Focus: Scoperte e invenzioni

La scienza dei non professionisti

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di Matteo Massicci

È possibile grazie alla Citizen Science, quel sistema di produzione della conoscenza scientifica che si avvale del contributo attivo e volontario dei cittadini. L'adozione di un modello realmente partecipato può avere ricadute vantaggiose sulla raccolta dei dati e sulla diffusione e trasmissione dei risultati della ricerca  

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È possibile immaginare un ruolo attivo dei cittadini all’interno dell’impresa scientifica? Questa domanda potrebbe sembrare retorica: per progredire la ricerca non può infatti prescindere da conoscenze e da know how tecnici e competenze specifiche che non sono di pubblico dominio. Eppure, negli ultimi 20 anni, grazie alla diffusione del web e degli strumenti digitali, i ricercatori si stanno sempre più avvalendo del supporto dei pubblici non esperti. È la Citizen science, un insieme di pratiche che tentano di affiancare il contributo attivo e volontario dei cittadini al metodo e alle competenze scientifiche.  

La presenza dei pubblici nei processi di produzione della conoscenza scientifica è utile soprattutto nella fondamentale e delicata fase di raccolta dei dati di ricerca. “La citizen science è un’opportunità per raccogliere dati utili. In alcuni ambiti, come quelli che riguardano lo studio del territorio e dell’ambiente, si ricorre spesso a collaboratori volontari per ottenere informazioni geo-referenziate, attraverso semplici app o tramite piattaforme online”, spiega Alba L’Astorina, che si occupa di dialogo tra scienza e società per il gruppo 'Comunicazione della scienza ed educazione’ del Cnr. “Talvolta i ricercatori sono aperti anche a contributi che essi stessi non definirebbero scientifici, come l’esperienza o la conoscenza locale relative a un territorio, ma che sono un prezioso supporto al monitoraggio e alla salvaguardia di quella stessa area”.

La partecipazione del pubblico riguarda anche la diffusione dei risultati della ricerca: il coinvolgimento diretto dei cittadini è infatti in grado di facilitare la comprensione della conoscenza. “L’incontro tra ricercatori e i cittadini rappresenta spesso un’occasione per accrescere la consapevolezza collettiva nei confronti dell’attività di ricerca, delle ragioni per cui viene svolta, dei benefici che potrebbe avere per la società, ma anche delle sue criticità”, continua L’Astorina. “Una delle principali ricadute delle attività di Citizen science riguarda proprio questo aspetto. Per fare un esempio recente, alcune tappe dei 'Cammini’, un progetto ideato da alcuni ricercatori italiani impegnati nelle Ricerche ecologiche di lungo termine (rete Lter-Italia) e nello studio della biodiversità che consiste in tre itinerari, situati in paesaggi italiani di straordinaria bellezza ma anche di grande fragilità. Affiancando i ricercatori nelle loro attività di monitoraggio, le persone che hanno partecipato hanno toccato con mano le criticità che minacciano il territorio e l’ambiente in cui vivono e le risposte che la ricerca cerca di dare a tali problemi. Credo però che questa esperienza sia servita anche ai ricercatori per ripensare in maniera critica al proprio rapporto con la società e al contributo che i cittadini possono dare alla costruzione di nuova conoscenza”.

 

Fonte: Alba L'Astorina, Istituto per il rilevamento elettromegnetico dell'ambiente del Cnr, tel. 02/23699281 , email lastorina.a@irea.cnr.it -

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