo sono due punti di riferimento di tale modello. La misura del tempo che definisce l’era cosiddetta cristiana fece propri questi due elementi cardine, già profondamente inseriti nelle culture pagane dell’antichità e nelle cosmologie classiche. Anche la ricorrenza del Natale segna un travaso dalle credenze e dalle mitologie preromane alla cronologia e alla ritualità cristiana, per poi segnare la misura del tempo e la prospettiva storica di tutto l’Occidente.

Il Natale va ricondotto alla nascita del Sole e al culto del “Sol Invictus”, diffuso ab immemorabili in Oriente e sulle sponde del Mediterraneo: Horus per gli egiziani, Mitra nel mondo indopersiano, Helios nella tradizione greca. Divinità che rinasce, sconfigge le tenebre e il male, diventa invincibile.

Sole

Il 25 dicembre del 274 d.C. l’imperatore Aureliano codificò la festa del Sole, che divenne la principale divinità dell’impero. Chiara la coincidenza della data con il solstizio d’inverno, giorno più corto dell’anno, ma che segna la prospettiva di una ripresa di potere della luce sul buio. Nel 321 Costantino emanò un decreto che inseriva nel calendario ufficiale il “Dies Solis”. Nove anni più tardi - in contemporanea con la fondazione di Costantinopoli - la stessa data diventava ufficialmente la festività che faceva memoria della nascita di Cristo. Nel 337 anche la Chiesa, come riferito da Giovanni Crisostomo, dichiarava che la natività del Salvatore doveva essere proclamata in quel giorno e la inseriva nei calendari liturgici.

Analogo (e opposto) meccanismo per il solstizio d’estate, giorno in cui le ore di luce superano al massimo grado quelle di buio. Il legame tra tradizioni antiche e cultura cristiana si rifanno in questo caso alla figura di Giovanni Battista (festeggiata il 24 giugno), predicatore di un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, annunciatore della venuta del Messia atteso dalla tradizione ebraica e dell’era messianica profetizzata dalla Torah, caratterizzata da pace e giustizia.

In tutte le epoche, l’umanità ha dimostrato la tendenza - più o meno razionalmente, più o meno religiosamente - a identificare nel Sole un simbolo di rinascita e vita.

Fonte: Maurizio Gentilini, Dipartimento scienze umane e sociali, Patrimonio culturale, e-mail: maurizio.gentilini@cnr.it

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