Se il packaging è intelligente
I ricercatori dell'Ipcb-Cnr di Pozzuoli presenteranno il 30 settembre, all'interno di Expo 2015, gli sviluppi della ricerca sui nuovi materiali per il settore della conservazione dei cibi
Tra gli eventi in calendario al Padiglione Italia nel corso dell’Expo 2015, il 30 settembre si terrà il convegno 'Contenuti e contenitori: le frontiere del packaging alimentare’, coordinato da Mario Malinconico dell’Istituto per i polimeri, compositi e biomateriali (Ipcb) del Cnr di Pozzuoli (Na), che con le colleghe Clara Silvestre e Giovanna Buonocore illustrerà gli ultimi sviluppi della ricerca scientifica sui prodotti per la conservazione dei cibi.
È convinzione diffusa che gli alimenti imballati o conservati in pellicole siano così protetti dagli agenti esterni che ne provocano l’alterazione e la decomposizione. In realtà, molto dipende dal tipo di imballaggi utilizzati. “Il packaging un tempo servirà solo a proteggere il cibo durante il trasporto, oggi le confezioni svolgono anche altre funzioni”, spiega Malinconico.
I film intelligenti sono il primo traguardo. “Grazie ad alcune sostanze che mostrano variazioni di colore determinate da temperatura o fenomeni correlati è possibile sapere, ad esempio, se un alimento ha subito l’interruzione della catena del freddo o addirittura se un surgelato è stato congelato e scongelato più di una volta”, prosegue il ricercatore dell’Ipcb-Cnr. “Altri film possono segnalare le variazione di ph. Alcuni cibi, tra cui la mozzarella, invecchiando sviluppano sostanze acide e il loro irrancidimento è connesso a un abbassamento del ph, che oltre un certo livello rende il prodotto non più commestibile. Le carni e il pesce, al contrario, se non sono in perfetto stato di conservazione, sviluppano sostanze a base amminica, provocando un aumento del ph”.
Un altro elemento al centro degli studi dei ricercatori del Ipcb-Cnr e di cui si parlerà all’Expo riguarda la fase di passaggio dal trattamento al confezionamento. “I prodotti di quarta gamma, come le verdure già lavate e pronte al consumo, prima di essere imbustati vengono trattati con radiazioni gamma a bassa energia per essere ripuliti dai microbi”, continua Silvestre. “Questo consente con una ragionevole probabilità che il prodotto si preservi sterile, ma nella fase di transizione qualcosa può andare storto. Oggi non è possibile trattare un cibo dopo che è stato confezionato, ma presto le buste saranno realizzate con film plastici resistenti alle radiazioni e il prodotto potrà essere trattato anche dopo la chiusura: a quel punto sarà certamente al riparo da ulteriori contaminazioni”.
Il 30 settembre si parlerà anche dei film attivi, in particolare quelli plastici, capaci di inglobare e poi rilasciare lentamente sostanze attive, micro o nanoincapsulate, che interagiscano col cibo rallentando o inibendo le cause di degradazione dell’alimento confezionato. “Essi potranno rilasciare sostanze antiossidanti come il tocoferolo o antimicrobiche come oli essenziali o enzimi. Il loro uso, opportunamente controllato e regolamentato, sarà fondamentale per il prolungamento della shelf-life di carni, pesce, formaggi, ma anche di frutta e verdura”, precisa Buonocore.
Pellicole e contenitori quindi non serviranno più solo a preservare il cibo da agenti esterni elementari o dal contatto con altri prodotti, ma manterranno i loro principi inalterati durante tutto il processo di conservazione. Questo contribuirà a ridurre lo spreco di cibo e renderà l’alimentazione più sana e sicura.
Fonte: Mario Malinconico, Istituto per i polimeri, compositi e biomateriali del Cnr, Pozzuoli (Na), tel. 081/8675212 , email mario.malinconico@ipcb.cnr.it -