Negli ultimi dieci anni la vita media di un televisore è scesa da 9 a 5,6 anni. I computer perdono il 10% della loro longevità ogni sette anni. Ogni nuovo modello di lavatrici, aspirapolvere, lavastoviglie e anche degli amati smartphone ha un ciclo esistenziale più corto del precedente. In gergo si chiama 'obsolescenza programmata’ ed è una politica produttiva finalizzata a spingere verso l’alto la curva degli acquisti.
In Francia, tra il 1990 e il 2008, anno d’inizio della recessione, gli acquisti di apparecchi elettronici sono aumentati di sei volte, allo stesso tempo le spese per le riparazioni sono diminuite del 40% e il 44% degli elettrodomestici dei francesi finisce nelle discariche. Meno manutenzione, più consumo: questa è la regola della civiltà 'usa e getta'. Ma proprio in Francia, nel 2014, è stata approvata una legge contro questa tattica commerciale: laddove viene dimostrato che apparecchio è studiato per accorciare intenzionalmente la sua vita, i responsabili sono puniti fino a 300mila euro e con pene detentive fino a due anni di carcere.
Una proposta simile è stata presentata anche in Italia dove, fino al 2008, era solo il 60% dei consumatori a pensare di riparare un apparecchio elettrico o elettronico: ora, con il permanere della crisi economica siamo all’85%. L'usa e getta non è più percepito come conveniente. Oltretutto, sembra non esserlo neanche per le aziende: genera poco lavoro e induce a un basso livello di innovazione. Le ricerche sul mercato del lavoro confermano, invece, che alla maggiore manutenzione corrisponde sempre una nuova domanda di manodopera. Riparare un elettrodomestico non è solo un risparmio per il proprietario ma anche una fonte di reddito e di occupazione, per chi riesce a sfruttarla. E anche le grandi multinazionali stanno prendendo in considerazione il riciclo e la rinascita degli apparecchi, in nome di una nuova 'economia circolare’.