Focus: Mondiali di calcio

Quei carioca di sangue italiano

di Anna Maria Carchidi

In Brasile, sede dei Mondiali di calcio 2014, una buona parte della popolazione ha avi italiani. Corrado Bonifazi, dell'Irpps-Cnr, spiega chi sono i nostri cugini di oltre oceano e come è variato il flusso della migrazione in 150 anni

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Dal 15 giugno, data di inizio dei mondiali di calcio, sono tanti gli italiani sintonizzati su radio e tv a tifare e soffrire per la nazionale azzurra. E non solo nel nostro Paese, ma anche in Brasile, dove circa il 14% della popolazione discende da emigranti italiani. I primi iniziano ad arrivare nel Paese sudamericano nel 1820, ma il fenomeno assume una consistenza notevole nel 1874. Il Brasile in 100 anni ha accolto circa 1.500.000 di nostri connazionali.

“Tra il 1876 e il 1913 gli emigranti che espatriano sono persone in disagiate condizioni economiche”, spiega Corrado Bonifazi, dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr. “Dal 1914 al 1927 chi si reca all’estero cerca un lavoro manuale o nel piccolo commercio oppure semplicemente raggiunge parenti già emigrati, dal 1928 al 1942 si aggiungono ai lavori manuali le attività intellettuali”. Già nel 1891 gli italiani che decidono di trasferirsi in Brasile rappresentano il 37% di tutta l’emigrazione italiana. 

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Il viaggio oltre oceano rappresenta per tante famiglie la più concreta possibilità di migliorare le condizioni di vita, un quadro che ricorda le modalità delle migrazioni periodiche stagionali. Nel 1889 a causa del decreto Crispi, che sospende l’emigrazione sovvenzionata verso il Brasile, si ha un rallentamento del flusso, che riprende poi nel 1891 con la fine del divieto di emigrare. La Grande guerra mette a dura prova il desiderio di tanti italiani di lasciare il loro Paese per cercare fortuna in un mondo più grande e ricco di risorse. “Il flusso tra Italia e Brasile risulta fortemente concentrato nel trentennio a cavallo tra il 1870 e il 1900”, prosegue il ricercatore dell’Irpps-Cnr. “Dopo la prima Guerra mondiale non riacquista più dimensioni rilevanti, a esclusione di alcuni brevi sussulti subito dopo la fine del conflitto e nei primi anni Cinquanta del 1900”.

Un dato costante nel corso degli anni è quello relativo alle aeree di insediamento degli Italiani: San Paolo accoglieva il 70% degli italiani residenti in Brasile nel 1970, dato uguale a quello del 1920. "Attualmente la comunità italiana in Brasile, secondo i dati dell’Aire, ammonta a quasi 430 mila unità, con insediamenti concentrati nelle regioni di San Paolo, Rio de Janeiro e Rio Grande do Sul. Se a queste presenze si raggiungono però tutti i discendenti italiani, secondo le stime dell’Ambasciata italiana a Brasilia, sono tra i 23 e i 25 milioni di persone" conclude Bonifazi. C’è un forte desiderio da parte degli italiani emigrati di preservare la propria identità con associazioni - circa 1.400, tra cui 130 riconosciute - stampa locale e trasmissioni televisive o emittenti esclusivamente in lingua italiana.

Anna Maria Carchidi

Fonte: Corrado Bonifazi , Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma, tel. 06/49272460, email c.bonifazi@irpps.cnr.it

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