Una forte limitazione dell’uso del carbone per la produzione energetica italiana consentirebbe una riduzione dell’80% delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 e un risparmio fino a 66 miliardi di euro sulla bolletta energetica nazionale, in uno scenario al 2050 che vede un aumento tendenziale dei prezzi delle fonti fossili. È quanto emerge dal recente rapporto 'Pathways to deep decarbonization in Italy - 2015’, realizzato dall’Enea in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem).
Il rapporto individua diverse strategie per passare a un’economia 'low carbon’, attraverso una trasformazione radicale del mix di fonti per la produzione di energia elettrica e delle sue modalità di consumo. La prima riguarda la decarbonizzazione della produzione di energia elettrica e lo stoccaggio della CO2, che consentirebbero, al 2050, un sistema di generazione elettrica alimentato al 93% da fonti rinnovabili rispetto al 2010 e l’Italia potrebbe così evitare l’immissione in atmosfera di 25 milioni di tonnellate di anidride carbonica. La seconda ipotizza un incremento dell’efficienza energetica, che si tradurrebbe in una riduzione dei consumi primari, al 2050, tra il 28% e il 39% rispetto ai valori 2010. Sarebbe poi possibile ridurre del 60% i consumi di fonti fossili nel settore trasporti attraverso un maggior ricorso a mezzi marittimi e ferroviari rispetto a quelli su gomma. E ancora, maggiori investimenti in formazione e informazione renderebbero i consumatori più partecipi nella scelta di tecnologie appropriate e politiche condivise. Infine, lo studio auspica un coordinamento internazionale delle politiche energetiche e ambientali che ridurrebbe i costi del processo di 'decarbonizzazione'.
Il rapporto Enea-Feem si inserisce nel quadro della 'Cop21', la 21a conferenza delle parti della convenzione sui cambiamenti climatici, che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre.