2017: l'Italia perde l'Ema ed esce dai mondiali di calcio
La mancata destinazione dell'Agenzia europea del farmaco a Milano, in favore di Amsterdam, e l'eliminazione degli azzurri dal mondiale di calcio: due prestigiose occasioni perse che hanno dirottato ingenti risorse economiche in altri Paesi
L'anno che si sta per concludere ha riservato all'Italia due 'esclusioni' di natura molto diversa, la mancata assegnazione dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) a Milano e l'eliminazione della nazionale di calcio da Russia 2018. Un elemento accomuna i due fatti: entrambe avrebbero portato al nostro Paese un significativo indotto economico, oltre che prestigio. Per quanto riguarda l'Agenzia europea del farmaco “è stata una profonda ferita per il modo in cui Milano è stata esclusa, pur rimanendo in testa fino al penultimo turno di votazioni”, commenta Giuseppe Sconocchia, direttore dell'Istituto di farmacologia traslazionale (Ift) del Consiglio nazionale delle ricerche. Milano guidava la corsa davanti ad Amsterdam per 12 a 9, ma dei 5 voti dati a Copenhagen ben 4 sono andati alla città olandese, che ha rimontato per essere poi favorita nel sorteggio. “L'acquisizione dell'Ema avrebbe aumentato la competitività del capoluogo lombardo, attraendo operatori farmaceutici e realtà imprenditoriali.
"L'esito della vicenda comporta una mancata occasione di sviluppo economico e tecnologico, sia nella farmaceutica, sia nelle scienze biomediche", prosegue il direttore Ift-Cnr. Milano continua nonostante tutto ad avere potenzialità di crescita tecnologica, scientifica e medica. “Confido che i due grandi progetti con sede a Milano, 'Technopole' al quale il Cnr partecipa, e la 'Città della salute' dell'Humanitas, ci faranno presto dimenticare la delusione", conclude Sconocchia. "Certo è un'occasione persa per il mercato immobiliare, le vendite al dettaglio, gli alberghi e le agenzie di viaggio, senza contare l'incremento dei flussi di passeggeri negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie”.
Un'altra esclusione, di tipo del tutto diverso, molto avvertita a livello pubblico, è avvenuta una settimana prima: lo 0 a 0 della partita con la Svezia giocata nello stadio di San Siro il 13 novembre ha segnato l'eliminazione degli azzurri dai mondiali di calcio. Non accadeva da 60 anni. Anche non partecipare alla più importante competizione calcistica ha una significativa ricaduta di tipo economico: fra sponsor, diritti televisivi e premi Fifa è stato calcolato che il nostro Paese perderà circa 100 milioni di euro. Poi c'è l'aspetto emotivo, ben esemplificato dalle lacrime, a fine partita, del portiere Gigi Buffon. “Ci sono eventi sportivi che segnano l'immaginario collettivo di un'intera generazione e che fondano un sentimento condiviso, quello che permette di dire 'c'ero anch'io'”, commenta Mattia Vitiello dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr.
Eppure gli eventi sportivi oggi sembrano avere un minore impatto sulla collettività. “Basta leggere i giornali dell'epoca per capire che, quando nel 1958 siamo stati eliminati dalla nazionale irlandese, l'esclusione per gli italiani fu ben più dolorosa. Lo stesso discorso vale anche per le vittorie: pensiamo alla ben più forte reazione degli italiani alla vittoria del 1982 rispetto a quella del 2006”, conclude il ricercatore dell'Irpps-Cnr. "Il motivo sta anche nella diffusione delle notizie attraverso i nuovi media. Una partita importante può essere seguita su smartphone, pc o tablet, in qualsiasi luogo. Questo ha fatto perdere agli incontri sportivi il carattere di rito collettivo di un tempo, quando si poteva seguirli solo allo stadio o in televisione e si creava una comunità: oggi questa liturgia è frammentata, è aumentata la segmentazione del pubblico”.
Fonte: Giuseppe Sconocchia, Istituto di farmacologia traslazionale, e-mail: giuseppe.sconocchia@cnr.it; Mattia Vitiello, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma, tel. 06/492724211, e-mail: mattia.vitiello@irpps.cnr.it