Focus: Mediterraneo

Il ruolo del Mediterraneo nell’economia mondiale al tempo della pandemia

Canale di Suez
di G. C.

L’attuale evoluzione geopolitica internazionale, con la ricerca di un nuovo equilibrio fra Usa, Russia, Europa e Cina rende necessaria una riflessione sul ruolo dell’Europa, anche in una possibile prospettiva di crescita economica. In questo contesto, il Mediterraneo, attorno al quale si produce il circa il 10% del Pil mondiale, acquisisce una nuova, non scontata, centralità, come sottolinea Giovanni Canitano dell’Istituto di studi sul Mediterraneo del Cnr

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Il posizionamento del Mediterraneo nello scenario geoeconomico internazionale rappresenta oggi una concreta opportunità di sviluppo e stabilità dell’area, con benefici sia per la sponda nord che per quella sud. Numerosi indicatori fanno emergere questa tendenza. Il commercio estero dei principali Paesi del mondo, tra i quali Cina e Usa, e dell’Europa (Germania, Italia, Francia, soprattutto) verso i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo è in costante crescita dal 2002. Negli ultimi 20 anni, se si escludono gli effetti della pandemia, le economie dei Paesi dell’area mediorientale e del nord Africa hanno presentato una cresciuta media del Pil del +4,4% annuo, contro una media Ue28 del +1,9%. Altro indicatore importante è il miglioramento costante e significativo del reddito pro capite di questi Paesi, negli ultimi anni.

Una analisi del ruolo del Mediterraneo non può prescindere dalla considerazione dell’affacciarsi di un nuovo attore sulla scena dell’area: la Cina. Il Paese asiatico ha aumentato il suo commercio estero con quest’area di oltre l’800% negli ultimi 15 anni; gran parte di questo volume di affari è transitato attraverso il Canale di Suez che, grazie all’allargamento avvenuto nel 2015, è oggi lo snodo principale del traffico marittimo mondiale (attualmente, Suez registra un traffico totale che è quasi il quadruplo di quello del Canale di Panama). Suez assume valenza strategica anche rispetto al rilancio della Belt and road initiative (la vecchia via della seta). La strategia di rafforzamento della presenza nel Mediterraneo è testimoniata oltre che dagli investimenti cinesi nel Canale e in Egitto, anche dalla presenza nei porti del Pireo, in Israele, Spagna e Italia.

Il Mediterraneo rappresenta per la Cina il punto di snodo e approdo verso due mercati (a Nord l’Europa a Sud l’area Mena) che insieme rappresentano l’area di Pil e di commercio più grande al mondo (15.500 miliardi di euro, il primo, oltre 3.500 miliardi, il secondo) capace di coniugare, oltretutto, la componente manifatturiera con quella energetica.

Un’ultima considerazione importante. Il Mediterraneo rappresenta per la Cina anche l’hub per raggiungere la sponda Atlantica degli Stati Uniti. L’alternativa via Panama è diventata meno attraente a causa del gigantismo navale (generatore di grandi economie di scala), che richiede di viaggiare sempre a pieno carico. La rotta da Shanghai a New York attraverso il canale di Panama presenta molti giorni di navigazione solitaria nel Pacifico con poche fermate per scarico merci e approvvigionamenti. La rotta che attraversa Suez, a fronte di un solo giorno di differenza, assicura molti scali in Paesi importanti, dal Pakistan ai Paesi del Golfo, prima di arrivare nell’area euro-mediterranea. Si consideri, infine che il Mediterraneo è la porta di accesso per l’Africa, continente in grande sviluppo grazie ai consistenti investimenti cinesi: tra il 2005 e il 2017 Pechino ha sottoscritto contratti in 46 dei 54 Stati africani per un valore pari a 326 miliardi di dollari (il 20% di tutti gli investimenti a livello mondiale).

Canale di Panama

Canale di Panama

Tornando al “peso” del Mediterraneo nell’economia mondiale, va detto che i Paesi dell’area incidono per circa il 10%. I principali indicatori economici ci segnalano che l’area del Mediterraneo incide per il 9,9% sul prodotto interno lordo globale, per il 10,2% in termini di export e per circa il 9,4% con riferimento allo stock di Investimenti diretti esteri in entrata. Per le tre grandezze menzionate, il Mediterraneo ha subito un arretramento tra il 2019 e il 2020, segnale che i Paesi che ne fanno parte hanno subito maggiormente le conseguenze economiche della crisi pandemica. Ai primi tre posti per valore del Pil tra i Paesi mediterranei troviamo, tre Paesi della sponda nord, rispettivamente Francia, Italia e Spagna, che incidono, insieme, per circa i 2/3 del totale dell’area.

L’andamento del Pil nel corso della pandemia è risultato fortemente negativo (ad es. nel 2020, stimata a -7,3% per il totale dell’area mediterranea, una contrazione pari a oltre il doppio rispetto alla media mondiale pari a -3,6%). L’andamento dei Paesi del Mediterraneo è risultato, tuttavia, fortemente differenziato. I Paesi della sponda settentrionale del Mediterraneo appaiono quelli maggiormente colpiti, mentre alcuni Paesi della sponda meridionale e sud orientale hanno retto meglio la crisi.

Anche la graduatoria dei Paesi mediterranei per valore delle esportazioni vede i principali tre Paesi euro-mediterranei ai primi posti. Le esportazioni di questi tre Paesi pesano per il 72% sul totale delle esportazioni dell’area. L’Italia, nella classifica riferita al 2020, supera la Francia, grazie a una riduzione dell’export meno marcata rispetto alla Francia. Guardando al peso dei prodotti energetici sull’export di ciascun Paese, anche in questo caso la situazione risulta altamente variegata. Oltre ai Paesi della sponda meridionale, tradizionali Paesi esportatori di prodotti energetici fossili (Algeria, Libia e, in misura minore, l’Egitto) anche per Paesi della sponda europea del Mediterraneo, come Grecia e, soprattutto, Slovenia, l’incidenza dei prodotti energetici sulle esportazioni del Paese raggiunge percentuali notevoli. I tre principali Paesi euro-mediterranei si confermano, inoltre, come i principali attrattori di investimenti dall’estero, in un ordine che vede al primo posto la Francia, seguita dalla Spagna e, a distanza, dall’Italia.

Fonte: Giovanni Canitano Istituto di studi sul Mediterraneo, e-mail: giovanni.canitano@ismed.cnr.it

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