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Il piombo romano fa bene al Cuore

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di Emanuele Guerrini

Mille chili di piombo, recuperati da una nave romana sul fondo del mare, partiti dalla Sardegna, sono arrivati ai Laboratori nazionali del Gran Sasso dell’Infn. Aiuteranno a scoprire un raro fenomeno della fisica dei neutrini e a cercare la materia oscura

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Trenta lingotti di piombo speciale, ritrovati in Sardegna su un relitto romano affondato 2000 anni fa, sono approdati il 19 gennaio ai Laboratori nazionali del Gran Sasso (Lngs) dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). Serviranno per l'esperimento Cuore (Cryogenic underground observatory for rare events), per il quale sono necessarie condizioni ambientali di bassissima radioattività. La sperimentazione è dedicata allo studio di un raro fenomeno utile alla ricerca dell’antimateria, chiamato doppio decadimento beta senza emissione di neutrini e mai osservato finora.

Ma a cosa serve il piombo dell’antica Roma? “È un materiale preziosissimo per la schermatura degli apparati per la ricerca di eventi rari”, afferma l’ideatore del progetto 'Piombo romano’ per l'esperimento Cuore, Ettore Fiorini. “Si tratta di un materiale totalmente privo di radioattività, a differenza del piombo moderno che contiene una debole contaminazione radioattiva dovuta al suo isotopo 210, che si dimezza in circa 22 anni. Il piombo della nave romana, invece, essendo stato prodotto 2000 anni fa, non contiene più isotopi radioattivi”. L’esperimento sarà quindi dotato di uno speciale scudo, realizzato grazie alla fusione della parte inferiore dei lingotti.

Cuore è frutto di una collaborazione internazionale formata da più di 150 scienziati, provenienti da 30 istituzioni in Italia, Usa, Cina, Spagna e Francia. Il progetto di recupero e analisi chimica dei lingotti sommersi è il risultato di una cooperazione tra l’Infn, la Soprintendenza archeologica della Sardegna, e le Università di Cagliari, Sassari e Milano Bicocca. "L'utilizzo dei lingotti di piombo romano rappresenta un caso esemplare di collaborazione tra le istituzioni, finalizzata a valorizzare il patrimonio archeologico nazionale e la ricerca scientifica di frontiera, come quella sulla fisica dei neutrini, premiata nel 2015 con il Nobel", spiega Fernando Ferroni, presidente dell'Infn.