Focus: La favola della scienza

In fondo al mar...

sirenetta
di Claudio Barchesi

Come nella versione disneyana della Sirenetta, molti animali marini impiegano i suoni per comunicare, per orientarsi per cacciare, per sfuggire ai predatori e per farsi notare dal potenziale partner. Il gruppo di Bioacustica dell'Iamc-Cnr di Capo Granitola studia questi segnali e gli effetti dell'inquinamento acustico sull'ecosistema marino

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La musica domina il regno di Tritone, il barbuto re gli abissi, padre della Sirenetta di Walt Disney. La voce della bella Ariel, nel film che riadatta la favola di Hans Christian Andersen, incanta tutti e fa innamorare il principe Eric. Ma nella pellicola la canzone più allegra della colonna sonora, amata da tutti i bambini, è intonata da un piccolo granchio rosso, Sebastian.

Per quanto possa sembrare incredibile, pare proprio che i crostacei, in fondo al mare, cantino davvero. Lo conferma il gruppo di Bioacustica dell'Istituto dell'ambiente marino costiero (Iamc) del Cnr di Capo Granitola, che studia con grande attenzione i suoni generati dagli organismi marini. Di recente, uno studio sulle aragoste ha dimostrato che quelle della specie Palinurus elephas sono in grado di produrre precisi segnali acustici, per la maggior parte ultrasonici.

"Sono emessi soprattutto quando questi crostacei sono attaccati dal predatore, il polpo, e potrebbero servire ad avvertire gli altri del pericolo, per attuare una strategia collettiva di difesa", spiega Giusi Buscaino dell'Iamc-Cnr. In presenza di questi 'segnali', infatti, le aragoste si avvicinano le une alle altre, puntando all'esterno le loro antenne ricche di spine, che formano una barriera fisica molto efficace contro i predatori".

In mare, i suoni si propagano velocemente (circa 1.500 metri al secondo) e possono coprire distanze di migliaia di chilometri. È per questo che molti animali acquatici hanno evoluto sistemi complessi per ricevere e inviare segnali acustici. "I delfini hanno le maggiori capacità di generazione, ricezione e analisi dei segnali acustici. Questi mammiferi sono in grado di vedere al buio grazie all'impiego di particolari segnali acustici, detti 'click'", continua la ricercatrice. "Nelle acque del Mar Ionio abbiamo visto che alcuni gruppi di questi cetacei hanno imparato ad avvicinarsi alle barche dei pescatori per sfruttare i loro attrezzi da pesca e ridurre gli sforzi di caccia. In particolare, durante le azioni notturne di pesca al totano, i delfini impiegano il loro sonar per individuare l'attrezzo luminoso a intermittenza che attira i totani dalle profondità e si immergono solo quando questo arriva, seguito dai totani, presso la superficie. In questo modo faticano meno e catturano più prede".

Anche i pesci impiegano i suoni per comunicare e per orientarsi e percepiscono bene i rumori di fondo dei differenti ambienti marini. "Abbiamo visto che due specie comuni nei nostri mari, la spigola e l'orata, sottoposti a un rumore simile a quello prodotto dai motori delle navi, alterano il loro comportamento, aumentando la motilità", precisa Buscaino. "Anche se lo studio ha riguardato un periodo di tempo di soli 10 minuti, le analisi del sangue di questi pesci 'allarmati' mostrano l'alterazione di alcuni parametri, che indicano un dispendio di energia superiore al normale".

Cosa succederebbe se fossero sottoposti al rumore per tempi più lunghi? Continuerebbero ad essere 'agitati' e 'stressati' o si adatterebbero? "Presso i laboratori di Capo Granitola stiamo sottoponendo 270 giovani di orata a differenti tipi di inquinamento acustico. Fra tre mesi, quando la parte sperimentale sarà terminata, saranno misurati gli effetti del rumore sia sulla mortalità sia sull'accrescimento degli individui", conclude la ricercatrice dell'Iamc-Cnr. "Se gli animali sottoposti al rumore dovessero essere più piccoli di quelli cresciuti in un ambiente più silenzioso, potremmo confermare che il rumore può influenzare anche la crescita e forse il corretto sviluppo degli organi".

Claudio Barchesi

Fonte: Giuseppa Buscaino, Istituto per l'ambiente marino costiero, Campobello di Mazara, tel. +39 0924 40670 , email giuseppa.buscaino@iamc.cnr.it 

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