Saggi: Animali

Un Nobel che fa resuscitare i polli

Copertina del volume Il pollo di Marconi
di Marco Ferrazzoli

Chi l’ha detto che sulla scienza non si scherza? “Il pollo di Marconi” (Dedalo) di Vito Tartamella dimostra esattamente il contrario. Tra scoperte fantasiose, invenzioni inventate, animali e piante inesistenti. Con protagonisti del calibro di Marconi e Fermi

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“Il pollo di Marconi” che dà il titolo al libro di Vito Tartamella era stato preparato e incautamente abbandonato nella cucina della villa dell’inventore del wireless, che si divertì ad animarlo collegandolo a due elettrodi per spaventare la cuoca donna di servizio. Ma “quel matto”, come qualcuno a Sasso chiamava il giovane Guglielmo, non è stato l’unico stravagante protagonista del progresso tecnico-scientifico. La “tassonomia delle burle” raccolta dal giornalista di Focus è anzi estesa quanto variegata. Va dal fisico Stronzo Bestiale ai colleghi Kabelschacht, che in tedesco significa “canali dei cavi”, e Peter Orno, abbreviato in P.Orno; dagli acronimi MERDA e FICA (Folded Inverted Conformal Antenna), accolti in riviste referenziate, ai Pesci d’aprile sul “mappamondo piatto” o sulle patatine create per distruggere la società.

Si potrebbe pensare a semplici burle, opera magari di giovani dottorandi o studenti, e talvolta è stato così. Achille Starace, segretario del Partito nazionale fascista, fu per esempio vittima dei goliardi all’Università di Padova (che oggi custodisce il GaudeaMUSI, Museum Goliardicum Patavinum). In questo senso gli scherzi scientifici sono una sorta di fake news innocue: bugie, falsità, imbrogli che, al contrario delle “bufale”, hanno solo lo scopo di divertire e divertirsi. Allo scopo ludico, secondo Tartamella, si unisce però in questa “operazione culturale molto più profonda di un semplice divertissement” una “consapevolezza della propria identità e del proprio valore”.

In effetti la galleria propone, Marconi a parte, altri quattro burloni da Nobel (e non da IgNobel, il premio alle ricerche strampalate): Enrico Fermi (con “bombe di sodio negli orinatoi”), Hans Bethe, Richard Feynman, Andre Geim. Nonché due geniali inventori come Nikola Tesla e Benjamin Franklin; William Osler, uno dei padri della medicina moderna; riviste del calibro di Science, Nature, British Medical Journal, Scientific American; enti di ricerca quali Nasa, Fermilab, Agenzia Spaziale Europea, Cern (con le nuove particelle di Eggs, dopo quella di Higgs, e bigone, gioco di parole da big one, “quello grande”), Massachusetts Institute of Technology (sul quale uscì la notizia: “La Walt Disney compra il Mit per 6,9 miliardi di dollari”).

Cospicuo il capitolo delle “invenzioni fasulle”: il turboencabulatore, il congegno per spedire email telepatiche, il server alimentato a patate, il Wi-Fi da collegare al water, la mini tastiera per copioni con i tre soli tasti Ctrl, C e V, la finta bici e lo sciacquone del WC attribuiti a Leonardo da Vinci (trovate a metà tra “Non ci resta che piangere” con Troisi e Benigni e un romanzo di Dan Brown). Alcune tipologie beffarde sono ormai divenute dei classici, per esempio gli animali inesistenti come i rinogradi, annoverati nel 1979 in un serio manuale dei mammiferi. E hanno i loro maestri riconosciuti, nel caso della “fantazoologia” Gerolf Steiner, in quello della “botanica parallela” il disegnatore italiano Leo Lionni, per l’“enciclopedia immaginaria”, Luigi Serafini. Ciò che colpisce è soprattutto l’osmosi tra scienza inventata e mondo reale, come nel caso della “crociata anti glutammato” nata per scommessa. In altri casi siamo invece nella surrealtà, come il neuroscienziato che ha inviato un foglio bianco, intitolato “Autotrattamento infruttuoso di un caso di blocco dello scrittore” al Journal of Applied Behavior Analysis: la rivista l’ha molto spiritosamente pubblicato come “la ricerca più breve nella storia della scienza”.

Possiamo orgogliosamente rivendicare in questo pantheon la presenza del Cnr, con un gruppo di ricercatori di Pavia che il 1° aprile (ma non era un pesce) del 1996 ha pubblicato su Nature Genetics la ricerca con cui è riuscito a identificare il gene che causa una grave e rara malattia cardiaca della prima infanzia. Nominando però le sostanze scoperte “tafazzine”, in omaggio al noto Tafazzi del trio comico Aldo Giovanni e Giacomo e in ricordo del “lavoro sfiancante quasi masochista” condotto dal team. Uno scherzo, in questo caso, dal risultato serissimo.

Titolo: Il pollo di Marconi
Categoria: Narrativa
Autore/i: Vito Tartamella
Editore: Dedalo
Pagine: 283
Prezzo: 18.00

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