Tra adozioni e abbandoni
Animali sempre più presenti nelle nostre case. Cerchiamo di far luce su una tendenza esplosa con la pandemia, avvalendoci dell’aiuto di Serena Iacono Isidoro, psicologa dell'Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica del Cnr
Il legame tra uomo e animali esiste fin dagli albori della civiltà. Nel corso del tempo si è evoluto fino ad arrivare ai giorni nostri, sulla base di numerose evidenze scientifiche a impiegare gli animali anche come strumento di cura, in particolare negli ospedali e nelle case di riposo per anziani, dove le persone sono separate dai propri cari. Anche nel caso di persone colpite da disturbi dello spettro autistico, che presentano difficoltà a comunicare con gli altri, gli interventi assistiti con gli animali hanno mostrato effetti incoraggianti: rapido miglioramento del livello di attenzione e della frequenza delle interazioni sociali, sia verbali sia non verbali, e riduzione delle stereotipie comportamentali.
“Vivere con un animale domestico è un ottimo antidoto contro la solitudine e l'isolamento, un vero e proprio sostegno sociale nonché un fattore protettivo contro problemi e disturbi di natura psicofisica”, sostiene Serena Iacono Isidoro, psicologa e ricercatrice dell'Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica (Irib) del Cnr. “Anche semplicemente accarezzare un animale costituisce un fattore calmante del sistema neurovegetativo, riducendo i livelli di cortisolo e producendo un potente effetto tranquillizzante sul battito cardiaco e la respirazione. Il contatto fisico attiva dei processi regolatori nascosti che influiscono direttamente sulle funzioni fisiologiche, come il ritmo sonno-veglia e la funzionalità immunitaria”. Le restrizioni e la necessità di trascorrere tanto tempo a casa imposte dalla pandemia da Covid-19 hanno poi spinto molte persone a cercare una compagnia, un impegno, un diversivo, questo spiega il boom di adozioni da canili e da allevamenti: “Prendersi cura di un animale domestico stimola il nostro senso di responsabilità nei confronti di un’altra vita. Dedicargli cure risponde a un nostro bisogno inconsapevole di accudire quella parte interna di noi più vulnerabile e indifesa: accudire un animale spesso è un modo per accudire e fornire conforto anche a noi stessi”.
La responsabilità di un animale domestico, però, può anche essere vissuta come un peso, soprattutto se si conduce una vita molto carica di impegni. Non sono rari i casi di padroni che dopo un’adozione restituiscono il proprio “amico a 4 zampe” perché non avevano considerato l’impegno necessario. C'è poi chi per liberarsene li abbandona; a questo proposito la Polizia di stato ha lanciato una campagna social contro l'abbandono degli animali, #lamiciziaèunacosaseria, per prevenire il fenomeno che è causa anche di incidenti stradali.
Possedere animali da compagnia è anche costoso, in alcune circostanze, le difficoltà di accesso a servizi specifici rende difficile vivere con animali da compagnia. Eppure, chiunque abbia avuto un pet sa quanto. Fido e Micio reagiscano in modo sintonico agli stati d'animo umani, mostrando affetto e accoglienza. “Diverse ricerche etologiche hanno sottoposto coppie di cani-padroni alla Strange Situation (Ainsworth, 1978), una metodologia osservativa utilizzata per studiare il legame di attaccamento tra madre e bambino. Tali studi hanno mostrato una comparabilità dei modelli di attaccamento coerente con l'ipotesi che canidi e primati siano sotto questo profilo organizzati secondo linee generalmente simili”, prosegue la ricercatrice del Cnr-Irib. “Cani con padroni fortemente responsivi, affettuosi e attenti mostrano buone interazioni con l’ambiente e con il padrone, nonché una preferenza per questo alla presenza dell’estraneo. Diversamente, se l'uomo è poco attento alle sue manifestazioni affettive, i cani possono manifestare ansia da separazione con pianto, tentativi di fuga e tendenza ad accentuare la propria presenza rompendo oggetti e facendo i bisogni in casa”.
Per quanto affettivamente importanti, gli animali domestici rimangono pur sempre animali, con esigenze e necessità differenti dalle nostre. Dimenticare questa differenza rischia di caricarli di ansie eccessive o antropomorfizzazioni grottesche, diminuendo inevitabilmente la loro qualità di vita. “Il boom di acquisti di accessori che sviliscono le loro caratteristiche naturali (passeggini, copri-orecchie, vestitini, etc), umanizzano eccessivamente gli animali che, invece, hanno bisogno di correre, sgambare, annusare, cacciare, sporcarsi liberamente. Tale atteggiamento può essere la spia di una proiezione troppo marcata dei nostri bisogni su un altro essere vivente, tanto da renderci ciechi verso le loro reali necessità” commenta Iacono Isidoro.
Fonte: Serena Iacono Isidoro, Istituto per la ricerca e l'innovazione biomedica, e-mail: serena.iaconoisidoro@irib.cnr.it