Sulle orme di Eracle
Il mito di questo personaggio e le sue 12 fatiche sono un'allegoria dell'espansione micenea nell'età del Bronzo: dal Peloponneso all'Anatolia, dall'Egeo al Mediterraneo. Il volume 'Eracle e le sue fatiche' lega il racconto a realtà geografiche, storiche e a dati geologici e archeologici scoperti di recente
I miti possono contenere informazioni su eventi realmente accaduti nel passato, anche se alterati dalla trasmissione orale. “In alcuni luoghi la concomitanza fra eventi leggendari e dati geologici, archeologici e storici risulta infatti ancora evidente da permettere di decifrare il contenuto del mito con una certa precisione”, spiega Luigi Piccardi, ricercatore dell'Istituto di geoscienze e georisorse del Cnr, che ha condotto diversi studi sull'interpretazione di fonti storiche e della tradizione orale per recuperare informazioni su eventi geologici di epoca preistorica. Da queste ricerche è nato il volume 'Eracle e le sue fatiche' (Cnr edizioni), scritto con le archeologhe Lucia Alberti dell'Istituto di studi sul Mediterraneo antico del Cnr ed esperta di protostoria egea, e Claudia Paterna, studiosa dell'età classica.
Dall'interpretazione e analisi della famose sette fatiche dell'eroe si ricompongono, grazie a un confronto tra dati storici, della tradizione orale, geologici e archeologici, la nascita e l'espansione della civiltà micenea, rappresentata appunto dal mito di Eracle e dal suo viaggio. I movimenti della semidivinità sono illustrati da mappe utili a circoscrivere l'area in questione. Il mito “celebra quel mondo Mediterraneo dell'età del Bronzo che vide l'ingresso dei gruppi indoeuropei nella Grecia continentale, la formazione della civiltà micenea, il suo confronto con il mondo minoico, la sua espansione culturale, il suo declino e la sua trasformazione in cultura classica”.
Il volume ci fa tornare idealmente sui banchi di scuola, nell'epica greca, nella storia coinvolgente dei suoi eroi e dei suoi luoghi: Micene, Corinto, Tirinto, la piana di Argo, culla della civiltà classica. Eracle, nella mitologia romana Ercole, era figlio di Alcmena e di Zeus, nacque a Tebe ed era dotato di una forza sovrumana. La prima parte del libro ne restituisce un quadro all'interno del contesto storico archeologico e geografico–geomorfologico. Quindi viene illustrata l'espansione di questo popolo a partire dall'area di origine: Micene e Tirinto. Emblematiche in tal senso le due prime fatiche: la lotta contro il leone di Nemea e l'idra di Lerna, una delle città strategiche della piana di Argo. “Il fatto che l'idra e il leone fossero fratelli (figli di Intifone ed Echidna e nipoti della dea Terra, Gea) suggerisce l'idea di una qualche parentela o affinità tra i due insediamenti che erano probabilmente riconducibili allo stesso ambito culturale contrapposto a quello di Micene e Tirinto”, si legge nel volume. Interessante anche la nuova identificazione del Lago di Lerna, ubicata dagli esperti solitamente nel paleolago tra Lerna e Argo e individuata da questo studio, anche grazie al confronto con le fonti, nel Lago Alcionio nell'attuale villaggio di Myloi.
Dopo il racconto delle ultime gesta, l'eroe termina la sua 'avventura terrena' a Trachis, in prossimità del Passo delle Termopili, che sembra richiamare alla memoria il primo tentativo dei Micenei di contrastare invasioni e attacchi provenienti da nord, perdendo poi il controllo di questa sito nevralgico.