Focus: Spazio

L’Italia e il Cnr negli anni della “corsa” allo spazio

Progetto San Marco
di Maurizio Gentilini

Tra la fine degli anni ’50 e la prima metà del decennio successivo il Consiglio nazionale delle ricerche ebbe un ruolo fondamentale nei primi progetti dedicati all’attività aerospaziale in Italia, soprattutto attraverso il progetto San Marco. Così il nostro Paese divenne "medaglia di bronzo" in questa corsa

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Il 19 dicembre 1964, sulla scrivania del presidente del consiglio Aldo Moro, veniva recapitato un messaggio di congratulazioni del presidente degli Stati Uniti Lindon B. Johnson per il successo del lancio dalla base Nasa di Wallops Island (Virginia) del primo satellite italiano, tappa iniziale del progetto denominato “San Marco”. Una dichiarazione della Casa Bianca lo definiva una “pietra miliare nella cooperazione dell’attività spaziale internazionale”, sottolineando come “per la prima volta un Paese diverso dagli Stati Uniti e dall’Unione Sovietica abbia messo in orbita un suo satellite scientifico”. Johnson rammentava con soddisfazione “l’accordo italo-americano per questo progetto" e formulava gli auguri per il successo del programma, che prevedeva “la difficile operazione di lanciare un satellite dello stesso tipo da una piattaforma oceanica vicino all’equatore”.

Nel 1957 lo Sputnik sovietico aveva dato il via alla “corsa allo spazio”, portando a inserire l’esplorazione dei territori esterni all’atmosfera terrestre negli scenari e nelle logiche della guerra fredda successiva al secondo conflitto mondiale e della divisione del mondo in blocchi contrapposti. Una corsa che si rivestiva di significati e prospettive di carattere politico e militare, potenzialmente in grado di influire in maniera determinante sui destini dell’umanità. In questo quadro, il ruolo dell’Italia risultò strategico per vari motivi, sia legati alla tradizione di ricerca condotta dai suoi scienziati in campo aerospaziale, sia per la sua posizione all’interno dell’Alleanza atlantica, sia in virtù dei suoi rapporti con il blocco orientale e i Paesi non allineati.

Personaggi chiave dei primi programmi italiani di attività spaziale furono Luigi Broglio, ufficiale dell’Aeronautica militare e ingegnere aerospaziale, e il fisico Edoardo Amaldi. Alla fine degli anni Cinquanta riuscirono a costruire un solido impianto di collaborazioni scientifiche e industriali, di rapporti istituzionali e diplomatici a livello nazionale e internazionale. Uno dei crocevia di questo complesso quadro fu il Consiglio nazionale delle ricerche, presso il quale Amaldi cercò e trovò appoggio. I presidenti Francesco Giordani (1956-1960) e Giovanni Polvani (1960-1965), interpretando gli indirizzi dei primi governi del centrosinistra, offrirono il sostegno del Cnr e garantirono il raccordo con il mondo accademico e l’industria di Stato e privata, dando l’avvio a una stagione di ricerca e sviluppo florida e lungimirante, che traguardava l’obiettivo della costituzione di un’organizzazione spaziale europea.

Progetto San Marco

Il 16 luglio 1959, con la delibera 885, il Consiglio di presidenza del Cnr istituiva la “Commissione per le ricerche spaziali” e garantiva un contributo per il suo funzionamento. La Commissione fu la prima sede dove vennero impostati lo studio degli strati esterni dell’atmosfera e i progetti dei nuovi satelliti. Ebbe anche il ruolo istituzionale di rappresentare l’Italia per la costituzione dell’Esro (European Space Research Organisation) e dell’Eldo (European Launcher Development Organisation), istituite tra il 1962 e il 1964 per realizzare le attività di ricerca, di ingegnerizzazione e di lancio dei veicoli orbitali. Nel 1975 avrebbero dato vita all’Esa, incaricata di coordinare i progetti spaziali dei 22 Paesi europei.

Tra l’aprile e il luglio 1963 il Consiglio di presidenza del Cnr deliberava la costituzione dell’Istituto di ricerche spaziali (verbale 174, delibera 1575) e la nomina del suo comitato direttivo (verbale 182, delibera 1637). Nel frattempo, l’esperienza in campo missilistico della scuola guidata da Broglio e il sostegno del governo guidato da Amintore Fanfani avevano permesso la definizione e l’avvio del progetto San Marco. Nel febbraio del 1963 l’approvazione della legge permetteva l’attuazione della messa in orbita di un satellite italiano, con il supporto degli Usa. Nei mesi immediatamente successivi Consiglio di presidenza e Giunta amministrativa del Cnr deliberavano il sostegno finanziario e organizzativo all’impresa, con assegnazioni speciali di risorse destinate, tra l'altro, all’acquisto di una piattaforma di lancio galleggiante nella baia di Formosa, in Kenya. Il poligono venne realizzato riadattando una piattaforma di trivellazione oceanica dell’Eni, poi trainata fino al largo di Malindi.

Il lancio del San Marco 1 del dicembre 1964 venne effettuato dalla base Nasa in Virginia, utilizzando un vettore statunitense e collocando il satellite su un’orbita ellittica che prevedeva 820 km all’apogeo e 205 al perigeo. Il San Marco 2 partì il 26 aprile 1967, dalla base galleggiante equatoriale, restando in orbita per 171 giorni ed effettuando esperimenti sulla densità dell’aria e sulla ionosfera lanciato. L’Italia diventava il terzo Paese al mondo, dopo le due “superpotenze”, capace di realizzare un programma spaziale completo e tecnologicamente all’avanguardia, inaugurando una politica di collaborazione internazionale che avrebbe fatto evolvere la “corsa allo spazio” verso obiettivi e risultati orientati al progresso scientifico e alla pace.

Fonte: Maurizio Gentilini, Dipartimento scienze umane e sociali, Patrimonio culturale, e-mail: maurizio.gentilini@cnr.it