La Commissione europea sostituirà la figura del 'Chief Scientific Adviser’, il principale consigliere della presidenza per le questioni scientifiche, con un organo collegiale, un gruppo di sette esperti da nominare entro fine anno.
La figura del consigliere scientifico era stata istituita nel 2012 dall’allora presidente della commissione, José Manuel Durão Barroso. L’incarico era stato assegnato a Anne Glover, microbiologa britannica, che svolgeva la stessa mansione in Scozia. Il nuovo presidente della commissione, Jean-Claude Juncker, lo scorso novembre ha incaricato il commissario alla ricerca, Carlos Moedas, di studiare un altro modello: anche Glover, del resto, lamentava il budget scarso e lo staff ridotto, che rendevano difficile intervenire incisivamente nei complessi meccanismi decisionali europei.
Il nuovo modello è stato presentato a fine maggio. I sette esperti potranno contare su circa 25 collaboratori e su una voce di budget dedicata, potendo intrattenere una stretta cooperazione con le altre istituzioni scientifiche europee e con le accademie nazionali. “Sulla carta è una soluzione brillante per attingere a un pool di esperti molto più ampio”, commenta su 'Science’ James Wildson, docente di scienza e democrazia all’Università del Sussex. “Molto però dipenderà da come sarà realizzata”. La sfida del nuovo organismo è però determinante e, conclude Wildson, “l’Europa ha l’opportunità di mettere in piedi un sistema interdisciplinare di livello davvero mondiale”.