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Imprenditori: più immigrati, in calo gli italiani

imprenditori stranieri
di Marina Landolfi

Questo il risultato di una ricerca condotta dalla Fondazione Leone Moressa di Mestre, che nel 2021 ha rilevato un aumento di imprese gestite da persone non nate in Italia, soprattutto cinesi e rumene. In calo la percentuale dei nostri connazionali

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Uno studio della Fondazione Leone Moressa di Mestre ha fotografato al 31 dicembre 2021 la presenza nel nostro Paese di imprenditori nati all’estero, analizzando i dati di Infocamere dell’ultimo anno e decennio. Malgrado la crisi sanitaria da Covid-19 nel 2021 il numero di titolari di imprese STRANIERI? è aumentato dell’1,8%, arrivando a un totale di 753mila, il 10% del totale nazionale: un numero in netta in crescita (+31,6%), mentre gli imprenditori italiani sono in calo (-8,6%).

Con 76.417 titolari, la Cina si attesta come primo Paese, seguita da Romania, Albania e Moldavia. Il settore con la maggiore presenza è il commercio, con oltre 240mila titolari di impresa stranieri (32,1% del totale), seguono servizi e costruzioni, rispettivamente col 23,6% e il 22,0% del totale, mentre il maggior incremento si registra in agricoltura ed edilizia. La presenza più forte di imprenditori nati all'estero si registra nel centro-nord con la Lombardia al primo posto, con circa 160mila unità, la seconda regione è il Lazio, con oltre 85mila, poi Toscana, Emilia-Romagna e Veneto con oltre 60mila.

Immigrazione

Se le concentrazioni di imprenditori immigrati sono maggiori a Milano, Roma e Torino, il picco massimo si registra a Prato (24,8%). Per i ricercatori della Fondazione Moressa, “La crescita dell’imprenditoria immigrata non è più una sorpresa. Nonostante la pandemia, negli ultimi due anni prosegue il trend, tanto che gli imprenditori nati all’estero sono ormai un decimo del totale. Si tratta di un fenomeno con luci e ombre, ma anche di una sfida per il nostro Paese, da non sottovalutare nella prospettiva di ripresa economica”.

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