Una donna al comando della Ue
La parità di genere è un tema al quale le istituzioni europee sono particolarmente sensibili, come dimostra anche l'elezione alla presidenza di Ursula von der Leyen, e gli stessi finanziamenti Ue per ricerca e sviluppo possono ridurre il gap tra i due sessi. Ma la strada per la parità è ancora lunga e i risultati sono modesti, come sottolinea Susanna Tosi dell'Ufficio programmazione e grant office del Cnr e Lear per Horizon2020
Ursula von der Leyen è la prima donna nella storia dell'Unione europea a ricoprire la carica di presidente della Commissione. Lo stupore che si è diffuso nell'emiciclo di Strasburgo con i presenti in piedi per applaudire quanto non era mai successo prima, la dice lunga sul gap ancora esistente tra donne e uomini. Le prime devono infatti barcamenarsi tra maternità e lavoro, difficoltà che di rado riguarda gli uomini. Quando era ancora un semplice deputato nella Bassa Sassonia e poi per tre volte ministro, la Von der Leyen si è adoperata per trovare una soluzione a questo problema tipicamente femminile. Era ministro della Famiglia sotto il governo di Angela Merkel, altra donna di ferro, quando fece approvare i provvedimenti per garantire asili gratis e sussidi economici per i genitori che restano a casa coi figli. Le dichiarazioni rilasciate alla stampa, dopo la sua elezione alla Commissione, attestano una sensibilità al problema delle quote rosa e dell'uguaglianza di genere: “Voglio realizzare un pilastro per i diritti sociali. E inizierò dal mio Paese: garantirò una piena uguaglianza nel mio gabinetto”.
Dal programma che ha in agenda si capisce che ha fatto del clima la sua priorità. Non si tratta di un ambientalismo di facciata, ma si basa su investimenti nella ricerca, nelle nuove tecnologie e nella scienza. A tal proposito, va ricordato il ruolo centrale che le istituzioni comunitarie rivestono nei finanziamenti alla ricerca. L'Italia, a oggi, ha ricevuto un finanziamento europeo netto di 4.199.052.948 euro, grazie alla partecipazione di soggetti nazionali a Horizon2020, l'ottavo Programma quadro di finanziamento alla ricerca e all'innovazione, collocandosi al quinto posto, dopo Germania, Regno Unito, Francia e Spagna nella graduatoria dei Paesi europei più attivi per ricerca finanziata dalla Commissione (fonte DB-Corda della Commissione europea). “Tra i soggetti italiani più presenti in termini di contributo e di numero di progetti il Cnr è al primo posto con 578 progetti e più di 235 milioni di euro di contributo europeo ricevuti, a oggi”, dichiara Susanna Tosi dell'Ufficio programmazione e grant office (Upgo) del Cnr e Lear per Horizon2020. “Tra i finanziamenti europei diretti alla ricerca e all'innovazione, il Programma Quadro (Horizon2020 e, dal 2021, Horizon Europe) è sicuramente il più imponente in termini di budget e di tematiche. Oltre a questo programma, diversi direttorati generali della Commissione europea pubblicano bandi con focus più specifici nella tematica di loro competenza. La Commissione ha creato una vetrina di molte di queste opportunità di finanziamento diretto, un portale in continua espansione, il Funding and Tender Portal che permette a chiunque, anche non registrato, di studiare il programma, i work programme e visionare i bandi, dei quali sono forniti tutti i dettagli per poter agevolmente comprendere cosa la Commissione europea intenda ottenere dai progetti che supereranno le durissime selezioni. La presentazione della proposta e la gestione del progetto, comprese le firme degli atti contrattuali e la presentazione dei vari rapporti di avanzamento del lavoro, avvengono sempre tramite questo portale, con un esempio mirabile di completa dematerializzazione gestionale”.
Una delle funzioni utili del portale è consentire una ricerca di partner e poter contattare le organizzazioni per proporre una collaborazione. “Le richieste di collaborazione indirizzate al Cnr e ricevute dal Lear vengono pubblicate nell'intranet Cnr e sono visibili a tutti i potenziali interessati tramite il proprio account Siper”.
I finanziamenti non sono soltanto necessari per ricerca e sviluppo, ma diventano uno strumento utile per ridurre il gap uomo-donna: è attraverso questi che passa la parità di genere. Le imprese femminili spesso sono discriminate, perciò diventa fondamentale un accesso al credito il più inclusivo possibile. L'Ue riconosce nella parità di genere un valore. L'Agenda 2030 contiene 17 punti di sviluppo sostenibile. Uno di questi prevede di “Raggiungere la parità di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”.
“Il fatto che la parità di diritti delle donne sia uno dei primi obiettivi dell'Agenda 2030, fuga ogni dubbio circa il punto in cui ci troviamo in termini di effettive opportunità di accesso delle donne al sistema di educazione, lavoro e leadership”, precisa Tosi che, nel tirare le somme per un bilancio della situazione, non nasconde i risultati non sempre rosei ottenuti: “A livello europeo, al varo di Horizon2020, la Commissione ha stabilito che la parità di genere avrebbe dovuto riguardare ogni parte del Programma quadro e che sarebbe stato fondamentale considerarla in ogni sua sfaccettatura, dal bilanciamento tra uomini e donne nei team di ricerca alla formulazione di obiettivi di ricerca e innovazione che tenessero conto delle differenze tra i generi in termini di applicazione e fruizione. Purtroppo, i proponenti hanno molto spesso banalizzato questo concetto, limitandosi a inserire un numero adeguato di donne nel team di ricerca. Infatti, l'interim evaluation report di Horizon2020 ha evidenziato risultati assai modesti rispetto alle aspettative in termini di integrazione di genere nella ricerca”.
Per questo è auspicabile che la Commissione europea “pubblichi bandi con indicazioni più chiare e meno vaghe rispetto alla necessità di formulare obiettivi progettuali che tengano conto delle differenze di genere tra i beneficiari finali”, conclude l'esperta del Cnr.
E adesso che alla guida della Commissione c'è una donna, europeista convinta, che parla tre lingue ed è madre di sette figli, la speranza è che l'auspicio possa concretizzarsi.
Gaetano Massimo Macrì
Fonte: Susanna Tosi, Ufficio programmazione e grant office del Cnr, email susanna.tosi@cnr.it