L'altra ricerca

Serve aiuto? Arrivano i droni

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di Emanuele Guerrini

Nel campus universitario di Savona è nata la prima squadra della Protezione civile dotata dei nuovi velivoli radiocomandati. Interverrà in situazioni difficili o rischiose come la ricerca di dispersi nei boschi, il soccorso di feriti, il controllo di frane ed esondazioni

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Grazie a un accordo, firmato nel 2014, tra l’Università di Genova e l’Associazione nazionale alpini (Ana), nel campus universitario di Savona è nata la prima squadra dei droni della Protezione civile. I velivoli opereranno nelle zone più a rischio per frane ed esondazioni. Quest’estate è partita la sperimentazione sul campo in Piemonte, Veneto e Lombardia. “Come esistono i nuclei cinofili, antincendio e sanitari, avremo anche un team specializzato nelle riprese aeree”, spiega Giuseppe Bonaldi dell'Ana. “Abbiamo cominciato a studiare gli scenari operativi in collaborazione con le altre specializzazioni dell’Ana. Le esercitazioni riguardano il disgaggio, ossia la messa in protezione del territorio in caso di frana, le inondazioni e la ricerca dei dispersi. I droni consentono valutazioni dei rischi più semplici e rapide”. 

La Croce rossa italiana con il comitato provinciale di Savona si è messa a disposizione per le attività di recupero e salvataggio: i droni saranno impiegati come cargo per il trasporto di attrezzature mediche e soprattutto come triage remoto. Nel 2016 la squadra sarà operativa in Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, con l’obiettivo di intervenire al più presto in tutta Italia.

L’Università di Genova intanto si occupa della formazione, per l’ottenimento della necessaria abilitazione dell’Enac. “Ci saranno piloti esploratori, operatori video e capisquadra”, spiega Gianni Vercelli del Dipartimento di informatica, bioingegneria, robotica e ingegneria dei sistemi dell’Università di Genova. Ogni team sarà dotato di un prototipo operativo di squadra droni e i piloti-operatori avranno uno 'zainetto’ sensorizzato portatile. “La più grande innovazione che stiamo studiando riguarda la visuale del drone. L’operatore da terra userà infatti un 'oculus rift', uno schermo da indossare sul viso collegato a due microcamere con visione stereoscopica montate sul drone. Si crea così una realtà virtuale: in base a come si sposta la testa del pilota, si muovono 'gli occhi’ del velivolo. “I risultati sono incredibili chi indossa il visore è come se fosse sul drone”.

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