Focus: Il muro di Berlino

Germania, locomotiva europea

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di Mirna Moro

È la prima economia dell'Ue e ha un rapporto deficit/Pil al di sotto dei parametri di Maastricht, ma nel secondo trimestre del 2014 ha registrato una contrazione del Prodotto interno lorodo pari allo 0,2% rispetto al precedente. Lo rileva Antonio Coviello economista dell'Istituto di ricerche sulle attività terziarie del Cnr

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Prima economia dell’Ue con un Pil pari al 29% dell’Eurozona e al 21% dell’Europa. Mercato del lavoro in continua crescita. Rapporto deficit/Pil per il terzo anno consecutivo al di sotto del parametro fissato da Maastricht. Si parla, ovviamente, dell’economia tedesca, considerata da molti la 'locomotiva d’Europa’.

“La leadership economico-politica della Germania è constatabile dall’analisi del suo modello produttivo”, spiega Antonio Coviello dell’Istituto di ricerche sulle attività terziarie (Irat) del Cnr di Napoli. “I dati Eurostat mostrano come il saldo delle partite correnti tedesche sia in surplus dal 2002. In particolare, dal 2005 si è stabilizzato in un intervallo compreso tra il 5 e il 7,5% del Pil, con una crescita continua dal 2009 in poi”.

Tale crescita appare in gran parte sostenuta dalla dinamica della domanda interna. I consumi privati dovrebbero infatti crescere dell'1,4%, sostenuti da un mercato del lavoro tuttora in espansione. Nell’arco del 2013, sono stati creati 233.000 nuovi posti di lavoro. Si tratta del settimo anno consecutivo che si conclude con un aumento (0,6%) e anche se è stato più basso rispetto al biennio precedente (+1,1% nel 2012 e +1,4% nel 2011), l’incremento ha comunque permesso di far registrare un livello di disoccupazione del 6,9%.

Nei giorni scorsi il Fondo monetario internazionale ha corretto al ribasso le stime sulla crescita mondiale. Il ritocco è in buona parte dovuto alla cattiva performance dell'economia americana. Nel 2012 e nel 2013, i 18 paesi dell’Eurozona nel complesso hanno registrato un tasso di crescita negativo pari rispettivamente al -0,7% e al -0,4%.

“Per la Germania, invece, le stime sono state riviste al rialzo: +1,9% per il 2014 (previsione in linea con quella della Bundesbank) e +1,7% per il 2015. Ma sembra che anche la 'locomotiva d’Europa’ stia perdendo colpi”, precisa  l’economista, che evidenzia un  rallentamento  dell'economia tedesca nel secondo trimestre del 2014: “In tale periodo si è registrata una contrazione del Pil pari allo 0,2% rispetto al trimestre precedente, riconducibile all’insoddisfacente andamento delle esportazioni e al calo degli investimenti, e nel terzo trimestre le cose non stanno andando meglio. Le esportazioni calano; in agosto sono diminuite del 4,4% rispetto a luglio. Segno meno anche per gli investimenti privati, diminuiti del 4%. I salari ristagnano”.

A certificare un clima poco allegro, dopo i dati di agosto, ci ha pensato l’indice Zew che misura le aspettative future del tessuto economico: per la prima volta, da novembre 2012, l’indicatore è sceso sotto la soglia dello zero, toccando i - 3,6 punti. È crollato anche l’indice che monitora le condizioni attuali, a 3,2 punti. I dati sono però di segno diverso. L'indice Pmi tedesco, che misura le aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende dei servizi e dell'industria, a luglio è cresciuto a 55,9 punti dai 54 di giugno: un miglioramento oltre le attese che ha posizionato il Pmi ai massimi degli ultimi tre anni. “Al contrario l'indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche è sceso a 108 punti dai 109,7 di giugno (a maggio era a 110,4)”, conclude il ricercatore dell’Irat-Cnr: “In ogni caso la maggior parte degli analisti è concorde sul fatto che il Pil tedesco dovrebbe ricominciare a correre”.

Mirna Moro

Fonte: Antonio Coviello, Istituto di ricerche sulle attività terziarie, Napoli, tel. 081/2470942 , email a.coviello@irat.cnr.it -

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