Faccia a faccia

Cino Tortorella: non solo Mago Zurlì

Immagine
di Gabriella Esposito

Una vita vissuta intensamente: 70 anni di televisione, l'attenzione ai piccoli e alla comunicazione, la passione per Marconi. Di questo e tanto altro abbiamo discusso con il conduttore dello Zecchino d'oro, papà mediatico di intere generazioni di italiani. Tra i suoi progetti, il Nobel dei bambini. Il suo modello? Marconi

Pubblicato il

Felice Tortorella, più noto come Cino, classe ’27, è autore, presentatore, regista, giornalista e gastronomo, con un passato da paracadutista negli Alpini. Tra i personaggi più noti della storia televisiva italiana, è conosciuto da tutti come il Mago Zurlì dello 'Zecchino d’oro', ma ha condotto e realizzato molti altri programmi degli ultimi 70 anni.

Per tutti lei è mago Zurlì, anche se dal ’70 ha appeso il mantello al chiodo. Ha mai avvertito il peso di questo personaggio?

Sì, continuamente. Ancora adesso ne sono prigioniero, nonostante abbia fatto molto altro, sia in tv sia al di fuori. All’inizio mi infastidiva, poi ho colto l’aspetto positivo: le persone ancora mi fermano per strada ringraziandomi per averli accompagnati durante la loro infanzia. 

Nel 2002 entra nel Guinness dei primati per aver condotto lo stesso spettacolo più a lungo di chiunque altro, con le 51 edizioni dello 'Zecchino d’oro’. Un altro programma, di cui era autore, 'Chissà chi lo sa?’, è citato tra 'Le trasmissioni che hanno fatto l’Italia’. Insomma, è stato il papà televisivo di tanti Italiani.

Mi piace aver fatto compagnia a intere generazioni di piccoli italiani. Penso che una delle formule vincenti di quei programmi fosse il modo di parlare ai bimbi, considerandoli come persone, evitando di trattarli come se non fossero in grado di capire, di reggere il confronto con un adulto. I bambini sono in grado eccome. Anzi, a volte danno risposte che spiazzano e sorprendono.

Quando si parla di tv per ragazzi non si può non citare Alberto Manzi; che ricordo conserva della sua trasmissione?

Ho amato molto Manzi e il suo modo di fare tv, tanto che con un amico esperto di informatica stiamo pensando di realizzare un programma che riprenda il nome del suo 'Non è mai troppo tardi’ e proponga un contenitore dove insegnare agli adulti e agli anziani a usare la rete. Oggi ragazzi e bambini hanno grande dimestichezza con Internet, ma il web non è sempre un posto sicuro. Occorre quindi insegnare ai grandi a 'navigare’ e dare così loro la possibilità di accompagnare i giovani nell’utilizzo corretto della rete. Un programma del genere sarebbe utile alle famiglie e si avvicinerebbe molto all’idea di tv educativa. E sarebbe utile anche a me, che navigo pochissimo.

Oltre a innumerevoli successi e a una vita e vissuta in modo intenso, lei ha avuto anche momenti delicati per la salute. Possiamo quasi dire che è 'morto' due volte...

Sì, per ben due volte il mio cuore ha smesso di battere. I medici la chiamano 'premorte'. Io preferisco paragonarla a ciò che i piloti di Formula 1 fanno quando si fermano ai box: ho fatto il pieno, una controllatina alle gomme e sono ripartito più determinato di prima. Un’esperienza surreale, che ho raccontato in un libro, 'Non abbiate paura’, che spero di vedere pubblicato prima o poi. Il titolo prende spunto dalle parole di Papa Giovanni Paolo II, una figura a cui sono profondamente legato e che ho molto amato.

Da quando è in pensione si dedica al buon cibo e al buon bere. Il tema dell’Expo 2015 sarà 'Nutrire il Pianeta. Energia per la vita’. Pensa di seguire l’evento?

Sicuramente, come credo la maggior parte degli italiani. Il Comune di Milano mi ha affidato recentemente l’incarico di occuparmi di un teatro della città e sto pensando a una serie di eventi per ragazzi, e non solo. Alcuni saranno sicuramente dedicati al tema: l’enogastronomia è un settore che, soprattutto negli ultimi anni, seguo con interesse e passione ed è una delle risorse del nostro Paese. L’appuntamento di Milano è un’occasione importante che l’Italia ha per mostrare al mondo alcune delle sue eccellenze. Sto lavorando inoltre per realizzare, ad Assisi, una collana editoriale intitolata 'il Gourmet innamorato' che presenteremo ad Expo, con Willy Pasini e Giorgio Cegna.

Tra i vari progetti a cui si è dedicato negli ultimi anni c’è il Nobel dei bambini. Come le è venuta l’idea? 

È un progetto di qualche anno fa, nato da una conversazione con Salvatore Gianella, un bravo scrittore e giornalista è anche un caro amico. Si ragionava sul fatto che tra le tante categorie del Nobel non ce ne fosse una dedicata ai personaggi che hanno dato un contributo fondamentale ai diritti dell’infanzia. Il vincitore dovrebbe essere decretato dagli stessi bambini. Siamo anche andati in Svezia per incontrare il sovrano e il re si è mostrato interessato all’iniziativa.

In un’intervista ha dichiarato che il suo personaggio di riferimento è Guglielmo Marconi, uno dei presidenti del Cnr.

Mi piace ricordare Marconi con una definizione che credo gli calzi a pennello: “Un uomo antico che profuma di futuro”. Durante la trasmissione inaugurale della radiodiffusione del 1924 a Roma, disse: “Ricordatevi sempre che all’ascolto dei programmi potrebbero esserci bambini e ragazzi”. Ecco, la sua attenzione per i più piccoli non dovrebbe mai essere dimenticata. Non intendo che si debbano realizzare una tv o una radio solo per i piccoli, ma sento e vedo in tv cose al limite della decenza, si è perso totalmente il senso del pudore. Non voglio apparire un puritano, ma vorrei che la televisione che ha fatto crescere e divertire intere generazioni venga restituita alle famiglie italiane. Forse è il caso che, andando avanti, si guardi con più attenzione al passato. Non dimentichiamo Marconi.

Argomenti