Focus: Olimpiadi

Il Brasile è in affanno

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di Mirna Moro

L'economia del Paese che ospita quest'anno i Giochi olimpici è in sofferenza. Tra le cause della crisi, la continua diminuzione del Pil, la disoccupazione, il divario tra le classi sociali e l'instabilità politica, con tanto di scandalo tangenti. È la peggiore recessione dagli anni '30. Ce ne parla Antonio Coviello dell'Irres-Cnr

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Le cose nel Paese che ospiterà le prossime Olimpiadi, economicamente non vanno bene. Nell'ultimo trimestre il Pil carioca ha subito un'ulteriore contrazione dell'1,7% rispetto alla frazione precedente, addirittura del 4,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente: il peggior risultato dal 1996.

“È effettivamente un crisi profonda”, spiega Antonio Coviello, economista e ricercatore dell'Istituto di ricerche su innovazione e servizi per lo sviluppo (Iriss) del Cnr di Napoli. “La domanda per i prodotti da esportazione, punto di forza dell'economia carioca, è crollata. In ciascuno degli ultimi due anni il Paese ha registrato una decrescita del 4%, il tasso di disoccupazione è al 10% e l'inflazione appare inarrestabile”.

Bassi prezzi delle materie prime, contrazione di bilancio, un welfare troppo corposo, fine del credito al consumo e instabilità politica, con tanto di scandalo tangenti, alcune delle cause della crisi. Dopo un decennio di crescita sostenuta, il Brasile ha smesso di crescere. L'Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística (Ibge), ha ufficializzato che nel 2014 il Pil è cresciuto solo dello 0,1%, una distanza siderale dal 7,5% registrato nel 2010. “Anche le potenze emergenti non sfuggono alla grande recessione”, fa notare l'economista, precisando che “dal 2011 al 2013 il Pil brasiliano ha registrato timide espansioni, rispettivamente del 2,7%, 1% e 2,5%, molto lontane dai ritmi del decennio 2000-2010, quando, pur dovendo affrontare due crisi finanziarie internazionali, la crescita media era stata del 3,7% all'anno”.

Secondo la Confederazione nazionale delle imprese (Cni), la Confindustria brasiliana, quest'anno il Pil registrerà un'ulteriore contrazione. Una recessione in piena regola, con un crollo della produzione industriale dell'8% nel 2014, che sta provocando conseguenze molto gravi sia sul fronte della disoccupazione – schizzata all'8% da meno del 5% registrato nel 2013 – sia sul fronte dei conti pubblici e delle politiche sociali. “Gli imprenditori hanno smesso di investire perché è venuta a mancare la certezza di un ritorno”, spiega il ricercatore dell'Iriss-Cnr.

Con un'inflazione così alta, i redditi delle famiglie vengono inevitabilmente corrosi e si riduce il loro potere d'acquisto. Per questo motivo, la popolazione è disperata e appare ancor più insofferente nei confronti della classe politica, che ha gestito in modo orrendo l'economia. Inoltre, si assiste a una lotta di classe senza precedenti, resa ancora più complicata dal fatto che in Brasile le differenze sociali seguono la linea di demarcazione del colore della pelle: la metà bianca della popolazione è generalmente ricca, mentre i 'pardo' (mulatti) e i neri sono generalmente poveri. “Nonostante tutto negli ultimi 10 anni le fila della sua classe media si sono arricchite di ben 30 milioni di nuovi arrivati, provenienti dalle classi più umili”, precisa però Coviello.

"Il principale problema della crescita economica carioca, mai andata negli ultimi anni oltre il 4% (meno della metà di Russia, Turchia e Cina), appare quindi legato alla stessa origine del suo boom: l'andamento erratico dei prezzi delle molte materie prime. Tanto più in un momento in cui l'economia internazionale entra nuovamente in una fase perturbata e la stessa Cina, principale partner economico del Brasile, sembra voler rallentare la sua corsa. A queste negatività si aggiungono l'alto tasso degli interessi, che è dietro l'ipervalutazione del real (la moneta brasiliana, ndr), e un welfare insostenibile", conclude il ricercatore.

 

Fonte: Antonio Coviello, Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo, tel. 081/2470942 , email a.coviello@iriss.cnr.it -

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