A tu per tu con Margherita Hack
"A tu per tu con la scienza" (Luigi Pellegrini Editore) di Francesco Kostner, giornalista e responsabile comunicazione dell'Università della Calabria, è una raccolta di incontri con scienziate e scienziati noti al grande pubblico. Ne scopriamo dettagli inediti, ma anche gli orizzonti, i valori, l'impegno in altre sfere della vita. Per l'Almanacco abbiamo scelto uno stralcio di intervista all'astrofisica fiorentina, una delle ricercatrici italiane più amate
Ci sarebbero diversi modi per iniziare un’intervista con una scienziata del calibro di Margherita Hack. Potrei chiederle, per esempio, del lungo lavoro che per decenni le ha consentito di scrutare l’Universo; dei risultati ottenuti durante questo percorso, dei progetti e delle iniziative di ricerca internazionali ai quali ha assicurato il suo contributo. Ma sarebbe una scelta in qualche modo scontata: tutti conoscono Margherita Hack sotto questo profilo. Vorrei invece partire dal basso. Se mi permette di usare l’espressione: da “sotto le stelle”. Per capire come Margherita Hack vede il nostro Paese. La nostra società. I suoi problemi. Le sue prospettive.
"Beh, da questo punto di vista avrei preferito continuare a discettare di stelle e pianeti! Sono molto delusa e, soprattutto, preoccupata di come vanno le cose in Italia. Non che gli altri se la passino meglio, ma la nostra è una situazione particolarmente difficile e causa di disagio tra i cittadini per ragioni che non attengono soltanto alla dimensione economica. E, poi, non possiamo sempre giustificare i problemi di casa nostra sostenendo che non siamo gli unici a soffrire. È un italico difetto, una modalità tutta nostra di comportarci, comodamente sbandierata all’occorrenza, che dobbiamo finalmente, e in modo definitivo, sostituire con atteggiamenti seri e responsabili".
Cominci a dare il suo contributo. Cosa ci rende diversi dal resto del mondo?
Qualcuno, che però dimostrerebbe di non avere a cuore le sorti dell’Italia, e che soprattutto non mi conosce bene, potrebbe anche suggerirmi di trascorrere serenamente questa fase della mia vita senza pormi troppi problemi. Da pensionata della ricerca. Per me, però, sarebbe come scegliere il suicidio. E decidere di imprigionare il mio cervello, che si è sempre attivamente occupato non solo di stelle e di pianeti, ma di tutto ciò che ha potuto prendere in considerazione, condannandolo ad una sorta di “ergastolo biologico”. Ho il dovere, invece, di continuare a far conoscere il mio pensiero, e non soltanto sui problemi della Fisica. E di esprimere – quando mi viene richiesto – le mie opinioni. D’altra parte, non ho mai legato all’età il mio diritto, e la mia necessità, come donna e cittadina, di esprimere ciò che penso. L’ho fatto quando avevo venti anni, e in contesti politici molto differenti da quelli attuali, almeno sul piano formale, non rinunciando mai ad essere me stessa, figuriamoci se riuscirei a farlo adesso. Non potrei per nessuna ragione privarmi di questa possibilità proprio oggi, che ho 89 anni: significherebbe rinnegare i principi e i valori nei quali ho sempre creduto e che ho anteposto senza titubanze a qualunque altra cosa (...).
Ad un nostro giovane, oggi, nonostante tutto, non direi mai una parola capace di scoraggiarlo, perché sarebbe contrario alla mia logica e al mio modo di essere; ma è difficile non comprendere il disagio e la frustrazione che affliggono migliaia di ragazze e ragazzi, di laureati senza lavoro, di ricercatori senza prospettive. Cosa raccontiamo a queste persone? Diamo loro una pacchetta sulle spalle parlando di logica del profitto e di globalizzazione? Possiamo continuare a riempirci la bocca di frasi come: “creare opportunità”, “assicurare il diritto al lavoro”, senza che esistano le condizioni? Ecco quello che manca: una strategia degna di questo nome.
Come vede la donna oggi?
Molto meglio che ai miei tempi. Ha tutti i diritti, per legge. Magari non può dirsi la stessa cosa sul piano pratico, ma certamente sono stati fatti passi in avanti verso l’affermazione di una società in cui uomini e donne sono sullo stesso piano. Forse le donne peccano ancora di eccessiva timidezza, mentre devono pretendere di essere considerate e di avere quello che spetta loro in rapporto alle capacità che dimostrano. Molto dipende dall’educazione che si riceve.
Cosa le hanno insegnato i suoi genitori?
Ho avuto una famiglia che era avanti di un secolo ai suoi tempi. I miei erano perfettamente uguali. Chi ha portato avanti la famiglia è stata la mamma perché il babbo, che era antifascista, non poteva lavorare. Io ho sempre saputo che dovevo studiare e riuscire con le mie capacità. Sono andata avanti sempre con questo spirito. E mi sono trovata bene. Nella ricerca scientifica come nelle gare di atletica. Da questo punto di vista, lo sport, che ho praticato a livello agonistico, è molto formativo.
Lei è atea. Ma la sua attività, scrutare l’Universo, le stelle, i pianeti, non le hanno mai fatto venire dubbi?
La scienza non è certo in grado di rispondere a tutto. Ha i suoi limiti, che cerca continuamente di superare. Sa dire, per esempio, come è fatto l’Universo, come funzionano i pianeti e le stelle; di meno, o non del tutto, perché c’è l’Universo, perché è iniziato, se è iniziato, o se è sempre esistito. Però, rispondere che Dio l’ha voluto, mi sembra un po’ troppo facile.
La sua fede, perciò, è la Scienza?
Nel senso che cerca, razionalmente, con esperimenti e osservazioni, di scoprire quali sono le leggi che regolano il mondo, la nostra vita, il nostro corpo. E in base a queste osservazioni trarre appunto le leggi generali.
Pensa mai a cosa sarà dopo la vita?
Non è importante. Non mi interessa. La penso come gli epicurei: finché sono viva non c’è la morte, quando c’è la morte non ci sono più io.
E che idea ha in proposito?
Credo nell’aldiquà, l’aldilà non mi riguarda. Così come non credo nell’anima come qualcosa di eterno. L’anima è il software del nostro cervello, che si forma con l’esperienza fin da quando si nasce. Il bambino, che tocca tutto, fa esperimenti. E con il passare dei mesi e degli anni, questi esperimenti formano il suo software, cioè quella serie di condizioni che ci fanno vivere. Tutto, insomma, è il frutto delle nostre esperienze.
Cosa non sopporta nelle persone?
Il moralismo ipocrita. Agire facendosi condizionare dagli altri. Ognuno deve avere la capacità di autodeterminarsi, di scegliere liberamente. Di dire: “Sento di far questo!”; e di procedere nella direzione che ha scelto senza ostacoli. Naturalmente mai perdendo di vista le esigenze degli altri. E le regole di una convivenza che, insieme al riconoscimento dei diritti, impone doveri ad ognuno di noi.
I condizionamenti rimangono forti?
Meno accentuati rispetto a ieri, ma ancora radicati nella società. Essere una coppia non sposata oggi, per esempio, è normale. Nessuno si vergogna più di dire: convivo con tizio o con caio, mentre una volta era motivo di scandalo. Lo stesso non può dirsi nei confronti degli omosessuali. Non tutti li accettano. Forse più che di moralismi, c’è ancora molta paura per i diversi. Non si capisce che essere eterosessuale, o omosessuale, è un fatto naturale e dipende dal nostro Dna. Così come una persona nasce ambidestra, destrorsa o mancina, così può nascere eterosessuale o omosessuale. Il fatto di appartenere ad una minoranza, però, non vuol dire che essa sia sbagliata. È una minoranza e va rispettata.
Qual è stata l’emozione più grande per lei sul piano scientifico?
Nel 1957 avevo studiato una stella molto strana utilizzando materiale dell’osservatorio di Monte Palomar. Avevo spiegato alcuni fenomeni fisici ipotizzando l’esistenza di una sorgente, una stella compagna, molto più debole, ma estremamente più calda, e quindi più ricca di radiazioni ultraviolette, che eccitavano la stella visibile. Ma era una semplice ipotesi, che non potevo provare. Ho avuto conferma della fondatezza del mio modello nel 1978, quando ho potuto osservare questa stella dallo spazio e verificare sul campo la validità della mia analisi scientifica. È stato un momento importante della mia attività di scienziata, che mi ha procurato molta soddisfazione.
Il momento che, invece, le ha fatto capire i suoi limiti di scienziata?
Non ho mai pensato di essere la persona più intelligente e capace della Terra, ma una studiosa consapevole di ciò che poteva e non poteva fare. Disposta a investigare con umiltà i segreti della vita. Per questo non ho mai subito shock di alcun genere.
Lei è una bravissima divulgatrice scientifica. Spiegare agli altri le cose più difficili quale soddisfazione regala?
Mi fa piacere far capire che tante cose, sorprendenti per i più, sono più facili di quanto si creda. E poi aiuta a combattere i pregiudizi. L’ignoranza. I condizionamenti. A rispondere in maniera “umana”, attraverso la scienza, a problemi che invece si vorrebbe assegnare ad una sfera diversa.
Abbiamo da poco celebrato i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. Ci siamo arrivati nel modo giusto?
Non mi pare. Il risultato, comunque, non è da buttar via. Ha svolto un grande ruolo nella sollecitazione della coesione nazionale il Presidente della Repubblica. Certo, mi riesce difficile capire alcune posizioni, come quelle della Lega. Celebrare l’Italia, invece, è stato importante. Siamo una nazione. Dalle Alpi alla Sicilia, anche se parliamo dialetti diversi, ci si capisce tutti. E in questo la radio e la televisione sono stati molto utili. Abbiamo una storia comune. Vizi e abitudini comuni. Quando siamo all’estero fa piacere sentire qualcuno che parla italiano. Siamo indiscutibilmente un’unica realtà. Credo, dunque, che sia stato non solo giusto, ma necessario, celebrare l’Unità d’Italia.
C’è vita nell’Universo?
Credo di sì. Sarebbe assurdo pensare che esista solo sulla Terra. Sappiamo che la composizione chimica dell’Universo è molto uniforme, che è regolato dalle stesse leggi fisiche della Terra, che ci sono moltissimi pianeti extrasolari, cioè in orbita intorno ad altre stelle. Sarà estremamente difficile, però, arrivare a forme di contatto con altre realtà perché le distanze sono enormi e la velocità della luce rappresenta un limite insuperabile.
Cosa avrebbe voluto fare in più la scienziata Margherita Hack?
Forse avere la fantasia giusta per fare una grande scoperta. Ma non me ne faccio un cruccio. Ho la fortuna di accontentarmi di ciò che so fare e per questo sono sempre stata e mi sento una persona felice.
Titolo: A tu per tu con la scienza
Categoria: Saggi
Autore/i: Francesco Kostner
Editore: Pellegrini
Pagine: 240
Prezzo: 19,00