Un giornalismo incredibile
Secondo l’Annuario Scienza tecnologia e società 2022, i giornalisti sono ritenuti dai cittadini tra i principali responsabili della diffusione di notizie poco credibili. E con l’arrivo del nuovo Coronavirus il giudizio sulla comunicazione non migliora: la diversità dei pareri degli esperti ha generato sconcerto, la loro esposizione è giudicata eccessiva dal pubblico, secondo il quale gli scienziati hanno parlato anche di argomenti su cui non erano competenti
Secondo l’“Annuario scienza tecnologia e società 2022", il 77% degli italiani guarda almeno una volta al mese trasmissioni televisive che parlano di scienza e tecnologia, argomenti su cui più dei due terzi leggono articoli dalla stampa quotidiana (cartacea oppure online), mentre il 60% consulta siti web e blog e oltre un terzo ascolta trasmissioni radiofoniche. Il 33% degli utenti di Twitter, circa il 40% di quelli di Instagram e YouTube e il 64% di chi usa Facebook condivide contenuti scientifico-tecnologici. Dovremmo quindi rallegrarci. La “classifica per credibilità” delle fonti, a cui molti fruitori sembrano non prestare attenzione, vede al primo posto le notizie diffuse da tv e/o radio, al secondo quelle dai siti web delle istituzioni, al terzo quelle della stampa e all’ultimo posto, molto staccate dalle altre, quelle diffuse sui social network. Eppure, secondo i cittadini, proprio i giornalisti sono tra i principali responsabili della diffusione di notizie poco credibili. Non è l’unico ossimoro. Quattro italiani su cinque ritengono che i benefici della scienza siano maggiori dei suoi effetti negativi e due su tre che solo la scienza dica la verità sull’uomo e sulla natura, ma il 69% pensa anche che scienza e tecnologia cambino troppo velocemente il nostro stile di vita.
La confusione con l’arrivo del nuovo Coronavirus non migliora. In pieno lockdown le indicazioni di ministeri e istituzioni locali sono al primo posto tra le fonti degne di fiducia (41%), seguono il medico di base (28%) e le trasmissioni radiotelevisive (17,5%). Il giudizio sulla comunicazione degli esperti scientifici è positivo solo per un italiano su tre, mentre per il 48% la diversità dei loro pareri ha creato confusione. Con la “seconda ondata”, a ottobre, i “negazionisti” secondo cui il virus è “un’invenzione per giustificare decisioni politiche ed economiche” sono una minoranza (6,5%), ma il giudizio dei cittadini diventa più negativo rispetto ad aprile su quasi tutte le istituzioni: quello sulla Protezione civile peggiora di 18 punti percentuali, quello sul Governo di 16, quello sulle Regioni di 21. A gennaio 2021 i cittadini pronti a farsi vaccinare sono 6 su 10, oltre 20 punti percentuali in più rispetto a ottobre. Ma si tratta di fiducia o convenienza? E comunque, quasi il 40% non è convinto… Infatti, pur essendo gli scienziati sempre percepiti tra gli attori più affidabili dopo medici e operatori sanitari, resta molto elevata (59,5%) la percezione che con i loro interventi creino confusione: per oltre 2 italiani su 3 le informazioni sui vaccini sono “poco chiare e incomplete”.
A maggio 2021 la quota pro vax aumenta ancora, l’84% degli italiani si è vaccinato o ha intenzione di farlo, convinto che i benefici superino i rischi (52%). Per quanto riguarda gli esperti, resta negativa la percezione del loro ruolo comunicativo, che solo il 15% considera chiaro ed efficace, mentre il 71% pensa ci sia stata un’eccessiva esposizione e ben due terzi che, soprattutto in tv, gli scienziati abbiano parlato di argomenti su cui non erano competenti. Una bocciatura del mainstream e della polarizzazione da talk show che, paradossalmente, ridimensiona il ruolo negativo attribuito ai social media: a maggio 2021 solo il 6% li ha usati come fonte principale nell’informazione su vaccini e pandemia.
Il quadro, come nelle precedenti edizioni, è contraddittorio. Basti dire, per quanto riguarda il cosiddetto “alfabetismo scientifico”, che la quota di cittadini che non sa rispondere correttamente a nessuna delle domande poste (una delle quali riguarda se il Sole sia una stella o un pianeta) è pari al 12%, mentre chi riesce a rispondere correttamente a tutte e tre supera appena il 30%. Come negli anni precedenti, è tra gli ultrasessantenni con un basso titolo di studio che si trova la quota minore di chi sa rispondere, mentre la maggiore è tra i giovani laureati. Sorprende che nell’epoca dei media digitali quasi un italiano su cinque non sappia cosa sia un bit.
titolo: Annuario scienza tecnologia e società
categoria: Saggi
autore/i: Giuseppe Pellegrini, Andrea Rubin
editore: Raffaello Cortina
pagine: 458
prezzo: 24,70